L'imbroglio nel lenzuolo di Alfonso Arau

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locandina L'imbroglio nel lenzuolo
 
Regista: Alfonso Arau
Titolo originale: L'imbroglio nel lenzuolo
Durata: 100'
Genere: Drammatico
Nazione: Italia
Rapporto:

Anno: 2010
Uscita prevista: 18 Giugno 2010 (cinema)

Attori: Geraldine Chaplin, Anne Parillaud, Maria Grazia Cucinotta, Miguel Ángel Silvestre, Angélica Aragón, Giselda Volodi, Primo Reggiani, Pep Munné, Ralph Palka, Nathalie Caldonazzo, Elena Guerrini, Ernesto Mahieux
Soggetto: Francesco Costa, Maria Grazia Cucinotta,
Sceneggiatura: Giovanna Cucinotta, Chiara Clini, Romina Nardozzi, Francesco Costa

Trama, Giudizi ed Opinioni per L'imbroglio nel lenzuolo (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Vittorio Storaro
Montaggio: Consuelo Catucci, Roberto Perpignani
Musiche: Ruy Folguera
Scenografia: Giantito Burchiellaro, Enzo Forletta
Costumi: Stefano De Nardis, Claudio Manzi

Produttore: Maria Grazia Cucinotta, Giulio Violati, Riccardo Neri, Luis Ángel Bellaba
Produttore esecutivo: Riccardo Neri
Produzione: Seven Dreams Production, Aquelarre Servicios Cinematograficos
Distribuzione: 01 Distribution

La recensione di Dr. Film. di L'imbroglio nel lenzuolo
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Informazioni e curiosità su L'imbroglio nel lenzuolo

Girato con il supporto del Ministero per I Beni e Le Attività Culturali e Regione Siciliana.

Note dalla produzione:
Note di produzione
Spesso mi chiedono che cosa spinge un produttore ad investire in un progetto cinematografico. Nel mio caso, il tutto è avvenuto in modo casuale. Un giorno qualcuno ti regala un libro e tu, come per magia, pagina dopo pagina, ti innamori all’istante di quella storia e dei suoi protagonisti. Ti innamori di un’idea che stava lì da sempre e che qualcuno con passione ha saputo raccontare con originalità ed intensa emozione! Ti innamori di un sogno così straordinario ed unico da volerlo poi condividere con tutti gli altri.

Questo film ha subito un percorso bizzarro, è nato con l’intenzione di raccontare l’arrivo del cinema muto in un’Italia appena unita, in un’Italia dove si percepivano ancora molto forti i contrasti fra Nord e Sud, e poi il cinema è diventato solo un pretesto, un filo invisibile attraverso il quale soffermarsi a raccontare la vita dei tre protagonisti del libro. Tre storie molto particolari che a loro volta ci fanno scoprire e vivere questa incredibile invenzione, che è appunto il cinema, nei suoi tre aspetti più straordinari e stravaganti.
Il cinema come strumento di affermazione del talento e dell’ambizione di un’artista, come espressione della sua creatività. Il cinema come concetto di immortalità che si realizza, una risposta alla nostra profonda esigenza di durare per sempre e lasciare un segno nella memoria dell’umanità.

Il cinema come luogo ideale in cui sogni e illusioni prendono vita e tutto diventa possibile, una sorta di “Second Life”, in cui ogni singolo spettatore può identificarsi e condividere le proprie emozioni.
Attraverso il cinema la finzione ci svela, in tutte le sue sfumature, la sua ambiguità. Infatti, se da una parte ci consente con ingenuità di vedere realizzati i nostri sogni, dall’altra non riesce a tenere a bada l’elemento più demoniaco insito nella sua natura, che consiste proprio nel fatto che la finzione stessa a volte si sostituisce alla realtà al punto di diventare l’unica realtà possibile.

Quando ho iniziato a lavorare a “L’Imbroglio nel lenzuolo”, sono stata totalmente assorbita da ogni singola fase della preparazione, al punto da non riuscire a vedere nella sua globalità la complessità del film e della storia che mi accingevo a raccontare. Solo il primo giorno delle riprese mi sono resa conto che stavo realizzando un progetto ambizioso, o meglio, ambizioso per una giovane produttrice!
Un film in costume, un cast tecnico ed artistico internazionale, ed un set di 200 persone che ha viaggiato, con tutte le difficoltà che un’operazione del genere comporta, attraverso location meravigliose, dalla Campania alla Sicilia.

Chi lavora nel cinema sa che quando un set si costituisce, nasce una sorta di famiglia allargata, dove piccole abitudini, nevrosi ed emozioni si intrecciano con la creatività ed il talento degli artisti e dei professionisti che ne fanno parte.
Chi è a capo della produzione si ritrova a dover accontentare le esigenze di tutti per cui diventa naturale far arrivare sul set, ogni mattina, una baguette per colazione, se l’attrice francese ne fa richiesta, o fermare l’intero set dopo pranzo per una breve “siesta messicana” su gentile richiesta del regista, oppure per il cuoco evitare di cucinare cibi con l’aglio se una delle attrici è allergica a questa spezia.

Perchè il cinema è anche questo!
È un’idea di condivisione che accompagna il film dal primo ciak fino al giorno in cui arriva nelle sale cinematografiche. Una grande avventura in cui non mancano mai gli imprevisti.
Il 18 giugno il film arriverà nelle sale italiane, anche questa grande avventura sta per giungere al termine, ed è stato sensazionale, sia in veste di attrice che di produttrice, lavorare con attori del calibro di Geraldine Chaplin, Anne Parillaud, Ernesto Mahieux, Giselda Volodi, nonché con il giovane talento Primo Reggiani. Sono stati grandiosi nel dar vita ai personaggi di cui mi ero innamorata leggendo il libro di Francesco Costa.

Ancora oggi non riesco a descrivere l’emozione di vedere Geraldine nella scena in cui accompagna al pianoforte le pellicole mute nel teatro di Gennarino Pecoraro. Era come guardare un quadro d’autore, uno di quei dipinti del Caravaggio in cui luce e ombra disegnano un’armonia quasi divina. Vorrei inoltre sottolineare la grande ironia di Geraldine nell’accettare un ruolo così contraddittorio con tutto ciò che il suo nome ricorda e rappresenta nella storia del cinema. Si è come scossi da un brivido, quando la figlia del grande Chaplin recitando la battuta del copione, afferma che … “il cinematografo non ha futuro”!

Mi sono innamorata del personaggio di Marianna per la natura selvaggia in contrasto con le regole degli uomini ma in perfetta armonia con le leggi della natura.
Marianna prepara rimedi con le erbe per curare le paesane del circondario e toglie il malocchio proprio come faceva mia nonna. Così alcuni racconti di mia madre si sono mescolati alla storia del film in modo naturale. Preghiere antiche, tra il sacro e il profano, con cui si cercava di allontanare l’invidia delle persone, ma anche un modo, secondo me, per dare un senso alle avversità e nascondere la fatica dei campi.

Ed è proprio così che viene visto il cinematografo agli inizi del ‘900, come una sorta di “sortilegio”, una “diavoleria che affascina e al tempo stesso terrorizza”.
Come può “un piccolo raggio di luce portare la vita sopra un lenzuolo e far apparire cose e persone che un istante prima non c’erano?” … si chiedono i primi spettatori di fronte alle immagini tremolanti nel buio dei piccoli teatri dell’epoca. Così il cinematografo, nell’immaginario collettivo appare come un imbroglio … e finisce con l’essere soprannominato “L’imbroglio nel lenzuolo”
Maria Grazia Cucinotta


Note di regia
Durante i miei anni di studio all'Accademia di cinema, le figure a cui ero solito ispirarmi e guardare come a un modello di insegnamento, erano i grandi maestri del cinema italiano. Sapere che oggi sto realizzando un film italiano, partendo dalla lingua e dal cast fino ad arrivare alla stessa troupe, tra i cui nomi figura il grande Vittorio Storaro, autore della cinematografia, è la realizzazione di un grande sogno. Quando incontrai Maria Grazia Cucinotta al Mar del Plata Film Festival, le chiesi di accettare un ruolo accanto a Woody Allen nel cast del mio successivo film “Picking Up The Pieces” (Ho solo fatto a pezzi mia moglie). Ammiravo già Maria Grazia per il suo ruolo ne “Il postino”, ma dopo aver collaborato con lei in “Ho solo fatto a pezzi mia moglie” me ne sono completamente innamorato.

Dall'idea di fare un film insieme, alla sua realizzazione, il passo è stato breve: Maria Grazia, con grande impegno e tenacia, ha concretizzato quello che noi avevamo tanto sognato e sperato di attuare.“L'imbroglio nel lenzuolo”, da un romanzo di Francesco Costa, è una romantica e appassionata storia che sintetizza alla perfezione i miei tre grandi amori: l'armonioso concetto di femminismo, l'idea stessa di “cinema” e la grande arte della progettazione: “l'architettura”. La pellicola si articola attraverso la storia di personaggi infuocati e passionali, in cui l'amore che accende i cuori di due donne, Maria Grazia Cucinotta e Anne Parillaud, i sogni da grande cineasta del giovane Federico – Primo Reggianigenerano drammi e attese sullo sfondo di un'Italia del Sud in cui fa la sua prima apparizione il cinema. Il “Lenzuolo” – il velo bianco – racchiude in sé un significato metaforico: a prima vista può essere identificato con il telo che protegge e riscalda la passione dei due amanti, ma in realtà rappresenta il simbolo della rivoluzione culturale del tempo, proprio perché su un lenzuolo bianco venne proiettato per la prima volta in assoluto il primo film della storia.

Il lavoro superlativo di scolpire le bellezze dello sfondo paesaggistico di luoghi carichi di pathos come la Roma eterna e la bucolica Sicilia, ha dimostrato ancora una volta quale grande professionista sia Vittorio Storaro.“La mia grande famiglia cinematografica” o più semplicemente il cast: Maria Grazia Cucinotta, Anne Parillaud (indimenticabile interprete di Nikita) Geraldine Chaplin, i giovani talenti Primo Reggiani e Miguel Angel Silvestre: grandi attori, caratteristi e comparse romani e palermitani, hanno reso indimenticabile e avvincente la produzione di questo film. La presenza di così tante e diverse identità cinematografiche di natura europea, per non parlare della gentilezza e del sostegno della Rai e della Spagna, hanno permesso di lavorare in un'atmosfera ormai insolita nel mondo cinematografico, quella in cui si può realizzare un film che rimarrà per sempre.
Alfonso Arau

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