Unknown - Senza identita' di Jaume Collet-Serra

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locandina Unknown - Senza identita'
 
Regista: Jaume Collet-Serra
Titolo originale: Unknown
Durata: 111'
Genere: Drammatico, Thriller
Nazione: USA, Gran Bretagna, Francia, Germania
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 25 Febbraio 2011 (cinema)

Attori: Liam Neeson, January Jones, Diane Kruger, Frank Langella, Aidan Quinn, Bruno Ganz, Sebastian Koch, Sanny Van Heteren, Matthias Weidenhöfer, Stipe Erceg
Soggetto: Didier Van Cauwelaert
Sceneggiatura: Oliver Butcher, Stephen Cornwell

Trama, Giudizi ed Opinioni per Unknown - Senza identita' (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Flavio Martínez Labiano
Montaggio: Timothy Alverson
Musiche: John Ottman, Alexander Rudd
Scenografia: Richard Bridgland,Bernhard Henrich
Costumi: Ruth Myers

Produttore: Leonard Goldberg,Andrew Rona,Joel Silver
Produttore esecutivo: Susan Downey,Peter McaLeese,Sarah Meyer,Steve Richards,
Produzione: Dark Castle Entertainment, Studio Babelsberg, Studio Canal
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

La recensione di Dr. Film. di Unknown - Senza identita'
Buon thriller.

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Colonna sonora / Soundtrack di Unknown - Senza identita'
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Alessandro Rossi: Dott. Martin Harris
Claudia Catani: Gina
Bruno Alessandro: Ernst Jurgen
Federica De Bortoli: Elizabeth 'Liz' Harris
Luciano De Ambrosis: Rodney Cole
Massimo Rossi: Martin B.
Francesco Vairano: Dott. Farge
Marco Mete: Strauss

Informazioni e curiosità su Unknown - Senza identita'

Adattamento del romanzo "Unknown - Senza Idendità" di Didier Van Cauwelaert edito in Italia da Dalai.

Note dalla produzione:
LA PRODUZIONE
MARTIN
Lui non è Martin Harris. Io sono Martin Harris.
Quell’uomo finge di essere me.

Come ti sentiresti se sapessi di essere qualcuno, ma non potessi dimostrarlo? E se un uomo – uno sconosciuto – affermasse di essere te, e tutti gli credessero? Questo è il dilemma alla base del film “Unknown - Senza identità”.
Chi o cosa determina chi siamo? I nostri amici… i nostri ricordi… le nostre origini… oppure un foglio di carta…? Come si fa a dimostrarlo? Basato sul romanzo di Didier van Cauwelaert, “Unknown - Senza identità” esplora propriamente questo: il Dottor Martin Harris, interpretato da Liam Neeson, percorre le gelide strade di Berlino per riprendere possesso della sua vita, cercando di fuggire gli uomini che lo braccano per farlo fuori, sebbene non sappia perché.

Come sostiene il regista Jaume Collet-Serra: “I miei film preferiti sono i thriller di Hitchock intrisi di mistero, dove il pubblico è all’oscuro di tutto, proprio come i personaggi, e non si sa mai dove la storia voglia condurci”.
Joel Silver aggiunge: “Adoro i thriller che ti portano a smangiucchiarti le unghie, tenendoti sospeso sulla poltrona, per questo il film mi è piaciuto così tanto. Non si capisce se Martin Harris stia dicendo la verità, se abbia perso la testa, oppure se si sia inventato tutto”.
Il produttore Leonard Goldberg ha innescato l’operazione, facendo leggere a Silver il romanzo dell’autore francese Van Cauwelaert. “Dopo aver letto il romanzo, ho pensato che sarebbe stato un film perfetto da produrre con Joel, perché è un thriller eccezionale e il finale è sorprendente”, racconta Goldberg. “Fortunatamente, Joel ne è rimasto affascinato quanto me”.

“Leonard aveva ragione. Il romanzo era assolutamente coinvolgente: era impossibile smettere di leggere”, spiega Silver. “Abbiamo poi fatto adattare il romanzo a due grandi sceneggiatori, Oliver Butcher e Stephen Cornwell”.
Per la regia del film, Silver ha chiamato Jaume Collet-Serra, con cui in precedenza aveva già collaborato due volte. “Jaume ha un grande stile e sa perfettamente come svelare un mistero. Ero entusiasta di lavorare nuovamente con lui”.
“Amavo l’idea di un uomo che si sveglia una mattina per scroprire di essere stato rimpiazzato”, afferma Collet-Serra. “E poi, c’era una persona che poteva dimostrare chi fosse, la moglie, ma non voleva esporsi. Era il primo di una serie di intrecci all’interno del racconto, e malgrado tante piccole allusioni seminate qua e là all’interno film, mi piaceva il fatto di non riuscire a capire cosa ci fosse alla base del mistero”.

Il protagonista è stato coinvolto subito. Come afferma Neeson: “Le mie scelte dipendono sempre dalla sceneggiatura e con questa non vedevo l’ora di girare pagina. Per superare la prova, una sceneggiatura deve trascinarmi fino a pagina 50 senza fermarmi a prepare un tè: questo è un buon segno. Questa volta la sceneggiatura era così frenetica che non l’ho messa giù fino a quando non ho letto la parole fine.”
Anche il produttore Andrew Rona è d’accordo. “Non riuscivo a smettere di leggere. Era davvero coinvolgente. Non vedevo l’ora di vederlo realizzato sul grande schermo.”
“’Unknown - Senza identità’ è un treno ad alta velocità. Ti aggancia e parti…” dice entusiasta Joel Silver. “E forse pensi di sapere in quale direzione… ma questa volta non indovineresti mai”.

MARTIN
Liz, ho avuto un incidente.
Sono stato in coma… Mi dispiace tanto…
nessuno sembrava riconoscermi
LIZ
Mi scusi… ci conosciamo?

Liam Neeson è il dottor Martin Harris, un botanico che arriva all’Hotel Adlon a Berlino con la moglie Liz per un convegno sulla biotecnologia. Quando Martin si accorge di avere con sé la sua 24 ore, prende un taxi per tornare all’aeroporto. Ma durante il tragitto ha un terribile incidente. La tassista, Gina, salva Martin ma poi sparisce misteriosamente. Dopo quattro giorni di coma il professore si risveglia senza documenti d’identità e fa fatica a ricordarsi chi sia.
“Appena ricorda la propria identità, cerca di rintracciare la moglie, sicuro di trovarla disperatamente preoccupata”, racconta Neeson.

Ma quando torna da Liz all’albergo, lei non lo riconosce, e, ancor peggio, uno sconosciuto afferma di essere lui – e Liz dà ragione a “questo” Martin. “È come un’amnesia al contrario”, spiega Collet-Serra. “È come se il mondo intero avesse un’amnesia rispetto a lui: lui sa perfettamente chi è, ma tutti sembrano averlo dimenticato”.
Tutti erano d’accordo su Neeson nel ruolo da protagonista perché ha un fortissimo impatto sul grande schermo.
“Ho sempre ammirato il lavoro di Liam”, sostiene Collet-Serra “Per un regista, è decisamente un attore generoso che sa darsi interamente – sul set e sullo schermo. Può essere molto intenso e allo stesso tempo molto sottile”.
Ed entrambi queste qualità sarebbero stati indispensabili. Era fondamentale che il personaggio trascinasse il pubblico nella sua mente, in modo che il pubblico viaggiasse insieme a lui, cercando di decifrare tutto secondo il suo pensiero.

Il regista continua: “Una delle mie preoccupazioni era che lo spettatore avesse poco tempo per conoscere Martin prima che la storia prendesse il via ma grazie a Liam la connessione è stata immediata. Piace, è credibile”.
“Volevamo qualcuno per cui la gente avrebbe tifato”, spiega Silver. “Liam ha grande carisma ed è assolutamente credibile – e queste erano le caratteristiche fondamentali che volevamo per Martin Harris”.
“Per il pubblico, Martin Harris sembra avere il matrimonio perfetto ed una vita affascinante”, racconta Neeson, “ma tutto ad un tratto viene distrutto. È solo, e non soltanto abbandonato, ma addirittura rifiutato e non creduto da tutte le persone che credeva di conoscere. Per istinto è naturale che sia determinato a trovare la verità e, ancor più, a dimostrare al mondo che è la persona che sostiene di essere”.

Neeson era attratto dall’idea di esplorare la propria identità. “Mi sono immediatamente identificato con Martin. Da giovane ero un pugile e ho preso pure qualche pugno in faccia. Mi è rimasto impresso come si perde la memoria anche per un breve momento. È stata un’esperienza di vita interpretare questo ruolo”.
Ovunque vada, Martin viene mandato via, a cominciare da quando rivede la moglie subito dopo essere stato dimesso dall’ospedale – un’esperienza devastante. Pensando che sia stata preoccupata per un’apparentemente inspiegabile assenza e che correrà a braccia aperte ad accoglierlo, resta scioccato quando lei lo fissa con uno sguardo stralunato, come si guarda uno sconosciuto.

January Jones interpreta Elizabeth Harris, e anche lei, come Neeson, è stata attratta da una storia così particolare. “Si trattava di una storia che non mi era mai capitato di leggere prima. Era assolutamente interessante ed intrigante. Mi ricordava una di quelle vecchie storie di spionaggio, con il pericolo e l’intrigo sempre sottesi, ma anche un pizzico di glamour”.
Jones ha anche molto apprezzato la qualità enigmatica del suo personaggio: “Con Liz, nulla è certo. È molto intelligente, ma anche indecifrabile, e ho amato questo suo aspetto così imprevedibile. Si capisce che Martin ne sia innamorato, mentre invece non è chiaro a che gioco stia giocando lei. E questo dava molto spazio al personaggio”.

“January è un’attrice intelligente e lavora in modo molto strutturato”, riporta Collet-Serra. “È anche una bellezza femme fatal anni 50. Era chiaro che avesse tutte le qualità che cercavamo in questo indecifrabile personaggio”.
“Liz Harris è la gelida bionda che sa gestire ogni cosa”, spiega Silver. “January è stata meravigliosa nel concedere al personaggio quel tanto da lasciarci intuire che ci fosse qualcos’altro in lei, senza mai lasciar trapelare troppo”.
Quando anche la moglie non lo riconosce, Martin deve trovare l’unica persona in tutta Berlino che l’abbia conosciuto prima dell’incidente: la tassista, Gina. Dopo l’incidente, infatti, la donna l’aveva salvato da morte certa in fondo al fiume ma poi era inspiegabilmente sparita.

Diane Kruger interpreta Gina che, come spiega l’attrice, “aveva buoni motivi per voler evitare l’autorità. Gina è bosniaca e vive in Germania senza permesso di soggiorno. Non vuole essere interrogata della polizia perché teme che scopriranno che è clandestina. Così appena arrivano i soccorsi per Martin, scappa dalla scena dell’incidente”.
Quando Martin la trova, sperando di avere qualche risposta al suo dilemma, lei non vuole avere nulla da dividere con lui. “Non vuole sapere niente della sua folle storia”, spiega la Kruger. “Gina non ha nessuna intenzione di essere rimandata in patria dove ha vissuto terribili esperienza. Aiutare Martin significa mettere a rischio quel po’ di sicurezza che sembra aver costruito per se stessa”.

Per quanto Martin si affanni a raccontare la sua verità al mondo, Gina al contrario cerca di nascondere se stessa agli occhi del mondo e vivere in totale anonimato. I due sono uniti dalle circostanze ma hanno motivazioni diametralmente opposti. Come dice la Kruger: “Sebbene Gina voglia evitare il problema e restare nascosta, la donna vede la disperazione di Martin e per sua esperienza sa bene cosa vuol dire sentirsi soli contro il mondo. Gina ha anche bisogno di soldi per mettersi in regola e iniziare una nuova vita, e Martin sembra prometterle proprio questo”.
“Gina scappa dal suo passato in cerca di una nuova identità - la qual cosa, in un certo qual modo, la accomuna a Martin. Entrambi si affannano a sopravvivere”, fa notare Collet-Serra.
Parte di quella “sopravvivenza” necessitava di scene d’azione. “Per interpretare Gina, Diane ha dovuto lavorare molto fisicamente. Doveva essere all’altezza di Liam durante le scene d’azione, le lotte, l’inseguimento delle macchine. È stata bravissima – ha saputo unirsi al gioco di squadra”.
Goldberg racconta: “Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Diane Kruger e January Jones, oltre a Liam Neeson. Sono entrambi bellissime attrici di grande talento capaci di conferire qualità precise e contrastanti ai loro personaggi”.

L’uomo che sembra aver dirottato la vita di Martin e avergli sottratto la moglie, gli amici e persino il lavoro – che chiameremo Martin B per semplicità – è interpretato da Aidan Quinn.
“Martin B è l’altro lato della medaglia di questa storia”, fa notare Collet-Serra, “Aidan è stato eccezionale. Si è davvero calato nel ruolo dell’usurpato, anzichè dell’usurpatore. Di fatto, si trova nella stessa situazione di Martin, con una sola eccezione: Martin B può provare di essere il vero dottor Martin Harris, quindi non deve far altro che rilassarsi e lasciar impazzire Leeson”.
Quinn si è molto divertito nel ruolo del doppio di Neeson, di cui è anche un caro amico. “La storia era coinvolgente. Le premesse intriganti e piene di svolte e soprese, e il fatto che Liam fosse già stato scritturato è stato la ciliegina sulla torta. Era davvero divertente essere antagonisti”, riferisce sorridendo.
Aggiunge Neeson: “In una scena, mettiamo su una vera e propria rissa. Abbiamo dovuto allenarci e fare molte prove, la qual cosa può essere difficile, ma farlo con un amico ti permette di essere più rilassato e persino di divertirti”.

Disperato nel suo tentare di dimostrare che è Martin B l’impostore, Martin cerca l’aiuto di Ernst Jürgen, un ex membro della Stasi – il servizio segreto della Germania dell’Est. Jürgen è come un pezzo d’antiquariato in un mondo che nel frattempo è andato avanti. È rimasto ancorato al passato, definito nella propria identità da quanto ha fatto in quel che sembra secoli fa.
L’acclamato attore svizzero Bruno Ganz descrive il suo personaggio come “un uomo la cui vita non ha più senso, perché credeva in qualcosa che non esiste più, e quindi neanche lui esiste più. Ha protetto la sua patria, il suo ministero, il suo governo, e ora la sua vita non ha più il senso. Eppure è incredibilmente intelligente e desidera aiutare qualcuno che come lui si sente perso”.

“Bruno ha dato una sorta di silente dignità al suo personaggio. Non me l’aspettavo”, racconta Silver. “È stato un piacere guardarlo lavorare”.
Un altro attore veterano era Frank Langella nel ruolo dell’amico americano di Martin, Rodney Cole. Il regista Collet-Serra era entusiasta di lavorare sia con Langella che Ganz. “La scena tra loro è una delle mie preferite dell’intero film. Si erano appena incontrati quella mattina e ho trascorso insieme a loro appena un’ora prima che arrivasse la troupe per girare, bloccando le prove. Sono stati entrambi incredibili. Avevo un sorriso a 32 denti: non potevo credere che stavo dirigendo Bruno Ganz e Frank Langella!”

“Sono sempre alla ricerca di ruoli che possano restare impressi. E questo era uno di quelli”, a detta di Langella. “Bruno e io ne parlavamo il giorno in cui abbiamo girato la nostra scena. Dicevamo che ogni tanto ti chiamano per questi ruoli che sembrano minori ma hanno grande spessore e vale la pena accettarli. Credo che questo film sia un vero e proprio thriller internazionale, quel tipo di film con cui sono cresciuto io. Prendi una bibita, popcorn ed entri in sala per un lungo viaggio”.
A chiudere il cast internazionale, il celebre attore tedesco Sebastian Koch nel ruolo del ricercatore Professor Bressler, e Olivier Schneider e Stipe Erceg nei rispettivi ruoli di Smith e Jones, implacabili assassini che danno la caccia a Martin Harris per le strade di Berlino. Schneider è anche coordinatore stunt del film, risse comprese, ed ha lavorato a stretto contatto con Collet-Serra e il resto della troupe per coreografare le scene d’azione così ricche di suspense.

GINA
Perché hai preso proprio il mio taxi?
MARTIN
Magari non l’avessi fatto. Credimi

Il film è stato interamente ambientato e girato nella capitale tedesca, Berlino. Collet-Serra sostiene che la città si è adattata perfettamente al tema della storia. “Il fulcro del film è una crisi d’identità, e Berlino è in piena crisi, essendo stata divisa per tanti anni. Anche con l’unità, nuovi palazzi costruiti in mezzo a quelli poveri dell’est ne dimostrano le ferite. Mondi diversi co-esistano all’interno della città e quindi per me Berlino è la perfetta estensione della realtà del protagonista”.
Una delle cose migliori di girare a Berlino, era che, a detta di Silver: “Hanno investito davvero tanto nelle infrastrutture. Ottime troupe, meravigliosi stabilimenti. L’ho eletta tra le mie città preferite per girare”.

Collet-Serra ha spiegato la ricerca di Martin Harris allo scenografo Richard Bridgland come un viaggio in un labirinto, dove il protagonista si trova spesso in un vicolo cieco, deve tornare indietro e tentare nuove strade per dimostrare chi è.
Bridgland allora ha cercato di sfruttare ogni location per descrivere il dramma di Martin – il mondo a cui crede di appartenere e il mondo in cui si trova privato della sua identità. Questa dicotomia è evidente agli occhi di tutti, perché dopo il crollo del muro di Berlino e la fine del regime comunista più di vent’anni fa, Berlino è stato oggetto di una grande crescita, dovuto alla riunificazione di entrambe le città.

La produzione ha girato in diversi quartieri della vecchia Berlino Est e di Berlino Ovest, dalle meno note strade di Friedrichshain-Kreuzberg a luoghi turistici e storici come la Porta di Brandenburg e l’Isola dei Musei. “Il nostro protagonista è privo di fissa dimora, e così lo seguiamo per la città in taxi, a piedi o sulla U-Bahn”, come spiega il regista. “Abbiamo cambiato 40 location in 48 giorni”.
Quando Martin e Liz arrivano in ciitta, vanno spediti ad un albergo a cinque stelle, l’Hotel Adlon, situato vicino alla Porta di Brandeburgo sulla Unter den Linden. L’albergo era riuscito ad uscire illeso dalla guerra mondiale per poi essere raso al suolo in un incendio 10 anni dopo. In seguito fu restaurato alla sua attuale fama.

Girare in un albergo in piena attività con più di 100 persone, tonnellate di attrezzature e numerose comparse è stata una sfida per la produzione, che doveva cercare di recare il meno disturbo possible ai clienti dell’albergo. A detta di Bridgland: “Dovevamo girare mentre la vita dell’albergo continuava regolarmente. Così abbiamo costruito una nostra reception in modo da non disturbare i clienti. L’albergo ci ha comunque permesso di girare nella loro ampia lobby, nella sala da pranzo, lungo i corridoi e nella cucina al piano di sotto. Ci hanno concesso molto, considerando quanto fosse occupato”.
Per una scena si dovevano coinvolgere stunt ed effetti pirotecnici, impossibili da girare in loco. E così gli scenografi hanno costruito una riproduzione della sala da ballo dell’albergo negli Studi Babelsburg, i più antichi al mondo, fondati circa 100 anni fa. Le scene a seguire l’esplosione sono state girate davanti all’albergo e gli scenografi hanno costruito detriti e macerie tutt’intorno all’albergo. I produttori erano molto divertiti dal fatto che, grazie alla grande tecnica ed abilità degli scenografi locali, molti passanti si fermassero a chiedere se la scena fosse un’installazione artistica e chi fosse l’artista.

Nel cercare di rintracciare Gina, Martin ricorda il logo del suo taxi, la Torre Televisiva, un importante punto di riferimento di Berlino Est, costruito per soverchiare la città. Per il garage dei taxi, la produzione ha usato una fabbrica di birra del XIX secolo. L’ ufficio dei taxi è stato costruito prendendo spunto da uno spazio tipico di Berlino molto amato da Bridgland: una cabina di metallo posto nei cantieri in giro per la città che offre ai lavoratori riparo dal freddo e un posto dove farsi una tazza di tè caldo.
Un altro spazio che Bridgland si è divertito a creare è l’appartamento di Gina. “Vive a Kreuzberg, dove si sistemano gli immigrati turchi. Il suo appartamento diventa così meta di molti lavoratori, clandestini o non, e abbiamo pensato che lei vivesse nell’attico, cercando di trasformare uno spazio freddo e squallido in un ambiente accogliente. Gina ha carta da parati sulle mura sottili e qualche oggetto personale in giro per la stanza – fotografie e altro – per ricordarle la sua vita passata. Di fatto, cerca di trasformare un ambiente alieno in un nido”.

Un’altra location è la casa di Herr Jürgen, ex membro della Stasi, la polizia segreta che incoraggiava amici e vicini di casa a spiarsi l’uno sull’altro. Bridgland voleva raccontare la vita di Jürgen per mezzo della sua casa. “Doveva essere chiaro che Jürgen avesse amato molto il suo lavoro e i privilegi che ne erano derivati, e abbiamo pensato di arredare il suo appartamento proprio come sarebbe stato quando è crollato il Muro. Medaglie e onori sono ancora in piena vista e i mobili sono di qualità migliore di quanto avrebbe avuto qualunque persona comune dell’Est a quel tempo. È praticamente il museo vivente di un membro minore della Stasi del XX secolo.
Gli esterni dell’appartamento di Jürgen sono stati girati a Freidrichshain, sulla Karl-Marx Strasse, davanti ad uno dei più antichi palazzi costruiti dal regime sovietico per ospitare il personale che mandava Mosca per controllare i tedeschi dell’Est. Ironicamente, oggi questi appartamenti luminosi e spaziosi sono ricercatissimi e di grande prestigio.

La scena quando Martin e Gina incontrano Jürgen è una sorta di salto nel tempo ai giorni della Stasi – un vero e proprio incontro clandestino su un ponte verso l’Isola dei Musei, sul Fiume Spree. L’acqua del fiume sta iniziando a sciogliersi, ed enormi blocchi di ghiaccio galleggiano sullo sfondo – il freddo un deterrente per i molti turisti che di solito frequentano il posto. Aver girato durante l’inverno più freddo degli ultimi 20 anni, e soprattutto in esterni, è stato motivo di gran difficoltà per la troupe e ha causato problemi di continuità di luce e stagioni, ma ha anche contribuito ad aumentare il senso di isolamento del protagonista.

Il direttore della fotografia Flavio Labiano dice di aver “girato il film tenendo sempre presente la prospettiva di un uomo isolato in cerca della verità”.
“Siamo stati benedetti e maledetti allo stesso tempo dalla terribile nevicata di dicembre che è proseguita fino a metà febbraio”, fa notare Collet-Serra. “Questo ci ha permesso di ritrarre una città piena di neve che non avremmo mai pensato di fare altrimenti. Certo, una volta sciolta, il problema era un altro: ci serviva neve per la continuità delle scene e così abbiamo dovuto ricrearla”.

Una delle scene più importanti del film è stato girato completamente in esterni, per le strade di Berlino: un inseguimento in auto, dove Martin e Gina cercano di scappare dagli assassini che danno loro la caccia. La scena è stata girata in 10 notti, e dopo giorni al freddo, il cast e la troupe non vedeva l’ora di iniziare con le scene degli interni.
Al contrario, la scena di un locale notturno è stata girata in uno dei posti più “in” di Berlino. Cercando di far perdere le proprie tracce agli assassini, Gina trascina Martin in un locale, sperando di essere al sicuro in mezzo alla gente. La scena è stata girata al Tresor, noto a livello internazionale perché è il locale dove è nata la musica techno. È situata in un’enorme fabbrica elettrica ormai in disuso, sulla Köpenicker Strasse, a Mitte. Gli scenografi hanno usato una potente luce al neon che, insieme alla musica assordante e ripetitiva, ha contribuito ad aumentare il senso di alienazione di Martin.

Un’altra interessante location concessa alla produzione erano gli esterni meravigliosamente severi della New National Gallery, costruiti negli anni 60 dall’architetto Ludwig Mies van der Rohe. Gli interni, invece, sono stati girati al Museo della Fotografia, nel quartiere di Charlottenburg, dove Bridgland ha messo in piedi una vera e propria mostra fotografica per il film. “‘Unknown - Senza identità’ è un film sulla perdita d’identità e così abbiamo voluto riflettere questo nella mostra fotografica all’interno della trama del film. Abbiamo trovato uno studente che aveva una mostra di ritratti estremi e così ho diretto il suo lavoro. Il risultato è stata una serie di primi piani in grande formato, ritratti di volti interessanti, ognuno dei quali sembra avere una propria storia da raccontare”.

Per puro caso, anche Martin è tra questi volti e si tratta di capire dove si trova la verità. “È davvero imprevedibile”, dice Neeson. “Ci sono dei momenti di brivido in cui il pubblico sarà davvero sorpreso da quanto accade”.
Come spiega Leonard Goldberg: “La ragione per cui film del genere sono amati dal pubblico e perché i protagonisti creano una specie di gioco tra pubblico e filmmaker, come tra gatto e topo”.

“Questo film è il ritratto di due mondi”, racconta Joel Silver. “Un viaggio che ci tiene sollevati dalla poltrona mentre continuiamo a chiederci cosa succederà”.
Jaume Collet-Serra conclude: “Dal momento in cui Martin Harris si risveglia dal coma e gli viene negata la propria identità, il pubblico vuole capire cosa succede. Se ci venisse rubata l’identità, chi potrebbe immaginare cosa potremmo provare? E se anche tutto ciò che ci conferma chi siamo – la famiglia, gli amici – la negassero, cosa faremmo? Fino a che punto siamo disposti ad arrivare per riprendere possesso della nostra vita?


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