Hugo Cabret di Martin Scorsese

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locandina Hugo Cabret
 
Regista: Martin Scorsese
Titolo originale: Hugo Cabret
Durata: 125'
Genere: Fantastico, Avventura
Nazione: U.S.A.
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 3 Febbraio 2012 (cinema)

Attori: Chloe Moretz, Jude Law, Ben Kingsley, Emily Mortimer, Sacha Baron Cohen, Michael Pitt, Christopher Lee, Ray Winstone, Michael Stuhlbarg, Helen McCrory, Asa Butterfield
Soggetto: Brian Selznick
Sceneggiatura: John Logan

Trama, Giudizi ed Opinioni per Hugo Cabret (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Dante Ferretti,Francesca Lo Schiavo
Costumi: Sandy Powell

Produttore: Johnny Depp,Tim Headington,Graham King,Martin Scorsese
Produttore esecutivo: Emma Tillinger Koskoff,David Crockett,Georgia Kacandes,Christi Dembrowski,Barbara Defina
Produzione: GK Films, Infinitum Nihil
Distribuzione: 01 Distribution

La recensione di Dr. Film. di Hugo Cabret
Bello, ve lo consiglio.

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Colonna sonora / Soundtrack di Hugo Cabret
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Andrea Di Maggio: Hugo Cabret
Dario Penne: Papa' Georges Melies
Emanuela Ionica: Isabelle
Pino Insegno: Isp. Gustav
Roberta Pellini: Mamma Jeanne
Franco Mannella: Rene' Tabard
Aurora Cancian: Sig.ra Emilie
Bruno Alessandro: Sig. Frick
Niseem Onorato: Padre Di Hugo

Personaggi:
Asa Butterfield: Hugo Cabret
Ben Kingsley: Papa' Georges Melies
Chloë Grace Moretz: Isabelle
Sacha Baron Cohen: Isp. Gustav
Helen McCrory: Mamma Jeanne
Michael Stuhlbarg: Rene' Tabard
Frances De La Tour: Sig.ra Emilie
Richard Griffiths: Sig. Frick
Jude Law: Padre Di Hugo
Ray Winstone: Claude Cabret
Christopher Lee: Monsieur Labisse
Emily Mortimer: Lisette
Emil Lager: Django Reinhardt

Informazioni e curiosità su Hugo Cabret

Tratto dal libro "La straordinaria invenzione Hugo Cabret" di Brian Selznick edito da Mondadori.

Note dalla produzione:
IL CINEMA ISPIRA L’AUTORE, IL LIBRO ISPIRA IL REGISTA
Dopo un’infanzia trascorsa a Little Italy, il quartiere italiano di New York City, fra gli anni ‘4O e ‘50, il giovane Martin Scorsese iniziò a lavorare nelle case cinematografiche deIl'epoca, incoraggiato da suo padre, un appassionato di cinema, con cui il giovane Scorsese frequentava le sale buie dei cinematografi, alimentando cosi il suo interesse per questa straordinaria forma d’arte. Perciò quando il premiato romanzo di Brian Selznick The Invenfion of Hugo Cabret e approdato sulla sua scrivania grazie al prolifico produttore Graham King (che aveva già collaborato con Scorsese in altri tre film), il filmmaker premio Oscar ha avvertito una particolare sintonia nei confronti di questo racconto. Afferma
Scorsese: "Mi ha colpito la vulnerabilità del protagonista. Hugo è un ragazzino che vive da solo fra i grandi spazi della stazione ferroviaria, cercando di stabilire un legame con suo padre, da tempo scomparso".

Scorsese ricorda: "Ho ricevuto il libro quattro anni fa, ed è stata un’esperienza molto intensa L’ho letto tutto d’un fiato, in brevissimo tempo. Ho sentito subito un‘affinità con la storia di questo ragazzo, con la sua solitudine, il suo interesse nel cinema, i meccanismi della creatività. Gli oggetti meccanici del film, che comprendono cineprese, proiettori e gli automi, consentono al ragazzo di stabilire un contatto con il padre, e al regista Georges Méliès di ritrovare sé stesso e il suo passato".
Scorsese, a sua volta, ha condiviso il libro con la figlia minore, che gli ha confermato la qualità magica di questa storia: "Quando leggo i libri a mia figlia, vivo il racconto in modo nuovo. Riscopro |`opera attraverso gli occhi di un bambino".

L'autore Brian Selznick racconta la genesi del suo libro: "Ricordo di aver visto ‘Viaggio nella luna', l'incredibile film del 1902 di Georges Mèlies, e la memorabile scena in cui un razzo si schianta suIl’occhio della luna che ha la forma di un volto umano, si era radicata fermamente nella mia immaginazione. Volevo scrivere la storia di un ragazzino che incontra Méliès, ma non sapevo quale potesse essere la trama. Sono passati anni. Ho scritto e illustrato oltre 20 racconti. Poi, nel 2003 mi è capitato fra le mani un libro intitolato Edison's Eve di Gaby Wood. E’ una storia che parla proprio degli automi, e con mia grande sorpresa, c‘era un capitolo dedicato a Méliès".

Sembra che gli automi di Méliès (robot azionati da un meccanismo interno, che sembrano in grado di svolgere funzioni autonome) siano stati donati ad un museo dopo la morte del filmmaker, dopo essere stati ritrovati in una soffitta, dove erano stati dimenticati e rovinati dalla pioggia.
Selznick continua: “Immaginai un ragazzino che rovista fra Vimmondizia e trova una di queste macchine rotte. Non sapevo ancora chi fosse questo bambino, né conoscevo il suo nome... Mi venne in mente il nome Hugo e lo associai alla parola cabaret, trasformando quest’ultima in Cabret, per darle un suono francese. Ed ecco come è nato Hugo Cabret".

Le ricerche condotte sugli automi e sugli orologi, la vita di Méliès e la Ville Lumière degli anni ’20 e ’30 alimentarono l'immaginazione dell'autore, e il racconto di un ragazzo avventuroso che vive all'interno della stazione ferroviaria di Parigi iniziò a prendere vita, allacciandosi alla storia di altri personaggi coloriti che lo circondano. Aggiungete al tutto un robot abbandonato e un filmmaker sul viale del tramonto ed ecco prendere vita il libro di Selznick con le sue splendide illustrazioni.
Pubblicato nel 2007, The Invention of Hugo Cabret (A Novel in Words and Pictures) ha vinto la Caldecott Medal 2008 (con cui la Association of Library Service to Children premia generalmente l'artista del “più bel libro illustrato americano per bambini”) ed è stato selezionato dal New York Times come Miglior Libro Illustrato del 2007. Ha occupato inoltre il primo posto dei bestseller del New York Times ed è stato finalista del National Book Award.
Afferma il produttore Graham King: "II mio socio di produzione Tim Headington ed io siamo rimasti incantati dal libro di Brian Selznick. Abbiamo immediatamente pensato che questa storia poteva diventare un bellissimo film, soprattutto con la regia di Martin Scorsese".

I produttori si sono rivolti a John Logan- lo scrittore di "The aviator"— affinchè trasformasse le parole e le illustrazioni di Selznick in una sceneggiatura. Come succede con la maggior parte dei libri che diventano film, c’era qualcosa da modificare. Commenta Logan: "Ho dovuto tagliare e cambiare alcuni elementi presenti nel libro di Brian per realizzare un film più breve e più snello. I disegni mi hanno aiutato molto perché ricordano gli storyboard di un film. In effetti sono stati una vera e propria mappa da seguire. La sceneggiatura inizia con una descrizione molto simile ai primi disegni di Brian nel libro".
Il produttore King ha pensato a Scorsese per la storia di Hugo, un‘idea inizialmente insolita che King spiega cosi`: "Tutti i film di Scorsese hanno una sensibilita particolare e ‘Hugo Cabret’ non è diverso. Le immagini suggestive e le performance fantasiche sono tutte Ii`. La differenza principale e che questo film non e rivolto esclusivamente ad un pubblico adulto, bensi a tutti".

Per rendere omaggio all’opera di Selznick, Scorsese ha adottato un diverso formato cinematografico. Spiega: “Lo spettatore di un film non ha il vantaggio di un lettore, che ha accesso ai pensieri e ai sentimenti più reconditi del protagonista. Ma nel film c’è il suo viso straordinario, e le sue azioni esaltate dal 3D. La storia aveva bisogno di essere modificata, perciò alcuni elementi del libro sono stati eliminati. Nla penso che certe immagini — in particolare nel 3D— siano cosi eloquenti da riuscire a raccontare l'intero libro".
Scorsese voleva rendere giustizia all'opera e commenta: "Brian Selznick e il suo libro sono stati una continua fonte di ispirazione, infatti ne portavamo sempre con noi alcune copie. Il libro ha un look molto preciso e anche il nostro film ha il suo, molto diverso da quello del libro, che ad esempio è in bianco e nero. Abbiamo voluto unire realismo e fantasia".


‘POTREBBE ESSERE UN’AVVENTURA’: TROVARE I PERSONAGGI
Quando e arrivato il momento di scegliere gli attori che avrebbero interpretato la varieta di personaggi di “Hugo Cabret", Scorsese ha preso una decisione fondamentale: “Ho scelto attori inglesi, per essere coerenti con la storia, in cui l'accento inglese è più pertinente al mondo che raccontiamo. Anche se la storia è ambientata a Parigi nel 1931, si tratta di una versione accentuata di quel luogo e quel tempo".
Trovare il ragazzino, fra i 12 e i 13 anni, adatto per il ruolo di Hugo è stata sicuramente I'impresa più ardua. Lui è l'elemento centrale del film e appare nella maggior parte delle scene.
Insieme alla direttrice del casting Ellen Lewis sono stati valutati molti giovani attori, fra cui Asa Butterfield. Scorsese ricorda: "Quando si è presentato al provino, ha letto due scene e mi ha subito convinto. Ma prima di prendere la decisione definitiva, ho visto il film in cui aveva recitato, ‘Il ragazzo con il pigiama a righe'. Anche l'attrice Vera Farmiga, con cui ho lavorato in ‘The Departed’, ha recitato in quel film; mi ha parlato di Asa e mi ha confermato che è davvero bravissimo".

Il giovane Butterfield non sapeva bene chi fosse Martin Scorsese nonostante avesse sentito tanto parlare di lui. Asa afferma: "Conoscevo il suo nome ma non avevo visto nessuno dei suoi film perché spesso sono vietati ai minori. Mia mamma mi aveva detto che è un regista fantastico. Quando ho ottenuto la parte tutti mi hanno detto: ‘E’ davvero fantastico. E' il migliore regista che ci sia!’ Gradualmente ho iniziato a comprendere la sua importanza. E' davvero il migliore. Marty non ordina mai: ‘Fai così`, ma ti incoraggia a sperimentare, dicendo: ‘Prova a fare così'. E' un perfezionista, ci sono sempre tanti dettagli con cui giocare. E’ stata un‘esperienza incredibile".
Butterñeld è rimasto conquistato soprattutto dal mistero che circonda il personaggio di Hugo. Osserva: "Non si sa molto di lui. Ha avuto tante disavventure: i suoi genitori sono morti e lui è finito a vivere in una stazione ferroviaria insieme a suo zio, che lo fa lavorare come un adulto. Poi suo zio se ne va e non torna più. Quando inizia la storia tutto questo è già è successo e Hugo vive da solo, insieme ad un robot. Fino a quando non incontra Isabelle, e inizia a uscire dal guscio".

Quando si è presentata per il ruolo di Isabelle- la figlioccia di ‘Papa Georges` e ‘Mama Jeanne’— l'attrice americana Chloè Grace Moretz ha adottato un piccolo trucco. Scorsese racconta il suo provino: "Ho incontrato diverse giovani attrici inglesi. A un certo punto è arrivata Chloè, che parlava con l'accent0 britannico, cosi ho pensato che anche lei fosse inglese! Poi gli attori hanno iniziato a leggere le loro parti insieme, ed Asa e Chloè erano molto ben assortiti. Quando abbiamo provato altri due attori, il nuovo abbinamento non funzionava. Asa e Chloe erano perfetti anche dal punto di vista della recitazione. Le loro personalita, pur essendo molto diverse, interagiscono bene insieme".
Moretz racconta inoltre: "Ho incontrato Scorsese a New York. E' stata una concomitanza di eventi, perché non appena sono arrivata a New York, dopo tanto tempo, ho incontrato Martin Scorsese per questo ruolo fenomenale. Quando l'ho incontrato mi ha accolto con molto calore. Mi ha raccontato un sacco di cose e ho pensato che fosse una persona incredibile!"

Chloè era attratta dall'aspetto misterioso della storia, ma soprattutto dalle vicissitudini dei due ragazzini. "Quando hai 13 anni, come i personaggi del film, c’è sempre qualcosa che si desidera scoprire. I ragazzi ficcano il naso ovunque, per capire come funzionano le cose. In questo film Isabelle e Hugo spiano le persone".
Per quanto riguarda il contesto, il regista aveva una convizione assoluta: "Nel film non viene mai segnalato che ci troviamo nel 1931. Ma questo non ha importanza perché quello che sono i bambini, ciò di cui hanno bisogno, quello che cercano, come si comportano, è universale, contemporaneo, non è legato ad uno spazio e a un tempo specifici. I bambini si comportano semplicemente come bambini".

Per il ruolo chiave di Georges Meliès, ‘Papa Georges, il regista/produttore non ha dovuto cercare molto lontano. Dice Scorsese: "Ho sempre desiderato lavorare con Ben Kingsley e alla fine ho fatto con lui due film: ‘Shutter Island'- in cui abbiamo collaborato benissimo insieme — e ora questo. E' un attore straordinario, fra i più grandi, non c’è neanche bisogno di dirlo, il suo lavoro parla da sé. La sua versatilità è nota. E quando ho visto l'immagine di Georges Méliès, non avevo dubbi che il suo look sarebbe stato perfetto per Ben".
A parte il look, la cosa più importante per Kingsley era la fisicità di quest’uomo in declino. Scorsese e rimasto colpito dalla raffinata tecnica dell'attore: "Ben ha elaborato una maniera di muoversi che esprime il senso della sconfitta... ha assunto una postura abbattuta. Questo accade dopo che l'uomo e stato cosi vivo, dopo che ha fatto 500 film, tre film a settimana, magici spettacoli serali e riprese cinematografiche di giorno. Méliès ha creato una forma d’arte completamente nuova e improvvisamente ha perso tutti i suoi soldi, deve bruciare tutto il suo lavoro e finisce dietro il bancone di un negozio di giocattoli in un angolo nascosto di Gare Montparnasse.

Kingsley, nello svolgere le sue ricerche per impersonare Méliès, ha sviluppato una grande ammirazione per quest’uomo, al di la del suo talento visionario nel cinema. L’attore spiega: "Georges aveva la disinvoltura e il carisma di un grande mago del palcoscenico. Era molto preciso nell'esecuzione dei suoi trucchi: segare le persone in due, farle Ievitare, scomparire e compiere giochi di prestigio con le mani. La sua precisione era contagiosa. Per poter realizzare centinaia di film c’era senza dubbio bisogno di molta disciplina. Era un leader esigente, ma lo faceva con affetto. Raramente perdeva la pazienza e alzava la voce. Suggeriva sempre con gentilezza alle persone cosa dovevano fare, ricordando loro cosa gli aveva detto all'inizio. Che uomo deve essere stato!"

Kingsley paragona il passaggio deIl’artista dalla magia del teatro a quella del cinema, a quello di Scorsese verso la nuova avventura cinematografica in 3D: “Penso che sia un po' come quello che accade ad un pittore quando, dopo aver dipinto ritratti, si rivolge al paesaggi. Deve cambiare il modo in cui usa il pennello nonostante si tratti sempre dello stesso pennello e della stessa tela".
Una presenza che incombe nella stazione ferroviaria e che minaccia la vita indipendente di Hugo, è l’lspettore Ferroviario, un ruolo leggermente modificato rispetto al romanzo. Dice Scorsese: “Abbiamo chiesto a Brian Selznick se potevamo ampliare questa parte perché non volevo solo un personaggio che incute timore, che non fa altro che cercare di acciuffare il ragazzo. Volevo che avesse più gusto, più sfumature e Sacha Baron Cohen è stato perfetto".

Baron Cohen descrive il modo in cui si è relazionato con il personaggio: "Qualsiasi stazione è pericolosa per i bambini. Negli anni ’20 e ‘30, con le condizioni di lavoro dell'epoca, un bambino senza tetto e senza alcun controllo avrebbe costituito un pericolo sia per sé stesso che per i passeggeri.
Quindi è ovvio che esista il mio personaggio, un ispettore ferroviario, un individuo che nutre fra l’altro una repulsione nei confronti dei bambini, ma che in fondo nasconde un lato umano. Chissà, forse anche lui è stato in un orfanatrofio da piccolo, e forse e un invalido di guerra, a giudicare dal congegno metallico della sua gamba, o forse ha semplicemente avuto un incidente".

L’attore aveva già iniziato ad esplorare lo stile della commedia fisica: "In Inghilterra Harold Lloyd era in televisione praticamente tutti i giorni, e noi lo guardavamo sempre quando tornavano da scuola, quindi siamo cresciuti con lui. All'epoca non lo trovavo particolarmente divertente ma nel film "Hugo Cabret" ci sono diversi riferimenti a quei film, in particolare a ‘Safety Last' (Preferisco fascensore), in cui si arrampica su un edificio e compie unincredibile acrobazia restando incastrato su un orologio e cadendo all'indietro. Nel film c’è un riferimento esplicito a questa scena, quindi Martin voleva che guardassi gli sketch dei comici di una volta, attori brillanti del calibro di Keaton e Chaplin. Ho anche scoperto un tizio di nome Charles Chaplin, davvero interessante, vale la pena conoscerlo!" aggiunge scherzando.
Scorsese ha pensato anche ad un altro modo di arricchire il ruolo del "cattivo". Baron Cohen spiega: "Io e Martin abbiamo parlato di come rendere il cattivo il meno stereotipato possibile, e Nlartin ha pensato di aggiungere un pizzico di romanticismo. E' stato bello avere Emily Mortimer, una donna e un‘attrice meravigliosa, nel ruolo dell'oggetto del mio desiderio. In realtà questo ispettore cattivo in fondo è un brav‘uomo... ma un po' troppo in fondo!"

Scorsese aggiunge: "Emily è una delle attrici migliori del momento, ha un senso dell’umorismo fantastico e il ruolo della donna dell'ispettore era perfetto per lei". L’ispettore ferroviario non è l'unica minaccia di Hugo, che infatti viene portato nella stazione da suo zio Claude, un poco di buono che sfrutta il ragazzino, scaricando su di lui tutti quei lavori di manutenzione che in realtà sono di sua competenza.
Afferma il regista/produttore: "Ho lavorato con Ray Winstone in ‘The departed - Il bene e il male’ ed è stata un’esperienza splendida. Ray rappresenta una minaccia passiva; anche senza muoversi o parlare riesce a trasmettere una presenza oscura ed incombente. Questa sua abilità appare chiaramente nello zio Claude di Hugo".

Ancor più del ruolo, Winstone ha apprezzato l'esperienza di lavoro con Scorsese in 3D. Dice: "E’ stato molto interessante osservare il modo in cui Scorsese lavora, vederlo innamorarsi del film che sta facendo. Soprattutto perché si è cimentato con qualcosa che non aveva mai fatto e cioè il 3D.. era come un bambino alle prese con un nuovo giocattolo. Ciò che provava era tangibile e ha contagiato tutti noi, attori e tecnici".
Per il ruolo del padre di Hugo, Scorsese ha dovuto trovare un attore in grado di esprimere tutto il calore e la bontà che il ragazzo ha sperimentato prima di perderlo, come viene mostrato in qualche breve scena.
“Avevo già lavorato con Jude Law, quando ha interpretato il ruolo di Errol Flynn ln ‘The Aviator’. L’ho visto anche a teatro nella parte di Amleto ed è un attore davvero straordinario, unico. Secondo me aveva l'autorevolezza e il fascino giusto per questo ruolo e volevo lavorare con lui in un progetto più lungo", spiega Scorsese.

Law dichiara: "Conosceva il libro perchè lo avevo gia letto ai miei figli. In questa occasione l'ho riletto e ne ho parlato proprio con loro, per conoscere le loro impressioni rispetto al padre. Inoltre ho interpellato un fabbricante di orologi, ho studiato gli automi, ho capito come maneggiare le cose, ho visto come funzionano i vari strumenti. Ma per quanto mi riguarda, dovevo riuscire a creare un momento di affetto e calore nella vita di Hugo, sapendo che la maggior parte della storia lo colloca in un ambiente freddo e noncurante. Volevo far capire al pubblico quanto il ragazzo fosse stato amato. E per far questo ho chiaramente attinto alla mia esperienza di padre".
Per il ruolo di Monsieur Labisse, il proprietario di una libreria all'interno della stazione, Scorsese ha avuto l'occasione di lavorare con un attore davvero leggendario. Afferma "In questo film ho tinalmente potuto lavorare con Christopher Lee, che ammiro da oltre 50 anni".
Lee, che ha 89 anni, racconta di aver visitato la Francia nel 1931: "Ricordo benissimo quei negozi, quei caffè, quei ristoranti. Per me è stato un tuffo nel passato. Il mio personaggio è una sorta di angelo custode che aiuta i bambini attraverso la letteratura".

Lee e stato contento di aver finalmente depennato Martin Scorsese dalla lista dei filmmaker con cui desiderava lavorare: “Non lo dico per lusingare Martin, ma quando l'ho incontrato gli ho detto: ‘Vanto più film di qualsiasi altro attore vivente, cosi perlomeno mi hanno detto. Ma ho sempre pensato che la mia carriera non potesse dirsi completa se non avessi lavorato anche con te, dato che ho fatto film con John Huston, Orson Welles, Raoul Walsh, Steven Spielberg, Tim Burton, Peter Jackson e molti altri registi`. E così finalmente anche questa è fatta!"
Scorsese ha scritturato Helen McCrory nel ruolo di Madame Jeanne, la donna che sostiene e protegge l'anziano Mélies e di cui un tempo e stata musa ispiratrice. Scorsese spiega: "Avevo visto Helen in ‘The Queen - La regina' nel ruolo di Mrs. Blair, e nella serie TV inglese ‘Anna Karenina’: e un’attrice eccellente. Ci siamo incontrati, abbiamo parlato e ho pensato che fosse perfetta per il ruolo. E’ una situazione compessa: Madame Jeanne ha lavorato per anni al fianco di suo marito ma ora vorrebbe che si lasciasse alle spalle il passato, che superasse la grande delusione della sua vita. E' stata meravigliosa, ha lavorato esplorando diversi livelli del suo personaggio, regalandogli varie sfumature e tonalità".

Per il ruolo cruciale di Rene Tabard, lo studioso di cinema che grazie a Hugo e ad Isabelle riscopre Méliès e organizza il gala in suo onore presso l'Accademia del Cinema Francese, è stato scelto il versatile attore di cinema e di teatro Michael Stuhlbarg. Scorsese era contento di poter nuovamente lavorare con lui. "Questa è la terza volta che Michael ed io lavoriamo insieme. E' apparso nella pubblicità dello champagne Freixenet che ho girato come omaggio ad Alfred Hitchcock, ed è stato uno dei protagonisti di 'Boardwalk Empire'. La sua gamma interpretativa è impressionante.
Può passare senza sforzo dal dramma alla commedia, da una storia contemporanea ad un tilm ambientato nel passato. E’ bravissimo sia nei ruoli negativi - come quello del duro boss della malavita di 'BoardwaIk` - sia nei ruoli positivi come quello del gentile ma schivo storico di "Hugo Cabret" che idolatra George Melies e ammira tutti i suoi film. E' stato un grande piacere lavorare di nuovo con Michael".

Gran parte del ‘colore |ocale' della stazione ferroviaria è offerto dalle persone che vi gravitano intorno per guadagnarsi da vivere, come ad esempio la venditrice di fiori Lisette (Mortimer); il libraio Labisse (Lee); il giornalaio Monsieur Frick; e la proprietaria del bar Madame Emilie. Per il ruolo della potenziale, eccentrica coppia, Scorsese ha voluto due dei migliori attori inglesi, Richard Griffiths ("uno dei più grandi attori odierni", come afferma Scorsese ) e Frances de la Tour ("un’attrice che ammiro da tempo", aggiunge).
Il regista afferma: “I personaggi che John Logan ha inserito nel microcosmo della stazione, nella nostra ricostruzione della Parigi dell'epoca, Ii definisco ‘vignette’: fanno parte di quel mondo. Lavorano Il tutti i giorni. Tutti questi personaggi dovevano entrare e uscire dal film, creando legami fra loro, nello stesso modo in cui Hugo cerca un legame con il suo passate".
Scorsese ha trattato le ‘vignette’ con un tocco delicato come se facessero parte di un film muto. Silenziosamente, quasi senza proferir parola, i personaggi entrano ed escono dalle inquadrature ed interagiscono fra loro. La loro sola presenza apre scenari che arricchiscono l'atmosfera della stazione.

Nella parte del minaccioso cane dell'ispettore, Maximillian, sono stati utilizzati tre dobermann (Blackie e stato usato nella maggior parte delle scene, coadiuvato da Enzo e Borsalino).
L’addestratrice Mathilde de Cagny ha inoltre supervisionato l'uso di bassotti a pelo lungo (che fanno la loro comparsa nella storia nei ruoli di Frick ed Emilie), di un gatto (sempre appollaiato in cima ad una pila di libri nel negozio di Labisse) e di diversi piccioni (non possono mancare sulla torre dell'orologio!).
La stessa De Cagny spesso si è mescolata alla folla, restando abbastanza vicino all'azione per poter dirigere gli animali ma mai cosi evidente da inserirsi nell'inquadratura. Quando non c‘era folla, veniva dotata di un abito adatto per lo ‘schermo verde`, affinche la sua immagine potesse essere rimossa facilmente durante la post produzione.

Per il ruolo di un personaggio molto speciale — centrale alla trama e al suo svolgimento — i filmmaker si sono rivolti all'attrezzista di scena David Balfour, che ha lavorato con l'ingegnoso costruttore Dick George, per creare l’automa di Hugo.
Dick George spiega: "E’ un personaggio in sè, quindi è stato come costruire un piccolo essere umano". Sono stati realizzati un totale di 15 automi per le riprese: ognuno esegue un movimento diverso oppure ha una sua specifica funzione all'interno della storia.
George continua: "II nostro vantaggio è stato quello di poter avere tutte le più moderne tecnologie a nostra disposizione, cosa che i primi orologiai non avevano; tuttavia avevano una profonda esperienza e comprensione dei meccanismi degli orologi. Nei primi automi l'informazione era programmata, lettera dopo lettera, perciò scriveva e disegnava in modo limitato. Nel nostro caso, poiché si tratta di un programma informatico, può disegnare qualsiasi cosa".

Del suo silenzioso co—protagonista, Asa Butterfield osserva: "E` strano perché sembra davvero un altro attore. Quando mi hanno detto che avrei lavorato con un robot, pensavo che sarebbe stato come l'uomo di latta de ‘|| Mago di Oz', ma in realtà ha un aspetto molto umano".
Ben Kingsley osserva: “L’automa ha assunto una vita propria. E' stato molto emozionante osservare questo tipetto che gira la testa, intinge la penna nel calamaio e disegna la faccia della luna. C’è una scena in cui Hugo arriva da Georges con l'automa in braccio ed è come un bambino che culla un altro bambino. Poi sono io a prenderlo in braccio e ce ne andiamo e sembriamo tre bambini che vanno via".


‘UN SOGNO AD OCCHI APERTI’: TROVARE IL VERO MÈLIÈS
"Nei miei DVD dei film di Méliès c’è l'immagine di Méliès in copertina", dice Scorsese. "Un giorno sul set, due dei bambini del film, di circa 12 anni, hanno visto i DVD e pensavano che l’uomo dell'immagine fosse Ben Kingsley. Gli ho detto che si trattava di Méliès, e loro mi hanno chiesto: ‘Quindi esisteva davvero'?’
Georges Méliès non è stato il primo a fare film — quest‘onore appartiene ai fratelli Auguste e Louis Lumière che hanno inventato ‘le immagini mobili` nel 1895 realizzando centinaia di film in cui per lo più documentavano eventi ‘reali` (ad esempio uno dei primi, "L‘Arrivée d‘un train á La Ciotat" (L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat), fece letteralmente sobbalzare gli spettatori sulle poltrone del cinema, quando videro un grande treno a vapore correre sullo schermo verso di loro). La storia racconta che i due fratelli fossero convinti che la loro invenzione sarebbe stata una moda passeggera.

Georges Méliès la pensava diversamente. Disinteressato all'attivltà di famiglia di fabbricanti di scarpe, Méllès vendette la fabbrica usando i proventi per lanciarsi in una nuova professione: la magia.
Comprò un teatro (appartenuto in precedenza al suo mentore Jean-Eugène Robert-Houdin, il mago che ispirò il giovane Ehrich Weiss a cambiare il suo nome in Harry Houdini) e inizio ad esibirsi.
Vide il suo primo film all'età di 34 anni, e secondo lui questa nuova forma d’arte possedeva la magia che tanto amava. Costruì le sue prime macchine da presa e proiettori con l'aiuto di R.W. Paul, spesso riciclando parti meccaniche degli automi utilizzati da Robert—Houdin. I suoi primi film ricreavano le sue performance teatrali. Tuttavia, presto iniziò ad elaborare la narrazione e le tecniche di montaggio, dando vita ad alcuni primissimi "effetti speciali", che comprendono la stop motion, la fotografia ‘invecchiata’, esposizioni multiple, dissolvenze e colori dipinti a mano. In seguito vendette il teatro e costruì il suo studio, con un palco interamente fatto di vetro (per sfruttare al massimo l’illuminazione) al suo centro.

“La cosa straordinaria di Méliès", dice Scorsese, "è il fatto che ha esplorato e inventato la maggior parte di tutto ciò che ancora viene fatto al cinema. C’è una linea diretta dai film fantasy e di fantascienza degli anni '30, '40 e '50 al lavoro di Harryhausen, Spielberg, Lucas, James Cameron.
C’è già tutto. Méliès aveva già fatto tutto quello che oggi viene realizzato con il computer, lo schermo verde e il digitale, la differenza è che lo faceva nella sua cinepresa, nel suo studio".
Il suo capolavoro, il film di 14 minuti dal titolo “Le voyage dans la lune" (Viaggio nella luna) è stato girato nel 1902. Ha continuato a scrivere, dirigere, interpretare, produrre e scenografare film ed entro il 1914 aveva realizzato oltre 500 film, con soggetti che vanno dalla ‘realtà’ (in cui vengono ricreati eventi di attualita) al fantasy/fantascientifico (da "La royaume des fées“ a "Voyage à travers l'impossible"), che duravano da 1 a 40 minuti. Meliès viene spesso definito il ‘padre della cinematografia narrativa’, e molti gli riconoscono il merito di aver inventato i generi fantasy, della fantascienza e horror.

A causa di uno sfortunato incidente con Thomas Alva Edison (che acquistò una copia di “Le manoir du diable", del 1896 di Méliès, duplicandola e presentandola con successo negli Stati Uniti senza riconoscere alcun profitto al suo vero autore), il filmmaker iniziò a girare due copie contemporaneamente, una per l'Europa e l'altra per l'America. Recentemente uno storico cinematografico ha unito entrambe le copie di “Le cake-walk infernal" e l'immagine che ne risulta sembra un grezzo predecessore del cinema in 3D.
In seguito Méliès non riusci a stare al passo con i progressi dell'arte cinematografica e con lo scoppio della prima guerra mondiale svanì il fascino che aveva lino a quel momento esercitato. Alla fine abbandonò il suo studio, bruciò i set e i costumi e vendette le copie dei suoi film affinchè venissero fuse a scopi chimici.

Per poter sostenere sé stesso, la sua seconda moglie e sua nipote, Méliès, negli anni ’20, lavoro in un negozio di dolci e di giocattoli sette giorni su sette, in una delle stazioni centrali di Parigi, Gare Montparnasse. Fu dimenticato fino a quando la comunità artistica dei surrealisti francesi non riscoprì il suo lavoro, colpita dalla qualita visionaria delle sue opere. Un rinnovato interesse nei suoi confronti diede vita ad un gala parigino in cui, con Méliès come ospite d`onore, furono proiettati molti dei suoi film. Stava persino lavorando ad un nuovo film, quando morì, nel 1938.
Scorsese osserva: “La prima volta in cui ho letto il libro, non mi ero reso conto che il signore del negozio di giocattoli era in realtà proprio Georges Méliès. E' una storia vera. Non aveva un quattrino e finì a lavorare in questo negozio a Gare Montparnasse, dove rimase per 16 anni".
Spiega Ben Kingsleyz "Abbiamo romanzato il film in modo discreto. Molti credevano che Georges fosse morto durante la prima guerra mondiale, in realtà si era chiuso ed isolato nel suo negozio. Lo abbiamo ricreato benissimo grazie alle fotografie e alla gente che lo ha conosciuto. Restare fedeli a ciò che è realmente accaduto è un tema delicato e affascinante".


FRA MITO E REALTA’: LA PARIGI DI SCORSESE DEL 1931
Per ricreare il mondo parigino dei primi anni ’30, filtrato attraverso Hugo Cabret, un personaggio di fantasia, Scorsese aspirava a creare, come lui stesso ha dichiarato, "un equilibrio fra mito e realtà". La ricercatrice Marianne Bower ha conferito autenticità al film, aiutata dalle fotografie dell'epoca, dai documenti e dai film di quel tempo, restringendo il suo campo di ricerca al periodo che va dal 1925 al 1931.
I dipartimenti creativi del film hanno visto 180 film di Méliès, per una durata complessiva di circa 13 ore, oltre alle pellicole di Rene Clair e Carol Reed, il cinema dell'avanguardia degli anni ‘20 e ‘30. Hanno inoltre visto i tilm dei fratelli Lumière e ifilm muti degli anni ’20 per studiare le tonalita e le sfumature cromatiche deIl'epoca. Ma non si sono limitati alle cosiddette ‘immagini mobili` perché hanno studiato anche le fotografie di Brassai (il fotografo ungherese Gyula K. Halász, che ha immortalato Parigi fra le due guerre) per poter riprodurre il look delle strade parigine, nonche l'aspetto e il comportamento degli attori che compaiono nel background del film.

Al di là di alcune riprese ‘on location', la maggior parte del film è stato girato presso gli Shepperton Studios, in Inghilterra, dove lo scenografo Dante Ferretti ha supervisionato la costruzione del mondo di Hugo, che comprende una stazione a grandezza naturale con tutti i suoi negozi, l’intero edificio in cui vive Méliès, il suo studio di vetro, una struttura bombardata a fianco, il negozio di vini all'angoIo con tutta la mercanzia, ed un enorme cimitero con le tombe di pietra e grandi monumenti.
AI centro della storia campeggia la stazione, costituta da un insieme di elementi di disegn e di strutture ispirati alle tante stazioni dell'epoca, alcune delle quali esistono ancora e si sono rivelate utili agli artisti; purtroppo Gare Montparnasse fu distrutta e ricostruita completamente nel 1969. Dice Scorsese: "La nostra stazione è il risultato dell'insieme di tante diverse stazioni ferroviarie parigine dell'epoca. Anche la nostra Parigi è una città che si basa sulla nostra impressione della Parigi di quegli anni".

Gli straordinari set di Ferretti sono stati arricchiti di particolari dell'epoca con l'aiuto della decoratrice Francesca Lo Schiavo, che confessa di aver avuto |"ingrato’ compito di fare shopping nel mercatini di Parigi. Ha inoltre supervisionato la riproduzione di poster del 1930-31 da appendere nella stazione e su alcuni edifici. Nel film ci sono anche riferimenti che rendono omaggio ai migliori film francesi.
Ferretti si è ispirato ad una esperienza personale: all'età di otto anni, il padre del suo migliore amico lavorava con gli orologi e quando l'artista ha iniziato ad inserirli nelle sue creazioni, "mi sono tornati in mente particolari che avevo apparentemente dimenticato". (Gli orologi sono stati costruiti da Joss Williams della squadra degli effetti speciali).

La sala principale della stazione occupava l'intero teatro di posa, per una lunghezza di 45 metri, una larghezza di 36 metri e un’altezza di 12 metri. Questo vasto ambiente ha consentito a Scorsese e al direttore della fotografia Robert Richardson di riprendere i movimenti, il trambusto e I'intreccio delle varie storie raccontate dalla trama di Logan, compreso un inseguimento mozzafiato fra l'ispettore e Hugo.
Anche la costumista Sandy Powell ha svolto ricerche nel passato per raccogliere informazioni e trovare l'ispirazione, ma ha giocato anche con l'idea lanciata da Scorsese di scoprire ‘l'impressione di Parigi’. Nel film appaiono abiti vintage utilizzati come riferimento, ma quando sono stati indossati dagli attori sono stati ritoccati e persino rifatti.

Powell ha trovato la caratteristica maglia a strisce indossata da Hugo, e ne ha fatte fare alcune copie (erano necessari diversi set di costumi identici per i personaggi che non cambiano quasi mai abito nel corso del film). Quando Helen McCrory appare nell'immagine di una costellazione, in uno dei film di Meliès, indossa la gonna di un vecchio abito degli anni ’4O o ‘50, che insieme ad un corpetto, è stato trasformato nel costume vaporoso adatto ad una stella. I costumi di Kingsley nel ruolo di Méliès sono stati direttamente riprodotti dalle fotografie, ed imbottiti non solo per conferire all'attore una silhouette curva ma anche per ricordargli di non assumere una posizione troppo eretta.
Ma la storia non ha sempre avuto il sopravvento nella scelta dei costumi: al posto dell'uniforme verde bottiglia dell'ispettore ferroviario, Powell ha preferito il colore turchese.


‘E’ COME UN PUZZLE- QUANDO METTI INSIEME I PEZZI, ACCADRA’ QUALCOSA: GIRARE IL MONDO DI HUGO IN 3D
Martin Scorsese non nasconde il suo interesse per il cinema in 3D, avendo trascorso gli anni della sua formazione proprio nel periodo in cui il 3D veniva usato nei film di ogni genere. Racconta: "Era il 1953 e il primo film che ho visto e stato ‘House of Wax’ diretto da André de Toth— forse il migliore film in 3D mai fatto".
Tuttavia, è una pellicola distribuita l'anno successivo che secondo Scorsese, avrebbe prodotto un effetto duraturo per l'uso intelligente del 3D al servizio della storia. Spiega il regista: "II 3D di Alfred Hitchcock ne ‘Il delitto perfetto era davvero incredibile. AI posto di essere limitato ad un effetto, interagisce con la storia e utilizza lo spazio come un elemento della narrazione. Lavorando con il 3D ho scoperto che questa tecnica accentua la performance dell'attore, è come guardare una scultura che si muove. Non è più piatto. Con le giuste performance e i giusti movimenti, diventa un miscuglio di teatro e di cinema, ma diverso da entrambi. E` una cosa che mi ha sempre interessato ho sempre sognato di fare un film in 3D".

I membri della troupe hanno visto "La maschera di cera" e "II delitto perfetto". Anche per il direttore della fotografia di Scorsese, Robert Richardson, è stata la prima volta che ha lavorato con questo formato. Afferma il regista/produttore: "Bob è un artista meraviglioso e non aveva mai usato il 3D, e quindi ci siamo esortati a vicenda. Volevamo sperimentarlo e abbiamo scoperto tante cose interessanti.
“Probabilmente la prima immagine che ho visualizzato quando ho iniziato a lavorare su ‘Hugo Cabret"`, continua Scorsese, "era proprio quella di Hugo che corre e si guarda indietro con un’espressione di nostalgia negli occhi. II 3D produce un effetto di intimita rispetto ai personaggi, perché gli attori risultano più vicini a noi. Secondo me, il 3D crea un legame più forte fra il pubblico e i personaggi".

Robert Richardson afferma: “’Hugo Cabret’ è stata una sfida senza precedenti. Desideravo evocare il romanticismo della Parigi degli anni ’30 senza distaccarmi troppo dal presente. Il cinema francese ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore e con il vasto potenziale del 3D, spero di aver riprodotto la magia con cui Méliès ha dato vita alle sue opere".
Per aggiungere la tridimensionalita alle riprese, è stato reclutato lo stereografo Demetri Portelli, che ha lavorato con un monitor speciale, utilizzando un telecomando per sincronizzare l'occhio della cinepresa sull'attrezzatura 3D. Portelli afferma: “II 3D accentua l'espèrienza visiva, creando un mondo fisico estremamente vicino alla realtà, intensificando il coinvolgimento del pubblico nella storia".

Per la scena in cui Hugo e Isabelle si recano nella biblioteca, la troupe ha girato presso la Bibliothèque Sainte-Geneviève. Richardson aveva preparato delle gru con le luci all'esterno delle finestre per simulare la luce del sole ma quando è giunto il momento di filmare, il sole ha illuminato naturalmente la grande libreria, facendo capolino da tutte le sue finestre. Portelli racconta: "Parte dell'atmosfera è stata creata con del fumo bianco per definire i raggi luminosi. Nel mio schermo 3D apparivano come fasci solidi di luce color platino. Nella mia esperienza questo si può ottenere solo girando in 3D. Girando direttamente in 3D — catturando cioè il 3D sul set con una attrezzatura ad hoc- si possono muovere le lenti di ogni cinepresa intorno ad un oggetto da due diverse posizioni, cosi come gli occhi della testa vedono da angolazioni diverse. Questo processo ci consente di costruire il volume degli oggetti che inquadriamo, e conferisce a tutte le immagini del film una straordinaria tangibilità fisica".

L’aria della stazione ferroviaria è stata trattata in modo simile, per dare agli spettatori l'impressione del tempo e dell'atmosfera del luogo. La ‘polvere’ è ottenuta da piccolissimi frammenti di piume d’oca con l'aggiunta di ‘fumo’ generato dal ghiaccio secco.
"Hugo Cabret" è stato anche il primo film in 3D della montatrice Thelma Schoonmaker, che ritiene che questo formato abbia arricchito il progetto. Afferma: "L’uso del 3D in ‘Hugo Cabret’ da parte di Scorsese e di Richardson sembra abbracciare gli attori e accresce le emozioni evocate dalla storia del film".

Ma "Hugo Cabret" è molto più dell'avventura di un ragazzo pieno di speranze: il suo tema centrale è la riscoperta e la riaffermazione di un autentico artista dei primordi del cinema. Attraverso i flashback, il pubblico assiste all'intero arco della carriera di Méliès... da mago a filmmaker e in ultimo, negoziante. Il film mostra scene dell'artista intento a girare. Scorsese ha avuto l'arduo compito di selezionare alcuni fra gli oltre 500 film girati da Méliès, e infine per il trattamento ‘dietro le quinte`, ha scelto "Le royaume des fées" del 1903. Dice Scorsese: "VoIevo mostrare tre o quattro scene del film ma poichè il film ha luogo sott’acqua abbiamo pensato che sarebbe stato interessante mostrare il modo in cui sono state effettuate le sequenze subacquee: semplice ed incredibilmente efficace".
Lo studio di vetro di Méliès è stato costruito negli Shepperton Studios in Inghilterra, basato sui disegni, le misure e le fotografie dell'edificio originale. La Cinémathèque Française ha fornito il diagramma di Méliès per le riprese subacquee — la squadra di Scorsese ha ricreato la collocazione dell'acquario con i pesci e della cinepresa per riprodurre l'effetto Méliès.

Il supervisore effetti visivi Rob Legato ha avuto il compito di ricercare la lunga lista di effetti cinematografici che Meliès per primo ha creato, utilizzando solo gli strumenti e le tecniche disponibili all'epoca. Legato dice: "E’ stato un progetto magico, avere Vopportunità di tornare agli esordi del cinema sotto la guida di Martin Scorsese. Quello che faccio nella mia professione è creare effetti visivi ed ecco il ‘padre degli effetti visivi’, colui che ha incorporato i trucchi nella cinepresa e che adora il cinema, avere tanta parte del film".
Scorsese presenta le opere di Méliès come "film nel film": ad esempio "Le palais des mille et une nuits" racconta di un gruppo di scheletri danzanti che scompaiono quando si confrontano con avventurieri armati di spada. Il filmmaker stesso è apparso nel ruolo di Satana in molti progetti e Kingsley lo imita perfettamente, indossando lo stesso costume ed effettuando la nota sparizione attraverso una botola nel pavimento. In altre scene vengono invece mostrati altri film.

Ogni volta che un film di Mèliès e stato direttamente citato sullo schermo da Scorsese, diverse ore di lavoro sono state impiegate per riprodurre fedelmente ogni aspetto del film- dalle apparizioni degli attori e dei loro movimenti, ai costumi, le luci e gli effetti. Il materiale è stato ricreato con la massima precisione, in ogni inquadratura. Legato conferma: "E’ impossibile descrivere la cura con cui abbiamo ricreato lo spirito di Melies nel suo studio- i costumi, il trucco, gli assistenti alla regia che lavorano sulle espressioni degli attori per farli somigliare ai film originali. E' un lavoro accurato, svolto analizzando le clip, momento dopo momento".
La priorità è stata quindi l'autenticità e l'accuratezza, e i filmmakers hanno fatto di tutto per conferire autenticita... ad esempio le sarte che lavorano sui film di Georges Meliès sono in realtà le sarte che hanno lavorato in “Hugo Cabret". Scorsese afferma: "Non ci siamo preoccupati dell'enormita dell'impresa perché è stato bellissimo. Mentre Iavoravamo nello Studio di Meliès, sembrava che stessimo celebrando noi stessi, ed è stato un onore per noi realizzare la nostra versione di queste opere cosi note e lontane nel tempo".

Kingsley, dopo aver guardato tutti i film esistenti di Méliès, ha trovato un’ispirazione più diretta: "H0 visto tutti i film di Georges, ma non è solo una questione di ricerca e preparazione. Questo è marginale e non ti insegna nulla di cosa significa essere Georges. Ma poi, lavorando con Martin, che è un genio, mi sono reso conto che il mio modello per il ruolo di Georges Méliès doveva essere Martin Scorsese! Eccolo lì. Perché cercare altrove? Non dovevo andare a cercare notizie su qualcuno che è morto tanto tempo fa, con cui non si può più parlare. Accanto a me c‘è Scorsese, un pioniere del cinema, con cui condivido la stessa stanza, giorno dopo giorno. E' a lui che mi sono rivolto".
Méliès creava gli effetti facendo prove ed errori — girando, aspettando che il film venisse sviluppato e montato, e quindi guardandolo... poteva funzionare o meno. Legato si è rivolto a tecniche collaudate per ottenere la magia sullo schermo, specialmente in una grande scena in cui una locomotiva deraglia e sopraggiunge stridendo, sfondando una delle gigantesche finestre della stazione, nella strada sottostante.

Un simile incidente era successo a Gare Montparnasse, il 23 ottobre 1895. L’immagine sconvolgente della locomotiva sulla strada, con la parte posteriore ancora appoggiata ai resti della finestra, è diventata il riferimento di Legato. Spiega: "Il mio primo istinto è stato fotografare la scena. Ho avuto delle ottime esperienze quando ho fotografato i modelli in miniatura di ‘Titanic’ e di ‘Apollo 13’. Quindi abbiamo costruito il treno e la finestra [su una scala di 1:4], predisponendo la stessa meccanica; ha reagito in modo simile altincidente storico, persino la posizione contorta del treno assomiglia a quella delle fotografie".
La squadra degli scenografi e degli ingegneri è stata impegnata mesi per costruire un treno lungo 4 metri e una finestra di 6 metri. Per arricchire la scena sono stati collocati modelli di biciclette e valige in miniatura sulla strada sottostante la finestra. Il treno impiega solo un secondo e mezzo a schiantarsi, ma l'azione e stata appositamente rallentata e corredata di altri effetti, e il risultato finale è molto convincente.

In alcune scene, Scorsese ha portato la sua cinepresa 3D sul posto per aggiungere un’atmosfera di autenticità. Nelle scene in cui appare Jude Law nel ruolo del padre di Hugo, al lavoro nel museo, è stato utilizzato il rinomato Victoria and Albert Museum di Londra. Isabelle e Hugo vanno al cinema in una storica sala cinematograñca di Parigi, in cui l'ingresso è decorato con vecchi poster di film muti e altri film che uscirono realmente fra il 1930 e il 1931. Il teatro parigino in cui Georges viene festeggiato è un'auIa della Sorbonne, la storica universita situata nel Quartiere latino, nel quinto arrondissement di Parigi, che in precedenza ospitava l'antico centro culturale della città. Un giovane Georges viene visto in un flashback mentre fa Ievitare Jeanne e la sequenza e stata girata presso l'Athenée Theatre Louis-Jouvet di Parigi (la scena e ispirata a un poster dell'epoca che pubblicizza la magia, e Sandy Powell ha persino dipinto a mano l'interno della gonna di Jeanne, che si vede quando la damigella viene fatta fluttuare in aria).

La Parigi del 1931 è evidente in ogni aspetto di "Hugo Cabret", dai costumi, ai set, all'arredamento e allo stile. La colonna sonora di Howard Shore e una lettera d‘amore, sia alla cultura francese degli anni ’3O sia alle strabilianti invenzioni cinematografiche di quei giorni. La musica di Shore e eseguita da due orchestre —una contenuta nell'altra, per creare una stratificazione della tavolozza musicale. All'interno di un’ orchestra sinfonica completa risiede un ensemble più piccolo, una sorta di piccola banda francese che comprende strumenti tipici quali le onde Martenot, la musette (la cornamusa francese), il cimbalom, la pianola, la chitarra classica, il contrabasso, la batteria (degli anni ‘30) e l'a|to sassofono. "Volevo abbinare la profondità del suono con la profondità dell'immagine — un connubio di luce e suono", dice Shore.


‘LA STRADA VERSO CASA’: LA FIN D’UN RÈVE
Per Ben Kingsley, portare in vita il ‘padre della cinematografia narrativa’ è stato solo uno dei benefici del suo ruolo in "Hugo Cabret". Kingsley afferma: "I personaggi sono molto ricchi e gli attori li hanno interpretati con la gioia e lo stupore tipici di un film animato. E Martin ha usato tutte le naturali eccentricità ed energie di ogni singolo attore ottenendo un effetto magnifico. Il film è misterioso, commovente, spiritoso. Il set è splendido; i giocattoli del mio negozio sono bellissimi. I colori, il 3D... tutto è incredibilmente spettacolare e meraviglioso nel senso più letterale del termine".
Dal momento in cui ha visto "Viaggio nella luna", a quando ha visto il suo romanzo illustrato trasformarsi in film, l'autore Brian Selznick ha mantenuto un senso di gratitudine e di meraviglia: "Guardando il film, ora penso a quando da bambino disegnavo giorno e notte e penso a Martin Scorsese al cinema con suo padre e a Thelma Schoonmaker che è cresciuta ad Aruba e John Logan che ha visto Laurence Olivier a teatro nel ruolo di Amleto e a Dante Ferretti seduto nella torre di un orologio in Italia. Mi stupisco del modo in cui i nostri destini si sono incrociati portandoci fin qui bambini di ogni parte del mondo, ormai cresciuti, che si sono ritrovati a fare un film insieme che parla di due bambini che vivono in una stazione ferroviaria di Parigi".
Scorsese conclude: “In qualità di filmmaker, penso che tutto quello che si fa oggi al cinema è iniziato con Georges Méliès. E quando torno a guardare i suoi film originali, mi sento commosso ed ispirato perché ancora possiedono l'elettrizzante gusto della scoperta ad oltre 100 anni da quando furono realizzati; e perché sono le prime intense espressioni di una forma d’arte che adoro, a cui ho dedicato la maggior parte della mia vita".

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