Tre moschettieri in 3D di Paul W.S. Anderson

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locandina Tre moschettieri in 3D
 
Regista: Paul W.S. Anderson
Titolo originale: The Three Musketeers
Durata:
Genere: Azione, Avventura, Romantico
Nazione: Germania
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 14 Ottobre 2011 (cinema)

Attori: Milla Jovovich, Orlando Bloom, Logan Lerman, Matthew MacFadyen, Christoph Waltz, Ray Stevenson, Mads Mikkelsen, Juno Temple, Luke Evans, James Corden
Soggetto: Alexandre Dumas
Sceneggiatura: Andrew Davies, Alex Litvak

Trama, Giudizi ed Opinioni per Tre moschettieri in 3D (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Glen MacPherson
Montaggio: Alexander Berner
Musiche: Paul Haslinger
Effetti speciali: Dennis Berardi, Mr.X Inc.
Scenografia: Paul D. Austerberry
Costumi: Pierre-Yves Gayraud

Produttore: Paul W.S. Anderson,Jeremy Bolt,Robert Kulzer
Produttore esecutivo: Martin Moszkowicz
Produzione: Constantin Film, Impact Pictures
Distribuzione: 01 Distribution

La recensione di Dr. Film. di Tre moschettieri in 3D
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Colonna sonora / Soundtrack di Tre moschettieri in 3D
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Davide Perino: D'artagnan
Luca Ward: Athos
Massimo Corvo: Porthos
Simone D'andrea: Aramis
Claudia Catani: Milady De Winter
Massimo Lodolo: Rochefort
Massimiliano Manfredi: Duca Di Buckingham
Luca Biagini: Cardinale Richelieu
Veronica Puccio: Costanza Bonacieux
Emiliano Coltorti: Planchet
Rossa Caputo: Regina Anne
Francesco Bulckaen: Re Luigi XIII

Informazioni e curiosità su Tre moschettieri in 3D


Note dalla produzione:
IL FILM
Le riprese de I TRE MOSCHETTIERI sono iniziate il 26 agosto 2010 in Bavaria, Germania. Prodotto dalla Constantin Film e dalla Impact Pictures per mano di Jeremy Bolt e Robert Kulzer, la pellicola è diretta e prodotta da Paul W.S. Anderson. Martin Moszkowicz, responsabile del settore cinema e televisione della Constantin Film, è il produttore esecutivo.
Il celebre romanzo di Alexandre Dumas è stato adattato da Andrew Davies (Il diario di Bridget Jones) e Alex Litvak (Predators). Gli altri fondamentali membri della squadra creativa erano lo scenografo Paul Austerberry (The Twilight Saga: Eclipse), l’ideatore dei costumi Pierre Yves Gayraud (Profumo - Storia di un assassino) e il direttore della fotografia Glen MacPherson (Resident Evil: Afterlife).

Il cast stellare vede in prima fila Logan Lerman (Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini), che incarna il giovane e idealista D’Artagnan, mentre Matthew MacFadyen (Pride & Prejudice, Robin Hood), Ray Stevenson (Codice Genesi, Thor) e Luke Evans (Immortals, Scontro tra titani) interpretano i tre moschettieri Athos, Porthos e Aramis. Il vincitore dell’Academy Award® Christoph Waltz (Bastardi senza gloria, The Green Hornet) si cala nei panni dell’ingannevole Cardinale Richelieu, Milla Jovovich (Resident Evil: Afterlife) è la bellissima agente che fa il triplo gioco Milady De Winter, mentre Orlando Bloom (la saga di Pirati dei Caraibi inaugurata da Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma) incarna il Duca di Buckingham.

La pellicola vede anche coinvolte le stelle in ascesa Juno Temple (L'altra donna del re, Diario di uno scandalo) e Freddie Fox (St. Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold) nei panni della regina Anne e del Re Luigi. Gabriella Wilde (St. Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold) è la meravigliosa Costance, sempre piena di idee. Il comico britannico e star della televisione James Corden (I fantastici viaggi di Gulliver) è il servo dei moschettieri, Planchet. Mads Mikkelsen (Casino Royale, Scontro tra titani) invece interpreta la nemesi di D’Artagnan, Rochefort, lo spietato capitano delle guardie del cardinale.

La Summit Entertainment distribuisce I TRE MOSCHETTIERI negli Stati Uniti, mentre la Constantin Film fa lo stesso in Germania. Tra gli altri distributori stranieri, figurano la GAGA per il Giappone; E1 nel Regno Unito; TF1/UGC per la Francia; Aurum Producciones in Spagna; Rai Cinema per l’Italia; Alliance Films in Canada; e la DCA per l’America latina.


UN NUOVO CAST PER UN RACCONTO CLASSICO
Jeremy Bolt e il regista, nonché suo socio di produzione, Paul W.S. Anderson ritrovano Robert Kulzer per realizzare I TRE MOSCHETTIERI. Come capita ai personaggi del film, anche questi tre artisti tornano insieme, in questo caso per realizzare una fiction storica, un prodotto molto diverso dalle loro ultime collaborazioni.
“Ho sempre amato I tre moschettieri”, rivela Anderson. “E’ una storia classica. Ho letto il libro quando ero a scuola e sono cresciuto vedendo la versione cinematografica diretta da Richard Lester. E’ un tipo di film che ho sempre voluto realizzare. Per me, è un’autentica passione da molto tempo. E’ una classica storia di eroismo, amore e amicizia. E’ ambientata in Francia, ma racconta la storia di un uomo comune, D’Artagnan. E’ un giovane che cresce in campagna e che sogna di avere successo in città”.

Come rivela il produttore Jeremy Bolt, “io e Paul eravamo a Berlino e parlavamo di realizzare un film che sfruttasse questa magnifica architettura europea. La versione del film con Oliver Redd – che Paul ha sempre amato – mi è venuta in mente quando stavo in palestra e mi è sembrata subito un’ottima idea. L’ho proposta immediatamente a Paul, perché cercavamo un progetto pieno di avventure e lo abbiamo trovato ne I tre moschettieri”.

Come sostiene Kulzer, “Io e Paul abbiamo realizzato tanti film insieme, di solito con protagonisti zombi, mostri e forze del male. Tuttavia, ritengo che stiamo crescendo e in effetti Paul si è sposato e ha una bambina, Ever. Paul è un padre affettuoso e credo che Ever lo abbia spinto in altre direzioni. In generale, abbiamo pensato che questa fosse una grande opportunità per Paul di mostrare un aspetto del suo lavoro e delle sue doti che vada oltre i film d’azione e di provare che è in grado di raccontare una storia d’amore dotata di un umorismo e uno spirito notevole”.

Anderson aggiunge che “molte persone ritengono che realizzare una pellicola d’epoca dopo tanti film di fantascienza rappresenti un cambiamento importante. In realtà, io non sono d’accordo, perché le pellicole di fantascienza e i prodotti d’epoca hanno molto in comune. In effetti, in un film di fantascienza devi creare i set e c’è bisogno di costruire un mondo. Tutti devono indossare un costume, così come avere un certo taglio di capelli. Si tratta di creare un universo, proprio come avviene quando realizzi una pellicola d’epoca. E’ quello che è stato fatto per I TRE MOSCHETTIERI”.

Il regista prosegue dicendo che “a mio avviso, I TRE MOSCHETTIERI è una storia che offre ai realizzatori l’opportunità di portare il pubblico in un universo che non ha mai visto, come il mondo favoloso della Parigi del diciassettesimo secolo. Per me era veramente eccitante, anche perché nelle precedenti versioni de I TRE MOSCHETTIERI nessuno aveva mostrato realmente la Francia e Parigi. Potrà sembrare strano detto da un realizzatore che ha girato il suo film in Germania, ma l’architettura era tipicamente francese. Inoltre, grazie agli effetti visivi siamo riusciti a ricreare degli spazi di Parigi che non erano mai stati mostrati prima. Per esempio, la Cattedrale di Notre Dame e il Louvre come erano all’epoca, questi ponti favolosi che passavano sopra la Senna e che avevano delle case e dei negozi ai loro lati, tutti aspetti mai presentati nelle precedenti versioni cinematografiche di questo romanzo”.

Scegliere il cast di una pellicola è sempre importante per il suo successo, ma il processo diventa fondamentale quando si affronta una storia classica con dei personaggi molto noti.
“E’ stato difficile scegliere il cast, perché tutti gli attori dovevano essere simpatici, affascinanti e in grado di affrontare i problemi sentimentali dei loro personaggi. Inoltre, molti di loro devono volare in aria, combattere con la spada, andare a cavallo e sui dirigibili. Così, ciascun attore doveva possedere tante doti diverse”, rivela Kulzer.

Logan Lerman è stato il primo interprete a essere scelto, nel ruolo di D’Artagnan. Come dichiara l’attore, “D’Artagnan rappresenta il personaggio giovane e morale che spinge i moschettieri a tornare in pista. All’inizio della pellicola, quando lascia la sua cittadina, è un ragazzo presuntuoso e ingenuo, che scopre la dura realtà della vita viaggiando verso la grande città e incontrando delle persone poco rispettabili”.

Bolt spiega che “abbiamo scelto di rappresentare D’Artagnan come era nel libro, ossia un ragazzo di 17 o 18 anni. E’ molto intelligente e buono con le persone, non soltanto un grande atleta e spadaccino. Logan è un giovane brillante, estremamente coinvolto in quello che fa. Lo abbiamo affiancato a un ottimo coreografo e maestro di spada, così è diventato un atleta bravissimo. Inoltre, ha un lato molto cordiale e per noi era importante che D’Artagnan avesse le caratteristiche di un uomo comune. E’ un ragazzo di campagna della Guascogna, in sostanza un signor nessuno, che però cambia il mondo”.

Lerman era eccitato di poter lavorare con il regista Paul W.S. Anderson. Come spiega l’attore, “Assieme a Paul e la sua squadra abbiamo sviluppato un’ottima collaborazione. E’ bello poter esprimere la propria opinione sul personaggio ed effettuare dei piccoli cambiamenti, in modo da sentirsi a proprio agio in ogni scena. Paul era sempre molto disponibile e aperto alle nuove idee”.

Anderson dice che “Logan Lerman nei panni di D’Artagnan fornisce un’intensità notevole. Logan mi ha ricordato immediatamente il giovane Tom Cruise, nel periodo di Risky Business. Ha un’intensità fantastica, proprio come è il personaggio di D’Artagnan. Lui non vede l’ora di lasciare casa, andare a Parigi per cercare la sua strada e diventare un moschettiere. Logan incarna decisamente queste caratteristiche. Era la prima volta che abbandonava l’America, non era mai stato in Europa, quindi tutto era eccitante per lui, così come era per me poter avere questa carica nella pellicola, compito facile visto che Logan ne ha da vendere. E poi devi metterlo al fianco della visione molto più disillusa e cinica di Matthew Macfadyen, Ray Stevenson e Luke Evans. Loro hanno partecipato a molti più film, fatto tante altre cose, vissuto maggiormente e quindi sono diventati un po’ più cinici. Rimangono delle persone amabili, ma anche un po’ disilluse. E’ proprio quello che sono i loro personaggi nel libro e nel film”.

Anche Lerman era eccitato di lavorare con gli attori che avrebbero incarnato i tre moschettieri. Ma il primo incontro del suo personaggio con loro non è quello che sognava.
“Quando incontra i tre moschettieri, rimane subito deluso”, rivela Lerman. “Lui pensava che fossero degli eroi, ma in realtà sono soltanto degli ubriaconi annoiati, senza uno scopo nella vita. D’Artagnan cambia le loro esistenze, guadagnandosi il rispetto e riportandoli insieme”.

Scegliere i moschettieri era un compito complesso, perché ogni personaggio viene descritto accuratamente nel romanzo di Dumas, il misterioso Aramis, lo scintillante Porthos e il malinconico Athos.
“Loro dovevano trovare un buon equilibrio con gli attori, perché i moschettieri hanno un rapporto paritario e sono presenti in un numero di pagine pressoché identico. Matthew Macfadyen nei panni di Athos è una scelta brillante, perché lui possiede una grande eleganza e grazia, che nasconde una violenza interiore notevole. Porthos ama molto la vita e gli eccessi, gli abbracci forti, la birra e il vino, così Ray Stevenson ci permetteva di presentare queste caratteristiche fisiche. Luke Evans nei panni di Aramis è decisamente bello, ma con una dose di mistero”, rivela Bolt.

“Ho scelto con grande cura i tre moschettieri”, afferma Anderson. “Sentivo che dovessero essere uniti. E’ necessario avere l’impressione che questi uomini siano vissuti a stretto contatto per molto tempo. In effetti, questi tre omoni hanno condiviso un minuscolo appartamento. E quando vanno in guerra, lo fanno insieme. Insomma, bisognava esprimere questo senso di intimità ed è difficile farlo quando scegli degli attori che magari non si sono mai incontrati prima e che all’improvviso si trovano catapultati in un film”.
Matthew Macfadyen è stato scelto per incarnare Athos, pieno di talento ma con il cuore spezzato. Il produttore Robert Kulzer, parlando dell’attore, sostiene che “incarna brillantemente il ruolo di Athos, con eleganza e dignità, ma anche con una vena di violenza e brutalità”.

Macfadyen ha apprezzato la parte, soprattutto per quanto riguarda la sua profondità. “Athos è stato ingannato dalla sua amata Milady, che ha tradito lui e i suoi amici a favore del Duca di Buckingham. Per questo, Athos è burbero e comunica poco. E’ un personaggio oscuro e beve per nascondere le sue pene d’amore”.
Ma quando D’Artagnan arriva a Parigi, Athos riconosce in lui tutti gli ideali della sua giovinezza. “Istintivamente, si lega a D’Artagnan perché gli ricorda un po’ come era da giovane, la stessa sensazione che provano gli altri moschettieri. D’Artagnan è pieno di gioia di vivere ed esuberanza, a differenza di Athos che ha visto e fatto tutto, quindi ormai è disilluso. Il rapporto che si crea con D’Artagnan diventa molto simile a quello tra un padre e un figlio, una storia che riscalda il cuore”.

Anderson aggiunge che “Athos è decisamente il leader dei tre moschettieri. E’ un primo tra uguali perché loro sono un gruppo, ma è a lui che si rivolgono quando cercano un capo. Inoltre, è il moschettiere più problematico. Era profondamente innamorato di una donna che lo ha tradito e per questo ha perso fiducia non solo nell’amore, ma anche nella vita in generale. Quando D’Artagnan lo incontra, Athos è un uomo cinico e spento”.
“Il compito di D’Artagnan è di restituire energia ad Athos e risvegliare quella fiamma che Athos probabilmente considera ormai spenta per sempre. Alla fine della nostra pellicola, D’Artagnan ha fornito ai tre moschettieri – e in particolare ad Athos – un nuovo scopo e un’energia notevole”.

Sebbene siano molto amici, ogni moschettiere possiede una personalità distinta. Luke Evans, scelto nel ruolo di Aramis e appassionato di questa storia fin da bambino, parla di questi personaggi e di come si legano al giovane D’Artagnan nella pellicola. “Ognuno di noi ha un rapporto diverso con D’Artagnan. Il mio personaggio, Aramis, diventa una sorta di fratello maggiore per lui. Vede questo giovane sfrontato che crede di essere invincibile e di poter dominare il mondo, anche se in realtà commette degli errori. Aramis vuole bene a D’Artagnan, proprio come se fosse suo fratello, anche se talvolta le bravate del giovane lo infastidiscono. Athos rappresenta una figura paterna, un padre amorevole ma con il cuore spezzato che si riconosce in D’Artagnan. E poi c’è Porthos, che sembra uno zio dal cuore d’oro, sempre pronto a scompigliargli i capelli e a dargli pesanti pacche sulle spalle. Ognuno di noi è diverso”.

“Dopo essere arrivato a Parigi e aver incontrato noi moschettieri, D’Artagnan inizia a crescere. Lui affronta un lungo viaggio interiore durante il film, un rito di passaggio importante. E’ un giovane che aspira a grandi cose e che rimane deluso in diverse occasioni. Si innamora e capisce di dover prendere delle decisioni importanti, che lo portano a crescere molto. Tutti noi cresciamo nella pellicola. D’Artagnan ci consente di ricreare il senso di amicizia, fratellanza e orgoglio che avevamo un tempo. Alla fine della storia, D’Artagnan si conquista il suo posto nel gruppo lavorando duro e diventando il quarto moschettiere”.

Il produttore Robert Kulzer ritiene che Luke Evans fosse perfetto per Aramis. "E’ bello, ma fornisce anche un lato dark e misterioso al ruolo”.
Evans rivela che “Aramis un tempo era un sacerdote e spesso lo troviamo a leggere la Bibbia o a utilizzare il rosario. E’ una persona leale e un ottimo amico, tanto che nei libri non tradisce mai nessuno. Lui prega per tutti quelli che ha ucciso in battaglia. Come moschettiere, Aramis è una persona tranquilla, ma quando combatte risulta letale e agile. Sembra un Batman del diciassettesimo secolo”.

Per Anderson, Aramis è un personaggio molto interessante, perché è un uomo molto complicato. “Lui pronuncia una frase molto importante che proviene dal libro, quando capisce che essere un uomo di Dio e un uomo del clero non significano la stessa cosa. Questo fa capire quanto fosse corrotta la chiesa all’epoca e come venisse usata per il controllo politico e sociale. Insomma, Aramis ha perso la fede nella sua religione e nella sua causa, combattere per la Francia. Per motivi diversi, ha anche perso fiducia in Athos, ma i due sono molto simili, perché hanno bisogno di una causa importante per andare avanti”.

Ray Stevenson incarna il moschettiere Porthos, dalla personalità eccessiva. L’attore parla delle ricerche svolte nella fase di preproduzione e di come queste abbiano delineato la sua versione del personaggio. “Ci siamo presi delle licenze nel film, in modo da creare le origini dei nostri personaggi. Porthos ha un diverso modo di combattere, così come degli abiti particolari e un atteggiamento caratteristico nei confronti della vita, ma dentro di sé ha un certo DNA che lo rende un moschettiere e che li porta a rimanere uniti. E’ stato divertente poter giocare con queste idee”.
Anderson rivela che “Porthos è il terzo moschettiere, quello che nel libro viene descritto come il gigante, quindi Ray Stevenson era perfetto per la parte, perché Ray non solo è grande, ma ha anche una presenza imponente”.

Essendo un moschettiere, Stevenson era coinvolto in tanti combattimenti e per questo motivo ha preso lezioni dalla medaglia d’oro ai campionati europei di scherma Imke Duplitzer. Stevenson, parlando della sua allenatrice, rivela che “è stata magnifica e noi siamo stati molto fortunati ad averla a disposizione. Quando si girano scene in 3D, la camera riprende tutto, quindi ogni cosa che si fa in un combattimento deve avere uno scopo. Girare in 3D le scene di battaglia significa dover essere molto più disciplinati. Non bisogna dimenticare che indossiamo una grande struttura di metallo su di noi e stiamo andando verso un bersaglio, quindi dobbiamo essere molto più concentrati di quando si gira nel normale 2D”.
A completare il cast, le stelle internazionali Orlando Bloom, Milla Jovovich e Christoph Waltz.

Orlando Bloom è l’ambiguo Duca di Buckingham. “La storia dei moschettieri è celebre e prestigiosa. Ho la sensazione di aver realizzato i sogni della mia infanzia durante la mia carriera, anche grazie a questa pellicola. Una delle cose che mi attiravano nel progetto era che il ruolo era molto diverso da quelli a cui sono abituato, essendo un cattivo. Buckingham non rappresenta il vero nemico, ma comunque è un gran mascalzone. Dopo aver letto la sceneggiatura, ho capito che sarebbe stato divertente e molto piacevole. Penso che al cinema ci sia sempre spazio per una pellicola che il pubblico possa godersi senza problemi. Si tratta di una fantasia in cui perdersi. Inoltre, ero eccitato di poter lavorare con Paul Anderson dopo aver sentito le sue idee per il film”.

Lo stesso Anderson spiega che “parlando del progetto de I TRE MOSCHETTIERI, ho detto a Jeremy, ‘dobbiamo avere Orlando Bloom con noi’. Questo è avvenuto prima ancora di scegliere qualsiasi altro interprete. Sapevo che sarebbe stata la persona giusta per il film, ma non eravamo sicuri di cosa offrirgli. Proporgli di essere un moschettiere, significava rifarsi troppo al mondo di Pirati dei Caraibi, qualcosa a cui aveva già lavorato e che probabilmente non avrebbe voluto ripetere. Poi, un giorno ho pensato che avremmo potuto sceglierlo come Duca di Buckingham, uno dei cattivi della pellicola. Sono andato a prendere un tè con Orlando a Londra, gli ho parlato della mia idea e lui l’ha apprezzata molto. Era tanto tempo che voleva distaccarsi dai ruoli positivi incarnati ne Il Signore degli Anelli e in Pirati dei Caraibi, in modo da far emergere il suo cattivo ragazzo interiore. Lo ha fatto con grande aplomb e si è impegnato molto”.
Come sostiene Bolt, “Io e Paul amiamo sfidare le convenzioni e qui Orlando incarna un antieroe, il malvagio Duca di Buckingham. Ti aspetti un bravo ragazzo, mentre invece c’è questa figura negativa e ingannevole. Credo che siamo stati i primi a fare una cosa del genere con Orlando”.

Bloom descrive il suo personaggio dicendo che “il Duca di Buckingham era il cortigiano più ricco durante il suo regno e si comportava come un ragazzino viziato. Sembrava un pavone che amava mettersi in mostra. Quando ho discusso il ruolo con Paul, lui mi ha detto di pensare alle rockstar più affascinanti della nostra epoca: David Bowie, Jim Morrison, Mick Jagger. In effetti, Buckingham sembra una rockstar. Non è il film sui moschettieri che il pubblico si aspetta, perché non si prende troppo sul serio. In questa pellicola c’è molta gioia, umorismo e ironia. Buckingham arriva, ha dei bei momenti in cui sfida tutti i personaggi principali e poi se ne va. E’ stato molto divertente”.
“Orlando era molto coinvolto nella pellicola, amava il ruolo che interpretava e i costumi che indossava. A mio avviso, quando realizzi una pellicola d’epoca e possiedi dei costumi stravaganti come quelli di Orlando, c’è il rischio che questi nascondano l’attore, mentre invece devono essere un’estensione del personaggio. Credo che Orlando abbia riflettuto molto su questo aspetto durante le riprese della pellicola”, rivela Anderson.

Milla Jovovich ama le storie di Dumas fin da quando era bambina e spiega il suo interesse per il ruolo di Milady De Winter. “Per me, I TRE MOSCHETTIERI è il classico libro divertente e pieno di azione che è impossibile smettere di leggere una volta che hai iniziato. Dumas era uno scrittore fantastico, ogni capitolo ti lascia in sospeso e ti fa venire voglia di sapere cosa accade in seguito”.
“Io ero coinvolta fin dall’inizio, quando Paul ha iniziato a lavorare con Andrew Davies per realizzare la sceneggiatura della pellicola. Milady è uno dei miei personaggi preferiti nella letteratura storica. Ero veramente felice che Paul volesse prendere una strada diversa col suo film e mi consentisse di interpretare un personaggio leggendario come questo”.

“Milla è una grande appassionata di storia”, rivela Anderson. “Non ho mai incontrato nessuno che conoscesse meglio la storia europea come lei, che legge continuamente. Era molto interessata all’argomento anche prima che io le parlassi del progetto de I TRE MOSCHETTIERI. Fin da quando la conosco, è molto interessata alle abitudini di quell’epoca, tanto da aver letto diversi libri su questo aspetto e sulla corte reale. Inoltre, è una stilista che sa tutto sui vestiti. Era un periodo che la affascinava e così ha portato una grande passione e delle conoscenze notevoli al suo ruolo”.


La Jovovich parla di Milady e di come lei incarni le doti di una donna moderna forte e indipendente. “Ho sempre pensato che sia una delle donne più moderne nella letteratura. E’ single, molto intelligente e in grado di trovarsi a suo agio con degli ambienti diversi della società. Una donna doveva essere forte e astuta per potersi barcamenare in un mondo maschile, in particolare nel diciassettesimo secolo, quando si poteva essere mandate in un convento o in un manicomio per aver osato replicare al proprio marito. Bisogna essere molto intelligenti per manipolare questi uomini”.
L’attrice parla anche del lato oscuro del suo personaggio. “Sono molto orgogliosa di aver incarnato questo ruolo, per me non si tratta semplicemente di una cattiva. E’ vero, spesso non segue le regole, ma non è normale, non è una bella donna che aspetta che gli uomini soddisfino le sue esigenze. Lei mente, inganna e ruba, ma lo stesso fanno anche gli uomini! L’unica differenza è che è una donna, quindi provo una forte simpatia per lei. E’ considerata una cattiva, ma io rispetto come manda avanti la sua vita”.

“Milady De Winter è un’agente che fa il triplo gioco, una donna forte. Credo che ci sia una tendenza nei film d’epoca a mostrare le ragazze dure che reprimono la loro femminilità e interpretano i ruoli come se fossero degli uomini”, aggiunge Anderson.
Come rivela Bolt, “Milla esprime una forza incredibile ed è dotata di una presenza forte. Non riesco a immaginarla interpretare una persona comune e in effetti Milady de Winter non lo è decisamente. E’ un’agente che fa il triplo gioco, si muove sotto copertura utilizzando tanti pseudonimi, una donna molto avanti rispetto alla sua epoca. Milla sentiva di poter fornire qualcosa di nuovo e particolare a questo personaggio, tanto da abbracciare con convinzione il ruolo. I fan dei suoi precedenti lavori non rimarranno delusi”.
Grazie a tutto il lavoro svolto nella serie di Resident Evil, la Jovovich si sente a suo agio con le scene di stunt. “Adoro farle. Sono un’opportunità che amo sfruttare e una cosa che i miei fan apprezzano, quindi sono sempre disponibile a eseguire personalmente tutto quello che posso”.

“Ho svolto una sequenza d’azione importante, che comprendeva l’uso della spada, una cosa che adoro e quindi mi sono divertita molto. Ho dovuto combattere con dieci guardie mentre mi trovavo nel costume di Milady. Non credo che nessuno abbia mai realizzato una scena d’azione in un vestito del genere, con enormi gonne, sottovesti e corsetti, quindi era una sfida. E’ bello, perché Milady rappresenta un personaggio innovativo, sempre la prima a fare qualcosa, quindi sono veramente felice che lei sia stata la prima impegnata in una scena d’azione con un corsetto e un abito ampio. Se lo merita”.
Anderson è d’accordo e sostiene che “era una sfida importante, ma il risultato è stato spettacolare. Nessuno aveva mai provato nulla del genere prima e Milla si è impegnata molto per questa scena di combattimento, in cui aveva un vestito imponente e due spade, mentre girava dietro alle persone, con la sottoveste che oscillava da tutte le parti. Tecnicamente è stato molto difficile, ma a livello visivo non c’è mai stato nulla di simile”.

Christoph Waltz interpreta l’ambiguo e potentissimo cardinale Richelieu. “E’ stato bellissimo lavorare con Christoph”, sostiene Anderson. “E’ veramente un gentiluomo. L’ho incontrato a Los Angeles e questo è stato uno dei primi film che ha accettato di fare dopo aver vinto l’Oscar. Era un fan de I tre moschettieri. Credo che la passione per il libro sia una cosa che accomuna molti attori e membri del cast, che rendeva tutti eccitati di partecipare a questo film. Mentre la mia versione preferita è quella diretta da Richard Lester con cui sono cresciuto, Christoph si ricorda quando andava a scuola di aver visto quella realizzata da Gene Kelly, che davano continuamente. Quindi, ha sempre sognato di far parte di un film sui moschettieri e finalmente il suo desiderio si è realizzato”.

Come capita per tanti bravi attori, il suo approccio al ruolo è stato di svolgere delle ricerche e di apprezzare l’epoca in cui è ambientata la pellicola. “Ho letto delle biografie e ho svolto delle ricerche su Richelieu, una cosa importante per trovare l’ispirazione, ma alla fine l’interpretazione che ho fornito non ha nulla a che fare con il vero cardinale. Lui è il mio Richelieu”, sostiene Waltz. “Ha un potere che nessun altro in Francia detiene. Lui deve sistemare le cose e far andare tutto per il verso giusto. Non è interessato alla morale, ma alla diplomazia. E’ un gioco di potere”.

Anderson, parlando del suo attore, afferma che “lui ha posto molte domande intelligenti sul film. Voleva sapere le differenze di questo Cardinale Richilieu rispetto ai ritratti precedenti. Io gli ho detto che questa pellicola per la prima volta avrebbe mostrato l’uomo che era veramente”.
“Non si riesce a staccare gli occhi da Christoph Waltz, è veramente un maestro”, rivela Bolt. “Non dobbiamo sottovalutare il valore del romanzo di Dumas. E’ un capolavoro e i personaggi sono fantastici, quindi dovevamo scegliere degli attori che fossero all’altezza. Con Christoph, siamo andati oltre alle nostre aspettative. Mi sentivo molto fortunato ad averlo nella pellicola”.

Stevenson parla del lavoro svolto con il regista Paul W.S. Anderson: “lui possiede un entusiasmo genuino per questo progetto e la gioia di girare questo film che aveva sempre ci ha contagiato tutti. E’ un regista visivo e la sua abilità di raccontare una storia sul grande schermo non è seconda a nessuno. Non mi sorprende che si sia voluto cimentare con il 3D. E’ interessante vedere come questo racconto classico verrà mostrato in tre dimensioni. Sappiamo bene cosa può offrire questa tecnologia dal punto di vista visivo, ma l’importante era seguire la narrazione senza puntare solo sulle scene d’azione. L’azione parte dalla storia e non il contrario. Credo che funzionerà tutto molto bene. Gli spettatori avranno bisogno di un massaggio quando lasceranno il cinema, perché avranno l’impressione di aver combattuto con noi. E’ veramente eccitante”. Macfadyen sostiene che “Paul possiede un entusiasmo e un’energia senza limiti e non lo dico ironicamente. Ha un’energia infinita ed è una dote importante per un regista, se non altro perché noi attori ci aspettiamo che riesca a motivarci”.


LE LOCATION
I TRE MOSCHETTIERI è stato girato in alcune delle più belle cittadine tedesche della Bavaria e ai Babelsberg Film Studios di Berlino.
Anderson afferma che “il film è ambientato in Francia, ma la cosa interessante della Bavaria è che tanti castelli e palazzi che sono stati costruiti all’epoca cercavano di imitare l’architettura francese e italiana. All’inizio della pellicola, ci troviamo a Venezia, per poi spostarci a Parigi. Così, la Bavaria era perfetta, considerando il suo mix di architettura italiana e francese”.
Le riprese hanno avuto inizio a Bamberg, all’interno del cortile storico situato sulla Domplatz. Il posto rappresentava Coopers Yard, il punto che D’Artagnan sceglie per combattere contro Athos, Porthos e Aramis. Il duello viene interrotto dall’arrivo di Rochefort e delle guardie del cardinale, che in seguito vengono sconfitte dai tre moschettieri e dal loro nuovo, giovane amico. Come rivela Lerman, “per me iniziare con questo notevole combattimento era molto intrigante, un modo di tuffarmi subito nell’azione. Mi ricordo di essere stato il primo di noi quattro a girare la sua parte di combattimento e questo è stato decisamente stressante. Amo la competizione, quindi volevo mostrare le mie doti e sfruttare tutto il duro allenamento svolto”.

La Domplatz è stata trasformata nel Calais del diciassettesimo secolo, in cui i nostri eroi scoprono che la via per l’Inghilterra è stata bloccata. Le riprese si sono svolte anche a Obere Brücke (Ponte alto) e sotto l’edificio decorato che un tempo era il municipio. La troupe ha lavorato di notte per girare le scene all’esterno dell’appartamento dei moschettieri, dove Rochefort e le sue guardie arrivano, pronti ad arrestarli con la forza nel caso decidessero di non arrendersi. Il municipio è stato costruito a metà del 14° secolo. Oltre a un’architettura impressionante, così come degli interni barocchi e rococò, può vantare degli affreschi notevoli grazie alla loro plasticità.
Lerman afferma di “aver amato Bamberg, ne ero conquistato. Ci siamo divertiti molto. Il cast e la troupe si trovavano nello stesso albergo di questa cittadina, quindi potevamo uscire fuori dopo la giornata di lavoro e nei weekend. E’ stata un’esperienza che ci ha uniti molto”.

La tappa successiva della tournée è stata Burghausen, per girare all’interno del castello storico. Una zona ha rappresentato Meung, dove D’Artagnan si ferma nel tragitto verso Parigi e riceve una lezione di realismo da Rochefort. Burghausen è stata utilizzata anche per l’affollato mercato parigino, in cui D’Artagnan insegue Rochefort, ma s’imbatte invece in Athos, Porthos e Aramis. Burghausen può vantare il maggior castello in Europa, che si estende per quasi un chilometro. Risalente al dodicesimo secolo, il castello si trova tra il fiume Salzach e il lago Wohrsee, ai piedi delle Alpi.
Stevenson commenta dicendo che “ogni location era come un personaggio. Il modo in cui il set del mercato parigino a Burghausen era stato decorato risultava incredibile, non riuscivi a bloccare lo sguardo su un punto, una sensazione che aumenterà grazie al 3D. Abbiamo anche girato in luoghi come Residenz e l’Antiquariam a Monaco, mai sfruttati prima d’ora per delle riprese”.

In seguito, la troupe si è spostata all’estremità settentrionale della Bavaria per riprendere le bellezze del Louvre alla Würzburg Residenz e nei suoi giardini. La folla si riuniva tutti i giorni per vedere il cast de I TRE MOSCHETTIERI, in cui c’erano Christoph Waltz, Orlando Bloom e Milla Jovovich.
La Jovovich parla dell’importanza di girare nelle location delle cittadine storiche della Bavaria. “Erano perfette per fornire un notevole realismo e un grande senso di vastità alla pellicola. Avremmo potuto girare in Francia, ma la campagna francese è così moderna, che non si potrebbero fare dei totali dei castelli come avvenuto in Bavaria. Paul e l’intera squadra sono riusciti a trovare questi castelli e palazzi storici incredibili, che ci hanno permesso di ottenere immagini magnifiche e dei panorami mozzafiato. E’ una cosa importante per questo film, considerando quanto la profondità e l’ampiezza siano fondamentali nel 3D”.

Costruito tra il 1720 e il 1780, il palazzo era la residenza dei principi-vescovi Würzburg. Nel corso della seconda guerra mondiale, è rimasto gravemente danneggiato, per poi essere sottoposto a un importante restauro e venire riaperto al pubblico nel 1987. Ora, fa parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Schloss Weissenstein nel Pommersfelden era la residenza di campagna utilizzata per gli interni del caveau veneziano. E’ qui che le celebrazioni dei moschettieri vengono interrotte dall’arrivo di Buckingham e dal tradimento di Milady. La stanza utilizzata per le riprese è stata decorata con conchiglie e specchi inseriti nelle pareti per fornire una caratteristica quasi marina.

Girare nelle location della Bavaria ha rappresentato un piacere per Macfayden, come spiega personalmente. “Sembrava che questa serie di location magnifiche non finisse mai, ognuna era più bella della precedente. La mia preferita era Schloss nel Pommersfelden, risalente al 17° secolo. E’ lì che abbiamo realizzato la scena nel caveau veneziano, dove Milady inganna i tre moschettieri. La stanza in cui giravamo era grande e arredata con conchiglie e piccoli specchi tra le pareti. Il reparto artistico ha inserito delle vasche da bagno, in modo che l’acqua si riflettesse sul soffitto provocando degli effetti di luce. Era veramente magnifica. Mi sono sentito molto fortunato e privilegiato di aver lavorato lì”.

In seguito, la troupe si è fermata a Chiemsee e ha dovuto prendere un taxi acquatico ogni mattina per arrivare sull’isola che ospita il palazzo reale di Herrenchiemsee. Considerato il più decadente tra i palazzi utilizzati durante le riprese de I TRE MOSCHETTIERI, è stato creato da Re Ludwig II e doveva risultare una copia di Versailles. Ludwig è morto nel 1886 prima che venisse completato, tuttavia la stanza da letto era terminata e aveva un letto di due metri e mezzo, oltre a una galleria degli specchi lunga quasi 100 metri e decorata con 1.800 candele.

Diverse stanze magnifiche e i famosi giardini francesi di Herrenchiemsee sono serviti come location della pellicola, in particolare per rappresentare il Louvre, la residenza del Re Luigi e della Regina Anna.
Tornata a Monaco, la troupe ha lavorato nell’ultima location, all’interno della Grande Hall di Schleissheim. La magnifica stanza bianca rappresentava gli uffici del cardinale Richelieu, riflettendo perfettamente il cuore freddo del personaggio.
Dopo 33 giorni, con sei settimane di lavoro nelle location all’attivo, la troupe si è trasferita a Berlino per completare le riprese ai Babelsberg Studios di Potsdam.


I COSTUMI
Tra le tante ragioni per cui questa versione della storia classica è stata raccontata ancora una volta, c’è la volontà di creare un nuovo guardaroba per tutti i personaggi de I TRE MOSCHETTIERI. L’ideatore dei costumi Pierre-Yves Gayraud doveva trovare un modo unico di vestire questi personaggi conosciuti, rimanendo comunque fedele all’epoca storica.
Paul W.S. Anderson sostiene di “non aver cercato un forte realismo, anzi volevo qualcosa di eccessivo. Io e Pierre-Yves abbiamo collaborato tanto con questo obiettivo in mente”.
Gayraud rivela che “quando ho parlato per la prima volta con Paul, mi ha detto che non desiderava che i costumi fossero tradizionali, ma che avessero uno stile rock, in particolare per Milady e i moschettieri. Tuttavia, mentre le cose si sviluppavano, Paul ha cercato altri riferimenti dell’epoca, che gli sono piaciuti. Così, il risultato è un mix: non esattamente diciassettesimo secolo, né del tutto rockstar”.

“Il nostro ideatore dei costumi ha svolto un lavoro fantastico”, si esalta Stevenson. “Ha creato dei costumi magnifici, perfetti per gli ambienti circostanti. Lui è riuscito a realizzare dei costumi molto teatrali, così da renderlo un film molto ricco visivamente, anche grazie al 3D”.
Gayraud prosegue “abbiamo utilizzato molto colore e ovviamente il 3D ci forniva una grande opportunità di lavorare con le strutture e aumentare le dimensioni di ogni cosa”.
Avendo una grande esperienza nell’industria della moda, la Jovovich ha apprezzato l’opportunità di collaborare con Pierre-Yves Gayraud ai costumi presenti nel guardaroba di Milady. “La moda è una cosa che amo ed è sempre stato una mia passione. Lavorare ai costumi dei personaggi è molto importante, perché rappresenta il punto di partenza per portarli in vita”.

Gayraud spiega che “i vestiti del diciassettesimo secolo non erano sexy, ma ingombranti e pesanti, soprattutto per le donne, quindi non volevamo essere troppo fedeli. Per gli uomini, era più semplice farli sembrare moderni, perché le silhouette rimangono le stesse. Loro in sostanza si vestono con stivali, jeans e giacche da aviatore. Le donne di questo periodo erano molto rigide e non particolarmente glamour. Così, abbiamo deciso di cambiare il volume dei corsetti e abbiamo mischiato tutto con la silhouette di Christian Dior degli anni cinquanta, abbassando l’orlo delle gonne appena sotto i fianchi”.

“Quando ero piccola, mi ricordo di aver indossato molti vestiti particolari, ma non mi sono mai abbigliata come una regina. E’ la prima volta”, sorride Juno Temple, che incarna la Regina Anne. “Questi costumi sono straordinari, è magnifico stare in un corsetto con una bellissima gonna, mostrando una scollatura, dei colletti e delle collane che mi fanno apparire veramente regale”. Gabriella Wilde, che incarna Costance, la dama di compagnia della regina, è d’accordo. “Quando ti alzi in piedi dentro a questi costumi, ti senti subito diversa. Gli abiti ti costringono a muoverti in un certo modo, tanto da farti capire come dovevano vivere quelle donne. Mi sono anche dovuta vestire da ragazzo nel film, quindi è stato divertente”.

A causa dell’aspetto stilizzato che avevano creato, Pierre-Yves Gayraud e la sua squadra hanno dovuto produrre oltre 400 costumi particolari a mano. Come spiega l’artista, “abbiamo realizzato i costumi in tre luoghi diversi. Tutto è iniziato con un atelier di Parigi, dove abbiamo dato vita ai nostri prototipi e lavorato alle silhouette che desideravamo per gli uomini e le donne. Una volta terminato questo lavoro, ci siamo trasferiti in Romania per fabbricare i costumi. Siamo arrivati a Monaco soltanto la prima settimana di agosto, quando abbiamo iniziato ad adattarli in base agli attori che li avrebbero indossati nella pellicola. E’ stato molto difficile rispettare i tempi, noi terminavamo i vestiti proprio quando dovevano essere utilizzati sul set”.

Un’altra sfida per Gayraud era l’elemento di azione nella pellicola, come spiega direttamente. “Di solito, utilizzo dei tessuti già sfruttati in altri film a cui ho collaborato, ma in questo non era possibile, vista la quantità di copie dello stesso abito necessarie per coprire le scene d’azione. Così, abbiamo deciso di utilizzare dei tessuti moderni e poi lavorare con essi. Noi facevamo tanti ricami e poi inserivamo alcuni dettagli per renderli unici. Talvolta avevamo bisogno di cinque o sei copie di un abito, quindi era quasi impossibile sfruttare del materiale vecchio per tutti questi lavori”.

Bloom parla del suo costume particolare e di come questo lo abbia aiutato a portare il personaggio in vita. “Abbiamo trascorso un periodo di prove fantastico e io mi ero già preparato sull’accento, la voce, i movimenti e il fisico del mio personaggio. Poi è arrivato il costume. Non puoi scherzare quando hai un costume come quello del Duca! Per un film del genere, rappresenta un contributo notevole, ma era anche difficile trovarsi a proprio agio. Non sono degli abiti che indossi tutti i giorni e non risultano comodi, ma hanno un aspetto splendido!”.

“Questi costumi sono spettacolari”, rivela Freddie Fox. “Il re Luigi è molto interessato alla moda, ma non è un fanatico. Vuole avere un ottimo aspetto, perché lui si trova al centro dell’attenzione. In particolare, desidera apparire elegante di fronte al Duca di Buckingham, che di solito è sempre un passo avanti a lui per quanto riguarda la moda”.
Il produttore Jeremy Bolt conferma gli elogi del cast. “Pierre-Yves mi ha dimostrato che i costumi sono veramente importanti per una pellicola, tanto quanto una buona illuminazione. I costumi sono un tema importante de I TRE MOSCHETTIERI, il Re è molto interessato alla moda e Buckingham rappresenta un’icona di eleganza del diciassettesimo secolo, quindi ci siamo divertiti molto a giocare con la moda nella pellicola”.
Anderson aggiunge che “Pierre-Yves è un genio, non c’è dubbio su questo, e rappresenta l’elemento francese originale nella pellicola. Lui ha realizzato dei costumi magnifici e fedeli al diciassettesimo secolo, ma con qualche variazione”.


LE SCENOGRAFIE
Paul Austerberry parla dell’aspetto che ha la pellicola. “E’ la visione moderna di un film d’epoca. Ovviamente, dovremmo trovarci nel diciassettesimo secolo, ma abbiamo inserito tanti elementi moderni. E’ una forma stilizzata con delle linee nette e pulite, così come una tavolozza di colori brillanti. L’impressione è quella di un fumetto d’epoca, piuttosto che un dramma di quel periodo storico”.
L’artista prosegue parlando dello stile del regista e come questo abbia influenzato le decisioni che doveva prendere, in particolare quelle relative alle location delle riprese. “Paul Anderson ama i totali. E’ una cosa fantastica per il reparto artistico, perché noi vogliamo sempre mostrare tutto il lavoro che facciamo. Paul vuole che le cose siano simmetriche e questo significa avere un aspetto molto stilizzato. Tutto quello che facciamo viene ripreso con lenti molto ampie, di solito a 18mm, e ogni cosa sembra più grande di com’è realmente. Siamo andati in queste location magnifiche e imponenti, utilizzando delle lenti ampie, girando poco sopra il livello del suolo e cogliendo ogni particolare. E’ fantastico, perché puoi catturare tutto quello che circonda questi set magnifici, offrendo una sensazione di maggiore realismo per gli attori. Ogni cosa appare di fronte allo spettatore”.

“Spesso nelle pellicole fantasy e d’epoca molte scene vengono realizzate con il green screen, ma noi avevamo queste location enormi e fantastiche. E io volevo riempirle con centinaia di comparse”, rivela Anderson.
Il regista aggiunge che “le cose più difficili non hanno nulla a che fare con le dimensioni. Una delle sequenze più complicate, anche se magari non sembrerà così, è quella che abbiamo girato su un ponte di Bamberg. E’ un ponte medievale magnifico che attraversa il fiume, ma essendo stretto è difficile lavorarci. Poi c’erano diverse torce, che rappresentavano sempre un pericolo, soprattutto quando ci sono 80 o 90 persone che hanno in mano delle torce in una scena d’azione”.

Nel suo lavoro di scenografo, Austerberry ha fatto parte della squadra che ha cercato le location in Bavaria per le riprese de I TRE MOSCHETTIERI. “Non sapevo cosa aspettarmi dalle location, ma sono veramente fantastiche. Noi cercavamo delle location che sembrassero francesi e italiane e ovviamente la Bavaria aveva molti esempi di architettura italiana. In quel periodo, molti volevano che i loro palazzi fossero in stile italiano o contenessero delle grotte italiane costruite sotto al terreno, così siamo riusciti a trovare gli edifici adatti nella Germania meridionale”.
“I set che abbiamo utilizzato nella pellicola forniscono un grande realismo e un senso di imponenza, che sconvolgerà le persone quando li vedranno. Queste location che abbiamo utilizzato in Bavaria sono veramente grandi, visto che nessuno costruisce più degli edifici di queste dimensioni. Anche se sei l’uomo più ricco della Terra, non potrai avere una dimora grande come quelle di Ludwig II. Le dimensioni di questo stile architettonico non esistono più nel mondo moderno”, rivela Anderson.

Tuttavia, girare in queste location presentava una serie di complicazioni. Come spiega Austerberry, “per prima cosa, dovevamo avere il permesso di girare. Alcuni di questi posti erano protetti dalle società storiche che li gestiscono, quindi era difficile accedervi. Una volta che ci riuscivamo, dovevamo decorare i set. Avevamo molti elementi del diciassettesimo secolo provenienti dalla Francia. Ogni pezzo di mobilio che abbiamo portato negli edifici doveva essere accompagnato da un certificato, che garantisse di non aver avuto problemi in passato, così da assicurare ai responsabili che non stessimo facendo entrare delle termiti in questi palazzi”.

Anderson dichiara che “per girare in tutte queste location, bisognava adottare molte precauzioni. Spesso, le attrezzature di ripresa non potevano toccare terra. In effetti, dovevamo mettere una moquette e poi della schiuma e dei pannelli di legno, per poi avere un ulteriore strato di schiuma, pannelli di legno e moquette dove poggiare finalmente l’attrezzatura. Così, non abbiamo creato problemi agli edifici, ma questo ha rappresentato un lavoro supplementare per noi. Inoltre, l’attrezzatura di ripresa spesso era posta molto in alto rispetto al terreno. Ma valeva la pena di fare certi sforzi per girare in luoghi magnifici come questi”.

Il regista prosegue dicendo che “spesso chiedevo a Paul quanto costerebbe costruire un set del genere. Lui mi rispondeva che non solo non ci saremmo potuti permettere una cosa del genere, ma che anche con tutto l’oro del mondo non ci saremmo riusciti, perché i dettagli e il lavoro svolto per costruire questi palazzi non esistono più. Questi dettagli e intagli non vengono più fatti, è una sorta di arte perduta. Insomma, queste location permettono di osservare un passato opulento e che molte persone non hanno mai visto prima. Noi abbiamo scelto di utilizzare delle location autentiche e poi le abbiamo adattate ai nostri scopi”.

Un esempio è rappresentato dalla cartina dell’Europa sul pavimento dell’ufficio di Richelieu. Austerberry ha sfruttato una magnifica stanza bianca a Obescheiseim e ha fatto sembrare la mappa perfettamente integrata nel pavimento di marmo.
Anderson afferma di “aver adattato molte location alle necessità della sceneggiatura, piuttosto che costruire dei piccoli set. E poi i set che abbiamo costruito erano perfetti anche per i dirigibili presenti nel film. Ne abbiamo costruiti tanti. Ovviamente, abbiamo utilizzato un po’ di green screen, anche se io non amo molto questa procedura e preferisco costruire dei set concreti. Questo offre agli attori più spazio per interagire e rende gli effetti visivi più realistici”.

Austerberry aggiunge che “in realtà i dirigibili sono arrivati soltanto nel 18° secolo. Tuttavia, tanti disegni del 17° secolo mostrano dei dirigibili, che spesso appaiono come delle navi normali appese a un pallone pieno d’aria. Credo che in questo modo, se fossero atterrati in acqua, avrebbero potuto galleggiare. Abbiamo portato questa idea alle estreme conseguenze e ci siamo ispirati ai galeoni di quel periodo, modificati leggermente e sospesi sotto a un enorme pallone. Paul vedeva questo dirigibile come una Morte nera del 17° secolo, così la prima volta che appare sopra il Louvre doveva 19
risultare imponente. Ci siamo presi delle belle libertà con la forza di gravità, ma questo lo ha reso un velivolo notevole”.

“La prima volta che ho visto i set a Babelsburg, ho pensato che fossero maledettamente grandi”, sorride Anderson. “Sicuramente, sono diventati i set preferiti di un mio film. Inoltre, questi dirigibili alti tre piani erano magnifici e costosi da realizzare, tanto che abbiamo dovuto dedicare molto impegno e denaro per costruirli. Sarebbe stato molto più semplice posizionare gli attori davanti a un green screen e realizzare i dirigibili con gli effetti speciali, ma ritenevo che ci sarebbe mancata l’autenticità di questi set enormi, che potevamo migliorare in seguito col digitale. Così, abbiamo preso questa strada, costruendo questi dirigibili imponenti in cui era molto difficile girare”.
Parlando dell’utilizzo del colore, Austerberry ha rivelato che “abbiamo sempre cercato di andare oltre i limiti dei colori e degli stili. Per esempio, l’ufficio di Richelieu è una stanza ampia e dal soffitto alto, che è dipinta di bianco, con dei dettagli accurati di nero e oro. Risulta incredibilmente luminosa e fredda, un notevole contrasto con gli abiti rosso sangue del Cardinale e i costumi delle guardie, vestite di rosso e dotate di scintillanti armature nere”.

Austerberry ha spiegato come lavorare su un set 3D abbia influenzato la sua attività di scenografo: “Questo era il mio primo film in 3D. Non è stato molto diverso dal solito, perché io cerco sempre di mostrare uno sfondo, una parte centrale e una sezione di fronte. Tuttavia, a causa del 3D ho dovuto riflettere ulteriormente su questo aspetto. Io non potevo avere delle cose troppo vicine alla cinepresa e dovevamo avere spazio per le attrezzature extra sul set, perché le cineprese sono molto più grandi e richiedono una troupe più ampia. Questo era vero soprattutto per l’interno del dirigibile, dove abbiamo dovuto allungare il set per far spazio alla cinepresa 3D, la troupe e gli attori, che hanno dovuto stringersi nello scafo”.
“Io dovevo anche lavorare sui diversi piani, una cosa affascinante quando la cinepresa si sposta e consente a oggetti che non avevi notato di apparire in evidenza grazie al 3D. E’ stato molto divertente”.


MOSCHETTIERI 3D
Per questi realizzatori, la scelta di girare in 3D è stata semplice. “Noi abbiamo deciso di farlo perché Paul non voleva prendere in considerazione nessun altro formato”, sorride Bolt. “Avendo girato Resident Evil: Afterlife in 3D, si è convertito. Lui ritiene che sia avvenuto un cambiamento simile a quando è arrivato il sonoro nelle pellicole il secolo scorso. Ormai, io non posso proporre dei progetti a Paul, a meno che lui non sia in grado di girarli in 3D. Possiede uno stile decisamente visivo, ama la simmetria tra gli oggetti che sono in primo piano, al centro e sullo sfondo. Il 3D non funziona con un regista che è più portato alla parola scritta, considerando che è un mezzo che propone delle notevoli sfide visive e quindi il regista deve essere molto dotato per sfruttarlo al massimo”.

Anderson rivela che “il 3D per me è un cambiamento radicale nel mondo del cinema ed è questo che rende eccitante fare film ora. Come quando il cinema è passato dal muto al sonoro o dal bianco e nero al colore, credo che l’evoluzione dalle due alle tre dimensioni sia un progresso naturale. Sono veramente eccitato di poter lavorare a questa rivoluzione”.
“Questa era la mia seconda pellicola in 3D”, aggiunge il regista. Grazie a Resident Evil: Afterlife, l’ultimo film della saga, ho imparato molto sul 3D e gli effetti visivi in questa tecnologia. Abbiamo scelto di utilizzare praticamente la stessa squadra di riprese che aveva già lavorato a Resident Evil, perché mi fidavo di loro. Abbiamo imparato insieme e io volevo sfruttare questa esperienza per I TRE MOSCHETTIERI”.

Il film rappresenta la seconda collaborazione 3D dopo Resident Evil: Afterlife tra il regista e produttore Paul W.S. Anderson, il direttore della fotografia Glen MacPherson e il CAMERON | PACE Group.
Le riprese si sono svolte con lo stesso sistema di camere 3D utilizzato per Avatar, le camere digitali ALEXA dotate del nuovo sistema FUSION 3D del CAMERON | PACE Group. Due ALEXA sono montate su un braccio dotato di uno specchio, con una camera sopra l’altra. Una riprende direttamente attraverso lo specchio, mentre la seconda coglie il riflesso catturato dallo specchio. L’effetto 3D è controllato dal sistema FUSION 3D. Visto che è stato realizzato col sistema nativo FUSION 3D, i realizzatori erano in grado di vedere le scene in 3D sul set mentre venivano girate.

“Io affronto il 3D non come uno dei tanti elementi della pellicola, ma in maniera molto olistica. Tutto il film deve essere in 3D. Noi iniziamo a scrivere una sceneggiatura 3D, con delle sequenze d’azione e delle descrizioni di posti che riflettono sulla profondità più adatta al 3D. Poi realizziamo dei set che mettano in evidenza il 3D, mentre io scelgo delle location che funzionino bene in questo formato. Noi scegliamo di girare delle scene di combattimento nella pioggia, perché questa ha un aspetto magnifico in 3D”.
Mentre Paul W.S. Anderson è famoso per il suo lavoro in 3D, era la prima volta che Lerman lavorava con questo strumento. “Non sono mai stato su un set 3D prima, così, quando abbiamo iniziato, tutta la tecnologia 3D mi era sconosciuta. Ero veramente eccitato di imparare a lavorare nei film 3D. Come attore, per certi versi è più semplice, perché hai il digital playback in qualità magnifica e in 3D. E’ meraviglioso vedere esattamente cosa stai girando”.

Invece, la Jovovich conosceva bene il 3D e spiega cosa significa questa tecnologia per I TRE MOSCHETTIERI. “A mio avviso, Paul sta portando il 3D a un livello superiore grazie a questa pellicola. Nessuno ha mai realizzato un prodotto storico in 3D, ma per questo film d’epoca rappresenta una scelta perfetta. Quando vedi questi castelli, terreni, giardini e costumi fantastici in 3D, sembrerà di essere dentro un libro di storia. Il pubblico andrà al cinema e si tufferà in un passato decisamente meraviglioso e ricco. Non abbiamo mai visto nulla del genere in 3D prima d’ora”.
Lerman è d’accordo. “Tante persone mi hanno chiesto perché rifare I TRE MOSCHETTIERI in 3D. La verità è che noi abbiamo una tecnologia incredibile in questo momento e il 3D ti porta in questa epoca in maniera diversa da qualsiasi altro film sui moschettieri realizzato finora. E’ veramente coinvolgente, ti metti gli occhiali e stai lì in mezzo all’azione”.

Il produttore Kulzer continua. “Credo che tutte le pellicole di avventura in futuro verranno realizzate in 3D. Dopo aver lavorato a Resident Evil: Afterlife, avevamo la sensazione di dover trovare il nostro nuovo, grande spettacolo da girare in 3D. Questo film è perfetto, perché abbiamo delle strutture architettoniche molto simmetriche, degli edifici, castelli e parchi magnifici, decisamente adatti a essere ripresi in 3D. Fornirà un contributo notevole al film, non soltanto per gli appassionati dei film d’azione, ma anche per chi ama gli edifici storici o le cose belle in generale. Loro scopriranno queste location come non erano mai state viste prima, con una meravigliosa fotografia 3D”.


COSA PUO’ ASPETTARSI IL PUBBLICO
Jeremy Bolt rivela cosa attende gli spettatori de I TRE MOSCHETTIERI quando lo vedranno in 3D: “si troveranno di fronte a qualcosa di diverso e mai visto prima. Le spade si muoveranno più velocemente rispetto ai film di genere; i costumi saranno più colorati del previsto; l’azione sembrerà uscita da una pellicola di fantascienza; le location saranno magnifiche e la storia indimenticabile”.
Macfadyen rivela che “non vogliamo essere dei moschettieri diversi, ma risultare adatti a una nuova generazione. Abbiamo una sceneggiatura magnifica, un cast e una troupe meravigliosi, delle location fantastiche e quindi questi ingredienti daranno vita a una versione originale di un’ottima storia trascinante. Grazie ai temi universali dell’amore, la lealtà e l’amicizia, spero che il film risulterà molto attuale e rilevante”.

Incarnare il ruolo di Porthos è stato molto divertente per Stevenson: “Quando andavo al cinema da bambino, sul grande schermo c’erano soprattutto queste pellicole d’avventura e ritrovarsi a girarne una del genere è un sogno che diventa realtà! Abbiamo cavalcato e combattuto con le spade, un modo fantastico di fare cinema e di guadagnarsi da vivere. Se dobbiamo lavorare insieme per intrattenere il pubblico, bisogna rimanere coinvolto in questo tipo di avventura. Tutti devono restare incantati. Talvolta, devi soltanto farti trasportare in un viaggio eccitante e avventuroso, proprio quello che rappresenta I TRE MOSCHETTIERI”.

Stevenson parla di quello che lo eccitava della versione del film firmata Paul W.S. Anderson. “Spero che stiamo regalando un’avventura magnifica a questa generazione, mostrando loro che c’è ancora spazio per la vera eccitazione, per questo spirito e per l’idea di condurre la vita in maniera appassionata. Sarebbe bello se questo film convincesse anche soltanto una persona a dire ‘basta con i videogiochi, io rimarrò su una montagna, mi sposterò su un battello, costruirò una scuola nella foresta pluviale’. Ci sono tante avventure da vivere e bisogna soltanto decidere di farlo”.

Anderson conclude dicendo che “a mio avviso, tante cose rendono affascinante il racconto di Dumas. La principale, è che si tratta probabilmente della storia migliore che io abbia mai letto, un classico sull’eroismo e l’amicizia. La celebre frase ‘tutti per uno e uno per tutti’. E’ veramente un racconto meraviglioso. E queste cose non passano mai di moda: eroismo, amicizia, amore”.
“Non importa se avete dieci anni o cento, queste sono qualità affascinanti, che rimangono tali nel 2011 come lo erano nel 1911. Può passare un secolo, ma le persone sono ancora interessate a queste cose fondamentali. Sono gli elementi al centro de I TRE MOSCHETTIERI”.
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