Il gatto con gli stivali di Chris Miller

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locandina Il gatto con gli stivali
 
Regista: Chris Miller
Titolo originale: Puss in Boots
Durata:
Genere: Animazione
Nazione: U.S.A.
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 16 Dicembre 2011 (cinema)

Attori:
Sceneggiatura: Tom Wheeler, Brian Lynch, David H. Steinberg, Jon Zack

Trama, Giudizi ed Opinioni per Il gatto con gli stivali (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia:
Montaggio: Eric Dapkewicz
Musiche: Henry Jackman
Scenografia: Jessie Carbonaro
Trucco: Ronnie Cleland

Produttore: Joe M. Aguilar,Latifa Ouaou
Produttore esecutivo: Andrew Adamson,Michelle Raimo
Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures Italia

La recensione di Dr. Film. di Il gatto con gli stivali
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Colonna sonora / Soundtrack di Il gatto con gli stivali
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Antonio Banderas: Gatto Con Gli Stivali
Francesca Guadagno: Kitty Zampe Di Velluto (softpaws)
Alessandro Quarta: Humpty Dumpty
Rodolfo Bianchi: Jack
Laura Boccanera: Jill
Valentina Martino Ghiglia: Imelda
Eugenio Marinelli: Comandante

Voci / Doppiatori originali:
Antonio Banderas: Gatto Con Gli Stivali
Salma Hayek: Kitty Zampe Di Velluto (softpaws)
Zach Galifianakis: Humpty Dumpty
Billy Bob Thornton: Jack
Amy Sedaris: Jill
Constance Marie: Imelda
Zeus Mendoza: Rancher
Guillermo Del Toro: Comandante
Bob Joles: Giuseppe

Informazioni e curiosità su Il gatto con gli stivali

Spin-off della saga di Shrek.

Note dalla produzione:

UNA LEGGENDARIA STORIA DA RACCONTARE
Chris Miller è un tutto-fare nato. Animatore, artista della storia, performer, regista, laureato presso il prestigioso California Institute of the Arts/Film and Animation; Miller ha avuto una carriera costellata di successi in spot televisivi, video e film, prima di approdare all’allora giovane DreamWorks Animation/SKG come artista della storia sul primo successo animato dello studio, “Z, la formica”. In seguito è entrato di diritto nel gruppo d’elite che avrebbe cambiato la storia dell’animazione: come artista della storia per il vincitore dell’Academy Award®, “Shrek”, come capo della storia nel seguito “Shrek 2” e come regista di “Shrek Terzo” (per non parlare dei numerosi e memorabili personaggi cui ha prestato la voce strada facendo), Chris si è ricavato un ruolo integrante nella trilogia di film d’animazione di maggior successo di tutti i tempi.

È stato mentre era a capo della storia in “Shrek 2” che Miller ha ‘incontrato’ per la prima volta l’indimenticabile felino conosciuto come Gatto Con Gli Stivali. Anche allora, avrebbe potuto dire che il Gatto era destinato a grandi cose. Ricorda Miller, “Gatto Con Gli Stivali è stato un enorme contributo al successo di ‘Shrek 2’, sentivo che era solo questione di tempo affinchè Gatto avesse un film tutto suo. È un personaggio affascinante, ed era chiaro da subito che questo ragazzo aveva bisogno che la sua storia venisse raccontata. Ho solo virato un tantinello verso il Gatto, questo piccolo batuffolo con una ricca storia alle spalle, e sapevamo che si trattava di storie e avventure senza fine. Ho sempre voluto sapere, ‘Ok, chi sei tu? Dove hai preso il tuo accento? E cosa più importante, dove hai preso quegli stivali spettacolari?’”.

Miller ha visto una moltitudine di sfaccettature che rendevano irresistibile l’avventuroso felino: “C’è un po’ del diavolo in lui, che è ciò che più mi piace, ma possiede anche un cuore enorme e forti sentimenti. Nonostante la sua taglia, farà comunque un’enorme figura”.
Il produttore vincitore dell’Emmy, Joe M. Aguilar è un altro veterano della DreamWorks Animation, sia come alto dirigente che produttore chiave per la compagnia, fin dai suoi esordi. Il produttore Aguilar riassume il fascino di Gatto, “Al di là di tutti i personaggi che si potrebbero definire di supporto, lui è il personaggio, che credo, sia il più amato della franchise che abbiamo realizzato e, probabilmente, il personaggio a cui la maggior parte delle persone è interessata a sapere di più della sua storia. Nello sviluppo de “Il Gatto Con Gli Stivali” siamo andati alla ricerca di qualcosa degna della sua fama e del suo personaggio… qualcosa di avventuroso, qualcosa che prendesse spunto dal suo enorme carisma”.

Presente fin dall’inizio come supervisore editoriale della storia di “Shrek 2”, la produttrice cinematografica Latifa Ouaou spiega le sue ragioni per cui il pubblico si è tanto appassionato a questo eroe cappa e spada: “Quello che rende così speciale Il Gatto Con Gli Stivali è che all’interno di questo piccolo gattino sono presenti una personalità e una voce profondissime. Ha un così forte ego, orgoglio e spavalderia, e tuttavia, lo si può distrarre con una scatoletta di tonno o una lucetta riflessa. Penso che sia questo a renderlo così amabile e comico”.
Chris Miller sentiva così fortemente il personaggio che ha voluto a tutti i costi dirigere il suo film di debutto: “Ho voluto dirigere “Il Gatto Con Gli Stivali” perchè sentivo che questo personaggio meritasse una sua propria storia, anche se piccolo di statura, lui è molto più grande della vita. E’ degno di un racconto epico e al tempo stesso buffo. Ci saranno molte risate da fare in compagnia di Gatto. Volevo semplicemente essere presente quando si sarebbero approfondite delle caratteristiche del suo mondo, caratteristiche che rappresentavano tutti i lati noti del suo personaggio: è piccolo ma coraggioso, drammatico e romantico. Credo che tutto ciò lo renda il perfetto soggetto di un grande film”.

Un’idea del genere era già una delle priorità dello studio almeno fin da quando, brandendo il suo cappello, Gatto mostrò i suoi ormai noti, grandi occhi tristi. In accordo con la produttrice Ouaou, “Il progetto è definitivamente iniziato quando Chris Miller è salito a bordo per dirigere il film, era già coinvolto in tutti i film di “Shrek” e aveva diretto il terzo, inoltre era stato un artista della storia. È un grande narratore che ha capito totalmente questo personaggio. A parte l’abilità di narratore, possiede anche un grande senso visivo. Inoltre è stato davvero in grado di arricchire la profondità dei personaggi senza dimenticare la componente comica che ne deriva. Penso sia proprio questo a renderlo così speciale”.
Non solo un brillante racconto di avventura e comicità, il produttore Aguilar trova che sia anche, “Una storia di redenzione e di fratellanza, in cui si ha una seconda possibilità. In principio Gatto e Humpty Dumpty crescono in un orfanotrofio, in questa sorta di antico villaggio spagnolo. Sono fratelli, molto uniti, ma accade qualcosa tra loro che li dividerà, mettendo Gatto sotto una luce negativa, e costringendolo a scappare dalla legge, e Humpty considererà imperdonabile l’atteggiamento di Gatto. Così, entrambi i personaggi dovranno risolvere qualcosa del loro passato per poter andare avanti”.

Il regista raccoglie ed elabora, “È la storia di una fratellanza che và storta e si trasforma in una storia di acida vendetta e redenzione… restando comunque una commedia.
Gatto è davvero simpatico. Quando incontriamo per la prima volta Gatto, non sappiamo esattamente cosa gli stia succedendo, ma sappiamo alcune cose. È un fuorilegge in fuga, un latitante che scappa di città in città, ma sappiamo anche che è in cerca in modo definitivo di ripulire il suo nome e redimersi del suo passato”.
A diffrenza del suo amico orco, Gatto non è stato avviato (ufficialmente) dalle pagine di un libro. I filmmakers hanno guardato oltre la sua origine fiabesca per trovare la ragione che lo ha fatto divenire leggenda. Come per altre storie auto-create dalla DreamWorks Animation, uno schema è stato buttato giù da un gruppo di talentuosi artisti per trovare il giusto ritmo dell’avventura: regista, produttori, capo della storia, scrittori ed esperti dello sviluppo.

Il capo della storia Bob Persichetti ricorda, “il primo film dello studio in cui ho collaborato è stato “Shrek 2”, e la prima sequenza su cui ho lavorato era proprio quella che introduceva Gatto Con Gli Stivali, per questa ragione mi sono sentito così coinvolto da lui, fin dall’inizio, intorno al 2001. E ho sentito come se tutti, già allora, sapessero quanto grande fosse quel personaggio. Avrebbe sicuramente ottenuto un film tutto suo, presto o tardi. E sono estremamente felice di far parte di questo progetto”.
Persichetti afferma ciò che può sembrare ovvio a chiunque legga i credits de “Il Gatto Con Gli Stivali”: “Per molti di noi, è come lavorare in famiglia. In un modo o nell’altro, siamo tutti parte del personaggio fin dalla sua prima apparizione. La sensibilità di Chris e il suo senso dell’umorismo sono perfetti per questa storia. Lui è inoltre un artista incredibilmente collaborativo, così essere a capo di 400 persone, oltre 600 nei periodi più impegnativi, era la giusta posizione per lui. È stato grande nel far aggregare tutti per il fine comune, tirando fuori il meglio da ognuno di noi”.


PERSONAGGI E CAST: EROI E TRASGRESSORI
Fin dagli esordi, per il pubblico americano e spagnolo uno degli ingredienti della popolarità di Gatto Con Gli Stivali è stata la voce dell’eroe fuorilegge, Antonio Banderas.
Il regista Chris Miller: “Gatto Con Gli Stivali è interpretato da Antonio Banderas o è Antonio Banderas che è interpretato da Gatto Con Gli Stivali? Non lo so, a volte è difficile dirlo! Ma una cosa è certa, uno non potrebbe esistere senza l’altro, perchè Antonio infonde di passione il personaggio. Questa minuscola creatura si pensa dovrebbe avere una voce stridula, mentre fuori dalla sua bocca escono suoni così profondi. Ne deriva una forte componente comica dalla giustapposizione dei due. Abbiamo un grande attore con una voce imponente che fa esprimere un animale piccolo, carino e peloso. La cosa che mi piace maggiormente delle prestazioni di Antonio è il suo prendersi sul serio soprattutto quando Gatto sta compiendo azioni più vicine alla sua natura, come per esempio inseguire una lucina”.
Joe Aguilar commenta, “Penso che l’attrazione per il personaggio inizi con Antonio, le sue performances sono divertenti, carismatiche, piene di machismo, mistero e avventura. E poi, guardando il Gatto da cui escono quei suoni così suadenti e profondi, viene immediatamente voglia di saperne di più”.

Banderas stesso dice, “È un grande personaggio. Possiede così tanti colori e sfumature che abbiamo scoperto fin da quando ho iniziato a doppiarlo nel 2002. È un romantico e un eroe epico. Ha un cuore enorme. Ha senso dell’onore e della lealtà, misto a qualcosa di malizioso, che penso renda il tutto ancor più interessante. Credo anche i ragazzini amino questo suo lato. Ma quando è apparso nei film di “Shrek”, io non sapevo molto di lui. Era ed è tutt’ora un po’ misterioso. Per me, in realtà, il personaggio è un perfetto esempio di dicotomia, e questo lo rende estremamente buffo e divertente”.
Andando sul filosofico, l’attore nota come Gatto sia acronimo e rappresentante di argomenti molto più grandi di quanto possano sembrare: “Sapete, per me non è soltanto un gatto. Per me, è un essere che ha la capacità di esprimere dei sentimenti e dei valori. È un onore e un privilegio, in questi tempi difficili che stiamo vivendo, avere la capacità e l’opportunità di far ridere la gente, in tutto il mondo. È un dono. Da quasi 10 anni ormai, fin dal principio, Gatto ha cominciato a ritagliarsi il suo spazio, se volete, all’interno della cultura pop americana e ormai in tutto il mondo.

Ho visto gli effetti che Gatto produce anche in altre nazioni. Poiché sono spagnolo, ho la possibilità di interpretare il personaggio per una più ampia fetta di pubblico, oltre 800 milioni di persone potenziali, in quanto doppio il personaggio in due versioni di spagnolo, una per l’America Latina e Centrale, nell’idioma speciale che usano per esprimere divertimento, e una versione per la Spagna in castigliano. Banderas possiede inoltre altre abilità in comune con il suo alter-ego felino/cinematografico: può brandire una spada (abilità acquisita sul set dei due film di “Zorro”), è a suo agio su una pista da ballo (cosa che ha dimostrato a Broadway, come in diversi suoi film), e inoltre può interpretare perfettamente l’archetipo del latin-lover (dimostrato in film, dopo film, dopo film): “Sono molto più alto, questo è certo, ma io e Gatto siamo simili sotto molti punti di vista”.

Il mondo di Gatto Con Gli Stivali è popolato da personaggi ottimi per intricate filastrocche, ma pochi sono contorti quanto il suo ex-amico, Humpty Dumpty.
Quando inizia la nostra storia, Gatto è un orfano cresciuto nel piccolo villaggio di San Ricardo, dove fa amicizia con uno strano (di forma irregolare) personaggio. Per Miller: “Gatto avrebbe potuto ascoltare il sognatore Humpty e i suoi mirabolanti piani per lunghissimo tempo, ma alla fine della giornata, rimaneva comunque, soltanto un uovo. Riesce a malapena a muoversi, e non ha nessuna possibilità di realizzare davvero nessuno dei suoi obiettivi. È sempre preso di mira, è un po’ sfigato e Gatto lo protegge, si alza e accorre sempre da lui. Così abbiamo Humpty il sognatore e Gatto, che lo aiuta a realizzare i suoi sogni”.

Entrambi, comunque, sognano di lasciare l’orfanotrofio e cercare una vita migliore, tutto ciò di cui hanno bisogno è qualche fagiolo magico che si tramuti in una pianta di fagioli che li possa aiutare a rubare una leggendaria gallina dalle uova d’oro dal castello di un gigante che vive tra le nuvole. Semplice vero?
La ricerca dei fagioli leggendari, bramata per tutta l’infanzia non porta a nulla, così quel sogno infantile inizia a sgretolarsi… per Gatto almeno è così, e i due iniziano ad allontanarsi.
Non passa molto tempo prima che Gatto scopra la sua vera vocazione, quando altruisticamente salva una donna dalla carica di un toro. Il villaggio di San Ricardo velocemente proclama eroe Gatto, che si guadagna, oltre al titolo anche un disinvolto cappello e i leggendari stivali (a difesa della verità, l’onore e il coraggio). Come in molte coppie nel corso della tradizione e della storia, una volta raggiunte la fama e la fortuna, la gelosia non tarda ad arrivare.

Così, quando Gatto accetta di aiutare Humpty in un’avventura che andrà storta (tutto in nome della loro amicizia), i due approderanno in sentieri separati con obiettivi molto diversi. Gatto diventa un presunto traditore del suo villaggio e tutti quelli che prima avevano creduto in lui diventano delle carogne, compreso Humpty Dumpty, i cui sogni d’infanzia si tramuteranno in pensieri di cupidigia e vendetta.
Non esattamente il materiale per delle filastrocche, ma questo è il percorso che Chris Miller ha voluto: “Humpty Dumpty è diverso da ogni cosa cui avete assistito fin’ora, credo che la cosa che ci riesce meglio consista nel prendere un personaggio che credete di aver già visto per poi spingerlo verso direzioni inattese, mentre visivamente si cerca di creare qualcosa di mai immaginato prima. Questo è quello che ci eccita come filmmakers d’animazione”.

Il capo della storia Persichetti scherza, “Non tutti i gatti hanno un uovo per fratello? Iniziando a lavorare su questi personaggi ci siamo resi conto di quanto Humpty fosse un grandissimo personaggio e di quanto Gatto avesse bisogno di qualcuno con cui crescere, in un certo senso. Ed è stato come un ‘Wow, ha un uovo come fretello’. Tutto è iniziato come un piccolo seme che pian piano si è radicato e diffuso”.
Miller dice: “Humpty Dumpty è interpretato da Zach Galifianakis, e penso che Zach sia estremamente brillante in questo ruolo. Adoro la sua interpretazione, è straordinariamente buffo e il suo acuto spirito estemporaneo è molto attraente. La cosa che preferisco di Zach in questo ruolo è l’inaspettato contorno che ha donato al personaggio. Humpty è un personaggio un tantinello danneggiato, rotto, e non approda a nulla di buono per gran parte del film, Zach riesce ad esprimere questa sensazione in modo completo nel personaggio: Humpty sentiva che stava perdendo il suo migliore amico, che tanto lo aveva fatto divertire”.

Latifa Ouaou: “Sapevamo quanto Zach fosse ilare, ma quello che ha apportato al personaggio di Humpty Dumpty è stata la vulnerabilità e quella dolcezza infantile che ha reso la multi-dimensionalità del cattivo. Si può provare empatia con lui, e per noi era importante che il cattivo non fosse solo ‘bianco o nero’”.
L’attore comico parla delle sfide nel doppiare un personaggio di animazione “Penso che una delle cose più difficili sia stato interpretare un personaggio soltanto attraverso la voce. All’inizio, ti viene mostrato un mock-up di come apparirà il personaggio visivamente. Si deve allora trovare il giusto atteggiamento, solo attraverso la voce. Poi una volta che gli animatori guardano le tue performance, per esempio se si muovono le mani o le braccia durante la recitazione, loro inseriranno questi particolari nei disegni. Ma si deve usare molta più forza espressiva rispetto ad un classico ruolo live-action”.

Ouaou ricorda, “Quando abbiamo iniziato, abbiamo subito chiarito, ‘Si, sei un uovo’, e gli abbiamo detto quanto questo fosse in linea con lo script e funzionasse bene, ma che ci sarebbero sempre state possibilità di cambiamenti e miglioramenti; volevamo sia produrre che sviluppare il film allo stesso tempo. Abbiamo anche voluto che fosse libero di lavorare e recitare al di là dello script. Zach si è fidato totalmente di Chris e ha permesso a Chris di guidarlo. Maggiore familiarità otteneva con il personaggio, e più si sentiva a suo agio con il materiale nel complesso, maggior numero di idee personali portava all’interno del personaggio, anche improvvisando, e migliore sarebbe stato il risultato finale di tutto il progetto”.

Galifianakis ha raccolto la sfida “un uomo in una cabina con un microfono” e lo ha fatto a testa alta. “Mi piace la semplicità di questo processo. Il mio background è da stand-up comico, per questo sono così a mio agio davanti un microfono per esprimere me stesso. È quello che più mi riesce meglio. Ricordo, qualsiasi sessione di registrazione e qualsiasi cosa avvenisse, pensavo sempre tra me e me, ‘È stato un ottimo lavoro!’, senza contare la gratificazione che derivava man mano che veniva esplorato il personaggio, quella scioltezza iniziava ad avvolgere tutto. Io sono abbastanza riservato come persona, così è stato molto interessante per me misurarmi con un personaggio tanto fuori luogo”.

Sherza inoltre, “Pensavo… Come poter interpretare un uovo? Ho fatto una ricerca? Hummm… Non proprio! Son dovuto semplicemente andare alla corsia numero sette del supermercato per incontrare le uova e parlare un po’ con loro, per conoscerle meglio. Ma non ho mangiato uova. Però ho lanciato delle uova a delle persone che urlavano forte in strada, alle due del mattino nel mio quartiere. Ora che ci penso… Si! Le uova son davvero sfruttate nella vita, la gente le mangia, le butta, possono andare a male o essere indiavolate. Le uova sono buffe per principio, per quella forma non troppo rispettata. Credo che questo film dimostri, o forse porterà in luce, il modo in cui le uova vengono trattate di solito. O no?!?”.

Dopo la loro separazione, Humpty rientra nella vita di Gatto, quando finalmente trova il modo di realizzare il suo sogno d’infanzia, trovare i fagioli magici. Ha pianificato tutto, ma ha bisogno dell’aiuto di Gatto per realizzare il suo piano. Ma tutto questo sta per diventare un lavoro a tre: gatto, uovo, gatto.
Ed è qui che entra in scena il personaggio di Kitty Zampe Di Velluto, la più grande ladra di tutta l’antica Spagna.
“Salma Hayek è Kitty Zampe Di Velluto”, dice Chris Miller, “e nella sua interpretazione, è bellissima, forte e sensuale, ma più importante, è simpatica. Salma è un’attrice estremamente divertente ed è straordinaria nel dimostrarlo. Traspare, inoltre, tutta la lunga relazione professionale con Antonio (questo è il loro quinto film insieme), e il risultato è autentico. Si può dire che siano buoni amici, lottano molto bene insieme, e tutto ciò innesca scintille sullo schermo e nel loro rapporto romantico. Sono un duo fenomenale. Adoro la voce di Salma, è ricca e profonda, ed è perfetta per Kitty”.

Joe Aguilar elabora, “I retroscena de ‘Il Gatto Con Gli Stivali’ hanno sempre incluso la seduzione e le storie con le donne, così abbiamo dovuto creare un personaggio degno. E per questo abbiamo creato Kitty Zampe Di Velluto. Abbiamo immediatamente pensato a Salma Hayek per il ruolo, e siamo stati felicissimi quando abbiamo saputo che sarebbe saltata a bordo del progetto. Sapevamo che la loro chimica sarebbe stata forte, proprio per i loro trascorsi in film live-action. Sapevamo, inoltre, che le loro voci funzionavano benissimo insieme. Kitty Zampe Di Velluto doveva essere un personaggio che Gatto non avrebbe raggiunto tanto facilmente, doveva essere forte ed interessante. Stavamo creando un personaggio che non sarebbe risultato una semplice femme-fatale”.
Latifa Ouaou osserva, “La Commedia non è probabilmente la prima cosa cui si pensa in relazione a Salma Hayek. Ha una grande voce, e mentre sapevamo quanto potesse risultare sensuale, abbiamo scoperto quanto divertente possa essere al tempo stesso. È estremamente spiritosa e ha portato un sacco di sue caratteristiche al personaggio. C’è qualcosa di veramente affascinante in un personaggio femminile che sa ciò che vuole e che non ha realmente bisogno di nessuno per compierlo”.

Hayek era entusiasta di doppiare la forte, indipendente e spiritosa felina: “Tutto di questo film è divertimento ed eccitazione. Per cominciare, è la mia prima esperienza nell’animazione, e volevo affrontarne una da molto tempo. Non poteva arrivare in un momento migliore, perché ora posso condividere tutto questo con mia figlia. Sono diventata un’esperta di animazione fin dalla sua nascita… e dico con molto orgoglio che, anche se penso di aver visto tutti i film d’animazione mai realizzati, questo è di sicuro nella top-ten”.
Ci sono stati per Hayek dei punti logistici molto allettanti: “C’era un vantaggio che davvero mi piaceva molto. Potevo lavorare in pigiama. E, inoltre, poiché viaggio molto, mi è stata data la possibilità di registrare in cinque città differenti”.

Quasi ad illustrare meglio il punto di vista di Ouaou a proposito della concomitanza tra sviluppo e produzione del progetto; non c’era una sessione di registrazione da cui il personaggio di Kitty non uscisse arricchito e/o modificato. Il capo della storia Persichetti: “Quando lavoro, ci sono una quantità di cose che mi ronzano nella testa, come l’idea di una gatta ladra che sia realmente una gatta, tutto fluisce in modo calmo, comunque. È una ladra forse per superare un’inadeguatezza? È stato come un gel che infondeva tutto il suo personaggio, lentamente. Eravamo alla terza o quarta revisione del montaggio iniziale del film. E fu lampante. Lei non doveva avere gli artigli! Questa è la cosa che sta cercando di superare e supplire, ed ora noi, potevamo davvero giocare con il personaggio, perché è attraverso questa abilità/mancanza che riesce a rubare i fagioli dalla mano di Jack senza che se ne accorga. Può rubare gli stivali di Gatto senza che lui nemmeno se ne renda conto. Lei è la borseggiatrice definitiva. E questo particolare aggiunge un interessante strato al già sexy personaggio latino”.

Hayek ha amato il personaggio e lo descrive: “È davvero una buona lottatrice verbale oltre ad essere una superba lottatrice fisica. È una meravigliosa ladra, e questa è una delle sue più acute abilità. Inoltre lei ne va molto fiera. Mi piace il fatto che sia sempre lei a vincere e che abbia sempre ragione. E anche se Gatto continua a lottare con lei per dimostrare di essere superiore, non può sconfiggerla. È stata una tale gioia interpretare questo tipo di gatta”.

Così simbiotiche son state le precedenti performances tra Banderas e Hayek che Antonio ha presentato una richiesta esplicita ai filmmakers. “Ho lavorato con Salma fin dall’inizio degli anni ’90, ed è una cara amica. Normalmente, nell’animazione, lavoriamo da soli. Ma questa è l’unica volta che ho chiesto di registrare le sessioni con un altro attore, perché con Salma lo so che abbiamo quella speciale alchimia e soprattutto, so che combattiamo davvero bene davanti la camera. Abbiamo un tale ritmo e capacità di improvvisazione. Così ho chiesto loro di portarla qui con me, e abbiamo registrato una sessione insieme. Ottenendo un sacco di momenti strepitosi. È stato puro piacere lavorare ancora con lei”.

“Antonio è stupendo in questo ruolo” risponde Hayek. “È nato per interpretare questo Gatto. Abbiamo lavorato insieme per molto tempo, realizzando molti film. È sempre una gioia e un piacere. Siamo stati fortunati ad aver avuto concessa una sessione insieme, seppur di solito non succeda mai, tutti sono spesso così impegnati e in parti diverse del mondo, ma ci siamo impegnati per far combaciare i nostri impegni. Abbiamo molto improvvisato, e diverse cose della nostra interpretazione sono poi finite nella versione finale del film. È così simile al suo personaggio, e dopo quella sessione posso dire di conoscerlo ancora meglio, tanto che andando avanti col mio doppiaggio avvertivo come se con me ci fosse una parte fantasma di Antonio che leggeva le altre battute. Lo adoro in questo ruolo, e so esattamente cosa avrebbe detto come Gatto, anche quando non era con me nella cabina di registrazione”.
Un problema nel piano di Humpty di ottenere i fagioli e diventare ricco è rappresentato dal fatto che anche altri bramano i fagioli per diventare ricchi… Troviamo infatti due scontrosi banditi, marito e moglie, conosciuti con il nome di Jack e Jill.
In linea con il generale revisionismo fiabesco del regista, questo non è il fanciullesco duo da filastrocca che attraversa le colline in cerca di approvvigionamento idrico. Sono grandi, grossi, e guardano soltanto ai loro interessi, il che li rende perfetti per una vita dedita al crimine.

Il produttore Joe Aguilar a proposito dei due formidabili artisti che doppiano Jack e Jill: “Volevamo un Jack forte, duro e vizioso, così durante il processo di sviluppo, quando gli altri stavano doppiando i propri personaggi, l’idea era cercare una voce profonda e forte, un po’ come quella che il personaggio di Billy Bob Thornton ha in ‘Lama Tagliente’. Billy Bob è stato sempre la nostra prima scelta per il personaggio. E Amy Sedaris è semplicemente una grande attrice comica. L’amiamo. E quando stavamo cercando l’attrice che interpretasse Jill, abbiamo immediatamente pensato a lei e alle sue caratteristiche personali che avrebbero potuto apportare qualcosa di davvero interessante e divertente in contrapposizione a Jack, vizioso e dalla voce forte. Non appena scritturata, Amy si è avvicinata al personaggio con una voce da campagnola del sud, che è subito risultata molto divertente”.

Molto diverso da un buon numero dei suoi personaggi sullo schermo, l’avvicinabile Billy Bob Thornton dice, “Molti dei film che ho interpretato non sono film che i miei ragazzi potrebbero guardare, solo i maggiori, non i più piccoli. Ho avuto qualche opportunità di far qualcosa del genere, un film d’animazione, e ho provato a scegliere qualcosa di buono. La cosa meravigliosa è, per me che non sono un esperto, che tutti, dai ragazzini agli anziani, hanno amato i film di “Shrek”, e tutti i personaggi che hanno conosciuto. Così ho pensato che fosse un grande onore essere richiesto per far parte di questo progetto”.
A proposito della sua caratterizzazione vocale, l’attore dice, “Bhè, davvero io peso circa 65 kg e Jack all’incirca 135. Non so se voglia dire qualcosa, ma dovevo sembrare un po’ più grasso e grosso”.

Ma la presa di Thornton sul personaggio di Jack si differenzia un po’ dalla valutazione che i filmmakers avevano previsto: “Jack è un cattivo di altri tempi… non che abbia un cuore d’oro, ma comunque ha un lato sensibile, e mi piace sempre vedere cose del genere, come il lato del carattere che Bruto mostra ad Olivia, che è molto diverso da quello che mostra a Braccio Di Ferro. Le battute di Jack sono divertenti, e come mi piace dire, lui è un cattivo ragazzo ma non è un ragazzo diabolico. È un egoista, questo è ciò che è. Vuole ciò che vuole… e sua moglie, Jill, vuole ancora di più”.
E il marito l’asseconda. Ma solo come suo co-protagonista. Sedaris ha qualcosa da spiegare sul personaggio di Jill, dalle maniere tutt’altro che buone.

Amy Sedaris dice, “diamo un’occhiata a questa realtà per un momento. Penso che Jill sia un personaggio poco compreso. Le opportunità per le donne erano molto poche all’epoca. C’era la maternità, che poteva portare a vivere in una scarpone insieme ai marmocchi. C’erano molti meno mestieri tra cui scegliere, ad esempio, spingere le pepite d’oro, babysitter in miniera, praticare arti oscure o il cielo ci aiuti, sperare e desiderare. Di fronte a questo, diamine, io stessa forse avrei scelto la via del crimine. Jill vuole soltanto qualcosa in più di quanto le venga offerto. In confronto a tutto questo, scegliere la via della cattiveria è il suo modo per dire, ‘No ragazzi, questo è il modo in cui mostro le mie abilità. Così potrò davvero brillare’”.
Sedaris continua: “Per me, non c’è nulla di più divertente che immergermi in un personaggio simpatico, e Jill è un ottimo personaggio in cui immergermi. Ha quel senso dell’avventura di Annie Oakley, e quell’atteggiamento alla Belle Starr. C’è grinta e gusto in lei, è davvero una gran dama, cosa che io non sono, in altezza comunque. E a noi attori piace sempre interpretare qualcuno molto più alto di noi”.


DARE A “IL GATTO CON GLI STIVALI” IL SUO POSTO…
È chiaramente ovvio che gli spettatori adorano il mondo di Shrek e le sue corti. Così quando venne il momento di allestire la storia originale del Gatto Con Gli Stivali, i filmmakers non intendevano compiere alcun reato cercando delle locations oltre le foreste e le campagne di Molto Molto Lontano. Joe Aguilar spiega, “Quando abbiamo iniziato a lavorare su “Il Gatto con gli Stivali”, abbiamo subito capito che non potevamo troppo deviare dal mondo di Shrek, perché è questo l’universo nel quale esiste. Ridisegnare e riprogettare interamente quel mondo avrebbe soltanto allontanato il pubblico. Ma sapevamo anche che saremmo potuti andare lontani senza distaccarci da quell’universo. Abbiamo spinto, per quanto abbiamo potuto, i disegni e le caricature dei nostri personaggi secondari, il risultato ha un aspetto diverso rispetto alla franchise di Shrek, ma siamo sicuramente rimasti all’interno di quel mondo”.

Spiega meglio Miller: “È un racconto ambientato nel sud del Mediterraneo europeo, un racconto ambientato nel mondo fatato in cui Gatto vive. È caldo, brillante e pieno di colori. Molte di queste scelte son state mutuate dal personaggio stesso. Il mondo di “Shrek” è molto cool, con verdi lussureggianti ed eleganti blu, il mondo de “Il Gatto con gli Stivali” è caldo, accogliente e romantico. Penso che offra un’ulteriore valida e differente prospettiva del mondo delle fiabe e delle filastrocche”.

Ouaou, produttrice, afferma, “Penso che abbiamo davvero voluto giocare con le leggende. Abbiamo avuto influenze dai vecchi film di Sergio Leone, e dall’architettura presente in Spagna. Ma eravamo consapevoli di non dover andare troppo lontano da dove Gatto era stato introdotto. Se solo fossimo andati troppo lontano forse il personaggio non si sarebbe più potuto comprendere. Abbiamo voluto riaggiornare la fiaba de’Il Gatto Con Gli Stivali’, seppur non abbiamo voluto raccordarla con la storia originale”.
Nella divisione delle responsabilità nel disegnare il mondo de “Il Gatto con gli Stivali” fa parte anche lo scenografo Guillaume Aretos, già direttore artistico nel secondo e nel terzo film di “Shrek”.

Aretos afferma, “Ero nella franchise già da molto tempo, e oggi quella squadra è per me una sorta di famiglia. Gatto Con Gli Stivali è un personaggio eccitante da portare sullo schermo, perché penso sia molto speciale. Quello che mi ha entusiasmato maggiormente di questo progetto, è stato poter creare qualcosa di differente, lo abbiamo inserito in un mondo stilizzato e spinto, dove abbiamo potuto giocare con grandi e simboliche ombre, e quantità di colori”.
Il regista era fermamente convinto che il mondo creato avrebbe sostenuto questo gioiello di personaggio. Il loro obiettivo comune era creare un luogo che si prestasse alla grandezza cinematografica voluta, attraverso l’uso di cineprese da ogni angolazione. Così come Gatto è, tutti possono vederlo, un personaggio ‘colorato’, anche il paesaggio doveva sostenere una tavolozza di colori ricchi, caldi e saturi. Soprattutto, questo doveva essere un luogo d’azione, avventura, commedia e romanticismo, perché, “questo mondo doveva risultare come riflesso di ciò che Gatto è nella sua essenza”.

Il regista ha lavorato a stretto contatto con gli artisti per creare un mondo dal vernacolo familiare di stile. “Abbiamo davvero affrontato il tutto come un vecchio Spaghetti Western di Leone, che abbiamo ritenuto esattamente in linea con il personaggio e la sua grandezza. Abbiamo fatto largo uso della camera, spesso usata in split-screen. Ma non volevamo limitarci soltanto ad un genere, perché se è vero che Gatto si adatta a questo genere, è pur vero che si presta anche ad altri generi ed eroi, intrisi di lotte e combattimenti, come per esempio, Indiana Jones, 007, Zorro. Così alla fine, abbiamo iniziato guardando alla storia del film per poi prendere ispirazione anche da altri grandi eroi della cinematografia”.

Lo scenografo Aretos: “Se guardate al design, l’ispirazione in esso, nel suo complesso, è molto semplice: è il personaggio stesso. È un personaggio contorto, in senso letterale. In termini di forma del linguaggio, abbiamo iniziato a torcere le forme delle cose. Se si guarda ai set, si può vedere che tutte le case risultano non allineate. Niente è davvero dritto. Abbiamo asimmetria, e personaggi molto sbilanciati, che vanno dall’essere piccolissimi all’essere giganteschi. Così tutto ciò che è raffigurato diventa linguaggio. L’altro aspetto riguarda Gatto, personaggio estremamente colorato. Abbiamo tratto ispirazione dalla cultura Latina e abbiamo visto alcuni film spagnoli. Abbiamo scelto una luce meno realistica, per essere più pazzi e liberi.

Abbiamo giocato con grandi ombre, perché Gatto è molto piccolo e si muove in un mondo molto grande. Nei film di “Shrek”, Gatto è alto circa 90 cm, compresi gli stivali, ed è sempre insieme a Shrek, un gigante di 2,10 metri. Abbiamo realizzato che, in questo mondo, quella misura non avrebbe funzionato, siamo adesso in un mondo umano senza giganti, così lo abbiamo ridimensionato alla grandezza reale di un gatto… sempre che un gatto si metta in piedi e indossi stivali”.
Una frase di Aretos pronunciata all’inizio della produzione è diventata uno dei principi guida dell’intero progetto di realizzazione: ‘personaggi contorti, mondo storto’. Aretos illustra, “Abbiamo visionato dei paesaggi del nord della Spagna, aridi ma bellissimi, e abbiamo inoltre notato come gli alberi d’ulivo e i pini lungo le coste vengano implacabilmente piegati dal vento. Abbiamo anche guardato ad altri climi desertici del Sud e del Centro America. Questi squilibri visivi sono confluiti sia nei nostri personaggi che nei loro ambienti”.

Uno dei siti che maggiormente avevano influenzato la visione dei filmmakers è stata la città di San Miguel de Allende, nel Messico centrale, con i suoi edifici color terra di Siena, coloniali e neo-classici.
Nel mondo dell’animazione, una delle più grandi differenze rispetto alla sua controparte live-action è l’uso del montatore. Diversamente dal live-action, dove il montatore abitualmente assembla il film a fine riprese, un montatore nell’animazione è coinvolto fin dall’inizio del processo di sviluppo della storia, e aiuta a stabilire le battute, il ritmo, gli archi della narrazione, oltre ad altri aspetti, risultato di una collezione di immagini create ad arte.

Eric Dapkewicz è il montatore de “Il Gatto con gli Stivali”, e ha iniziato i suoi ‘compiti a casa’ guardando classici come “Il buono, il brutto e il cattivo” e “Per un pugno di dollari”, oltre ad altri film con al centro un eroe. Il risultato finale è uno stile unico che rende omaggio senza paura al genere che ha rinvigorito il Western Americano con alcune inquadrature strette sul personaggio, delle scene con passaggi attraverso gli ambienti, forse un tantinello più lunghe di quanto ci si aspetti in un film d’animazione. Parte integrante di questa evocazione del maestro Leone è la musica, del compositore Henry Jackman, i cui lavori fanno parte di film di ogni genere, dai blockbusters hollywoodiani alle commedie romantiche.
Come Dapkewicz, Jackman è entrato nel progetto fin dalle prime fasi, e ha fornito le giuste musiche che stabilissero e raccontassero le sensazioni del film (cominciando da partiture temporanee, raffinate per la versione finale).

È questo forte gioco di squadra cui si deve aspirare, secondo Miller, per realizzare un progetto di successo. Dice entusiasta, “Il contributo che ogni reparto ha dato a questo progetto è risultato fondamentale e straordinario. Guillaume e il dipartimento artistico hanno contribuito con cotanta bellezza, trama e colori, tanto da divenire parte integrante della storia che stavamo raccontando. Il nostro capo della storia Bob Persichetti, e l’intera sua squadra, hanno portato cosi tante idée sul tavolo. Il responsabile del layout, Gil Zimmerman, e il suo dipartimento, hanno tradotto una visione in una realtà. Sono stato così fortunato, lavorare con Joe e Latifa, tali incredibili filmmakers, tutta la chimica era perfetta e ne è scaturita una stupenda collaborazione e un’esperienza davvero soddisfacente”.

Un altro membro, degno di nota, dei “Il Gatto con gli Stivali” è il premiato filmmaker Guillermo Del Toro, che casualmente era in visita al campus della DreamWorks Animation, quando il film era ancora in fase iniziale di produzione, e questo evento permise a Miller di trascorrere con lui del tempo faccia a faccia. Il regista racconta: “Guillermo è realmente gravitato verso questa storia, ha amato il tono della narrazione. E, liberato da alcuni impegni, proprio il giorno dopo, fu in grado di raggiungerci mentre stavamo monitorando del lavoro. Lo ha amato da subito, e mi disse che avrebbe voluto far parte del progetto. Ero emozionato e rimasi senza parole, e dissi qualcosa come, ‘Grande, quando puoi cominciare?’ e lui rispose, ‘Anche subito’. Così in meno di 24 ore è diventato produttore esecutivo e grande consulente del film. Ha questa strabiliante energia, e affronta ogni sfida con una soluzione sempre in tasca, non critica mai, è qualcuno che osserva per poi offrire idee per migliorare”.

Un particolare era da migliorare nella storia del personaggio di Humpty, il grande sognatore incompreso nell’orfanotrofio, la sua storia passata era stata appena abbozzata, e dietro suggerimento di Del Toro, si decise che forse Dumpty avesse potuto inventare qualcosa durante la sua giovinezza. Questo avrebbe delineato e giustificato l’intelligenza propria del personaggio e avrebbe reso più interessante l’intero sviluppo della storia. Il filmmaker fu inoltre così eccitato della sua partecipazione al progetto che ha anche prestato la voce al personaggio del Comandante del villaggio di San Ricardo.
Il produttore Aguilar: “Guillermo Del Toro è semplicemente una delle persone più stimolanti e participative con le quali si possa desiderare di lavorare. È pieno d’energia, idee divertenti e ha molte conoscenze in ambito artistico e di design. È quasi come un’enciclopedia cinematografica”.

Il nominato agli Oscar® Del Toro dice: “Quando abbiamo iniziato il film, mi sono offerto volontario per fare un ‘urlo celebrativo’ durante la festa, il che mi ha portato poi ad interpretare la parte del Comandante, una sorta di figura paterna per Gatto. Abbiamo pensato dovesse essere un Clint Eastwood messicano, molto lento, molto solenne. Al principio era solo una voce-zero, ma poi è piaciuta a tutti, così l’abbiamo tenuta”.
“Penso che la gente resterà sorpresa dal singolare livello di maestria del film”, continua Del Toro. “È un film immenso, con enormi sequenze d’azione, grandi avventure, esaltante commedia, ed è ricco di colori, di fantasia e pieno di immaginazione ed inventiva. Penso che sia un banchetto completo sotto ogni punto di vista. Non è solo uno spin-off, è un mondo in assoluto”.


…A TERRA…
Nel far interagire Gatto, l’uovo e l’altro gatto attraverso questi interessantissimi ed immensi luoghi, si presentò una nuova sfida per i filmmakers de “Il Gatto con gli Stivali”. Miller e la sua squadra hanno popolato questo epico racconto con personaggi che sembrano diminutivi di eroi, per le loro stazze, e questa lampante dicotomia è stata una cosa affascinante per il designer Aretos: “Penso che la bellezza di questo film sia rappresentata dall’avere un piccolo ragazzo, che vive la sua enorme ed epica avventura. Questo è ciò che ritengo eccitante riguardo il design del film, la pazzia del mondo che abbiamo immaginato e realizzato”.

Una sequenza che spiega chiaramente la dimensione e il ritmo della storia è la rapina alla diligenza, in cui Gatto Con Gli Stivali, Kitty e Humpty tentano di rubare i fagioli magici proprio sotto il naso dei criminali Jack e Jill… Che viaggiano a folle velocità. Chris Miller riferisce, “Ho pensato fosse importante che, nelle scene d’azione, fosse presente un senso di eccitazione e pericolo, pur restando scene divertenti, e risultano adrenaliniche come una folle corsa in pista. Volevamo divertimento, cercavamo esperienze quasi tattili”.

Un’altra sequenza che offre eccitazione (in un modo molto diverso), è il primo incontro e il successivo faccia a faccia tra Gatto e una ladra rivale molto degna. Dopo che Gatto si è trovato di fronte un nemico mascherato, lo porta in una cantina per ‘soli gatti’, intenzionato a sfidare il felino sornione. Purtroppo le regole della cantina dicono che il martedì i combattimenti debbano limitarsi alle sfide di ballo, quindi il nostro eroe e l’ancora mascherato avversario si cimentano in un turbinio di danze, per la gioia del pubblico felino presente.
La chiave del successo della sequenza è stata la coreografia, astuta ed intelligente, che mescola tutti i generi con umorismo, dal flamenco ai balli latini, alla danza contemporanea; la sequenza è stata studiata da Laura Gorenstein Miller, fondatrice, coreografa e direttrice artistica della troupe di danza moderna di Los Angeles, la Helios Dance Theater. Chris Miller commenta, “Siamo stati molto fortunati ad avere Laura in diverse sequenze coreografiche del film. Ha veramente aiutato ad aggiungere quel senso di autenticità a queste scene molto complesse, intrise di giocoleria, tra narrazione e recitazione.

Ha enormemente aiutato i nostri animatori. Prendeva i movimenti dalle semplici linee guida della nostra sceneggiatura e le trasformava in bellissime coreografie per due ballerini, prendevamo poi i passi di quelle danze e i nostri animatori li mettevano nelle zampe del nostro eroe e della sua Kitty”.
Dopo una settimana di prove, i ballerini di Laura Miller sono stati dotati di abiti per la motion-capture, e ciò che ne derivò ha aiutato gli animatori per i riferimenti visivi e la messa in scena, non era un semplice trasferimento di movimento ai personaggi. Aguilar spiega, “Abbiamo usato la camera e il filmato per capire come meglio progettare le riprese”.

Molto divertente per la coreografa era il mistero che avvolgeva l’avversario mascherato. Commenta Laura Miller, “Una delle cose, a mio avviso, interessante, a proposito del coreografare questa scena, era data dal fatto che Gatto non dovesse capire che Kitty era una ragazza. Così da coreografa, ho dovuto studiare per lei dei movimenti più mascolini, più spavaldi, un po’ più aggressivi di quanto un personaggio femminile richiederebbe”.
Prima di girare le danze, Miller ha portato lo storyboard nel suo studio, insieme alla musica, e ha costruito le danze passo dopo passo, grazie anche ai consigli lasciati sugli storyboard. “Mi hanno detto che Gatto sarebbe andato davanti la camera per otto volte, e che avrebbero avuto bisogno di un passo in mezzo e di un veloce gioco di gambe. Ho allestito qualcosa con i miei ballerini, e l’ho poi valutata con Chris giorno dopo giorno, e questo è stato davvero un ottimo modo di lavorare. Mi diceva ogni cambiamento che desiderava venisse affrontato, potendo così tracciare dei progressi quotidiani”.

Un’altra sequenza vede Gatto e l’ormai rivelata Kitty, danzare intorno al fuoco, con interruzioni occasionali di Humpty Dumpty, che cerca di spegnere ogni scintilla romantica innescata tra i due. Ancora, la coreografa: “Erano stati chiari, per i dialoghi, i volti dei personaggi dovevano essere sempre rivolti in camera, e questo mi spinse a rendere il tutto più interessante. Così ho studiato delle coreografie a base di giochi di gambe e forte utilizzo di fianchi, virando molto verso i balli latini. E questo rappresentò anche un’altra sfida per gli animatori, perchè i gatti non hanno i fianchi come gli umani. Credo comunque che alla fine abbiamo ottenuto una sequenza strepitosa”.


…E SU TRA LE NUVOLE!
Ma l’azione de “Il Gatto Con Gli Stivali” non è tutta inseguimenti terrestri e sfide ballerine, si estende ben al di sopra dei panorami color argilla, su fino al cielo nuvoloso… e oltre. Senza contare che “Il Gatto Con Gli Stivali” è stato concepito, fin dall’inizio, come un film da proiettare in Tru 3D. Sfide oltre le sfide…

“Era chiaro fin dal principio che questo sarebbe stato uno dei migliori film presentati in 3D, e non solo, così abbiamo davvero approfittato di alcune grandi opportunità”, dice il regista Chris Miller. “C’è la sequenza dove i protagonisti piantano i fagioli magici, e nello script era rappresentata una grande tempesta che viene giù, un enorme tornado, che rilascia energia, e li fa sviluppare in una pianta che arriva ad estendersi oltre il sistema solare per giungere nella terra dei giganti. Una scena in cui l’azione, incredibilmente energica e dinamica, si dissolve improvvisamente in quiete pura, con ricchi dettagli visivi e sorprendenti particolari ad incorniciare i nostri piccoli personaggi all’interno dell’universo. Andiamo… Questo è 3D”!

Per lo scenografo Guillame Aretos, questo ha significato ore ed ore di disegni e schizzi… e dal momento che enormi piante di fagiolo son difficili da trovare, ha fatto la cosa migliore tra le possibili, visitando il Museo del Louvre, nello specifico, il Musée des Arts Décoratifs, che vanta una splendida stanza sull’Art Deco. La sala di legno è piena di intagli mozzafiato, e tutti gli arredi della stanza: l’appendiabiti, il tavolo, la sedia, il telaio della finestra, il soffitto, sembrano scaturire da una vite perpetua.

“Stavo pensando alla pianta di fagioli che li avrebbe portati nel mondo delle nuvole, con tutte le sue vorticose torsioni, oltre ad immaginarne l’aspetto stereoscopico. Linee rette o punti di vista angolari sarebbero risultati noiosi. Così ho pensato, ‘Bhè, la pianta di fagioli sarebbe cresciuta in maniera incontrollabile e vorticosa, più pericoloso per i personaggi ma molto più divertente per noi’. E ad ogni invenzione visiva, sarebbero corrisposti diversi stati d’animo durante l’ascesa: shock, quando inizia il decollo come un razzo, poi una pausa romantica guardando il cielo, di nuovo un momento spaventoso, tuono, poi bianco totale e siderale appena entrano nel mondo delle nuvole, il tetto dell’universo. Tutte le nuvole sono nubi di particelle, il che significa che, quando la camera ci passa in mezzo, o intorno, piccoli pezzetti si staccano e passano proprio davanti l’obbiettivo. C’è un tale senso di profondità che non si può realizzare attraverso il disegno o il semplice morphing”.

La scala dimensionale della sequenza è stata abbastanza scoraggiante, scherza Miller, “Questa pianta di fagioli, cresce per miglia, miglia e miglia, portando in alto due gatti e un uovo”! Come quasi tutti sanno, le masse amorfe (acqua, fuoco, pellicce, piume) rappresentano le sfide maggiori per gli animatori digitali. E in questo caso avevamo un mondo composto prevalentemente da nubi.

Commenta il regista, “Abbiamo avuto l’opportunità di creare un paesaggio mai esplorato prima, dove la forza di gravità non funziona del tutto, come invece accade sulla terra. Le nubi sono in costante mutamento e cambiano forma di continuo, si può giocare con le nuvole, è possibile trasformarle in palle di neve, è possibile passare sotto di loro, ed è possible rimbalzarci sopra. Abbiamo trascorso mesi e affrontato moltissimi brainstorming per capire come saremmo riusciti a realizzare tutto ciò. E il nostro reparto effetti speciali ha svolto un lavoro incredibile creando questo mondo e la sua profondità, che si adatta in maniera eccellente al 3D, un’esperienza coinvolgente. È etereo e un po’ surreale. È un mondo così lontano dal sole, che in effetti il sole si trova al di sotto dei personaggi. Queste nubi che costantemente cambiano forma hanno rappresentato un vero e proprio parco giochi per tutti noi”.

Il responsabile agli effetti, Amaury Aubel, spiega, “È stata una sfida durissima, animare e modellare le nuvole in un modo realistico, senza dimenticare l’interazione che avrebbero avuto con i personaggi. Sono circondati e sostenuti da nuvole. Ci sono le nuvole in primo piano, con cui interagiscono, e ci sono le nuvole di sfondo, che si estendono lungo tutto l’orizzonte. Anche l’illuminazione è stata problematica, inducendoci a cercare una luce il più realistica possibile, senza tralasciare comunque l’aspetto squisitamente artistico. Questa nuvola ha bisogno di più oro, quest’altra un po’ più minacciosa…”.

Problematico era anche il comportamento e il movimento delle nubi. Aubel: “Vediamo il cielo ogni giorno, e sappiamo che le nubi sono trasparenti e semi-trasparenti, a seconda della vicinanza dell’osservatore, e senza entrare in questioni complesse di fisica, un altro problema per le nostre nubi era rappresentato dal modo in cui la luce penetra o rimbalza su di esse, composte di particelle d’acqua, sulle quali ogni raggio di luce viene disperso in molteplici direzioni. Non sono solide come una roccia”.
Computer al salvataggio! Ken Museth, ricerca e sviluppo alla DreamWorks Animation, elaborò un nuovo software per la gestione di enormi e gigantesche masse di materia. Forme modellate sono state convertite in nuvole grafiche, attraverso la randerizzazione della superficie, ed è stato aggiunto loro un aspetto soffice, si è giunti dunque, a ciò che gli spettatori, guidati dalla pianta di fagioli, potranno avvertire come nuvole reali.


ADIOS GATTI E UOVA
Per il regista Chris Miller (così come per molti altri del cast e della crew), la magia dell’animazione sta nella trasformazione dello sforzo di un gruppo in un’unitaria visione cinematografica. Confessa Miller, “Amo l’animazione, come approccio alla narrazione, è come se le possibilità fossero infinite, si ha la possibilità di creare interi universi differenti con zero limitazioni. E l’idea mi piace parecchio. Ma sia animata che live-action, tutto dipende dal modo in cui si racconta la storia e quanta connessione si riesca a stabilire con il pubblico”.

Zach Galifianakis dice, “Così va la storia. Humpty Dumpty cade da un muro, e quei ragazzi del villaggio, credo gli uomini del re, non possono far nulla per riassemblare il povero ragazzo. Voglio dire, non è che ci sia molta storia lì. Ma grazie a questa storia si ottiene maggiore profondità. Si arrivano a vedere i molti strati di Humpty Dumpty. Si vede il suo rapporto con il Gatto avventuroso. E chi non vorrebbe vedere un uovo e un gatto che escono insieme? Quando vi siederete, scommetto che vi chiederete, ‘Chi mi piacerebbe vedere uscire fuori insieme?’ Humm. Lo so, un gatto e un uovo’, Bene, quì avete il film giusto per voi”.

Antonio Banderas, non solo ammira l’impresa gigantesca di questo film d’animazione superbo e stupendamente realizzato, ma anche l’eleganza visibile sullo schermo, fin nel più piccolo dei dettagli. Dice, “Ricordo durante “Shrek 2”, Eddie Murphy che mi disse quanto fossero strepitosi tutti i collaboratori e i ragazzi coinvolti nel progetto, era come se gli avessero rubato un pizzico d’anima per metterla nel personaggio e sullo schermo, sotto gli occhi di tutti. Non potrei essere più d’accordo”.

La produttrice Latifa Ouaou: “Più di 620 artisti hanno lavorato a questo progetto nel corso degli anni, in più di 20 dipartimenti. Guardare questi numeri fa capire quanto importante sia stato il gioco di squadra per il raggiungimento di un obiettivo comune. Credo che abbiamo dimostrato enorme sincronicità e collaborazione ne “Il Gatto Con Gli Stivali”, tutti guidati da Chris Miller, dall’inizio fino all’ultimo processo, la correzione dei colori, che rappresenta l’ultima tappa nel mondo dell’animazione. È stata un’esperienza davvero sorprendente e totalmente cinetica”.
Alla fine, per il regista Miller, c’è (e c’era sempre stata) una sola cosa… Una storia. Chiude dicendo, “È una commedia, in primo luogo, ed è un film di grande avventura, ma c’è anche un bel messaggio dietro che dice, tutti meritano una seconda opportunità nella vita e in ogni momento si può cambiare il corso della nostra vita. Non è mai troppo tardi”.

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