
Regista: Apichatpong Weerasethakul
Titolo originale: Lung Boonmee Raluek Chat
Durata: 113'
Genere: Commedia
Nazione: Regno Unito, Tailandia, Francia, Germania, Spagna
Rapporto:
Anno: 2010
Uscita prevista: Cannes 2010,15 Ottobre 2010 (cinema)
Attori: Natthakarn Aphaiwonk, Sakda Kaewbuadee, Geerasak Kulhong, Jenjira Pongpas, Thanapat Saisaymar
Sceneggiatura: Apichatpong Weerasethakul
Trama, Giudizi ed Opinioni per Lo Zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Titolo originale: Lung Boonmee Raluek Chat
Durata: 113'
Genere: Commedia
Nazione: Regno Unito, Tailandia, Francia, Germania, Spagna
Rapporto:
Anno: 2010
Uscita prevista: Cannes 2010,15 Ottobre 2010 (cinema)
Attori: Natthakarn Aphaiwonk, Sakda Kaewbuadee, Geerasak Kulhong, Jenjira Pongpas, Thanapat Saisaymar
Sceneggiatura: Apichatpong Weerasethakul
Trama, Giudizi ed Opinioni per Lo Zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Fotografia: Yukontorn Mingmongkon,Sayombhu Mukdeeprom
Montaggio: Lee Chatametikool
Scenografia: Akekarat Homlaor
Produttore: Simon Field, Keith Griffiths, Charles de Meaux, Luis Miñarro, Joslyn Barnes, Caroleen Feeney
Produzione: Anna Sanders Films, Eddie Saeta S.A., Illuminations Films, Kick the Machine
Distribuzione: BIM
Montaggio: Lee Chatametikool
Scenografia: Akekarat Homlaor
Produttore: Simon Field, Keith Griffiths, Charles de Meaux, Luis Miñarro, Joslyn Barnes, Caroleen Feeney
Produzione: Anna Sanders Films, Eddie Saeta S.A., Illuminations Films, Kick the Machine
Distribuzione: BIM
La recensione di Dr. Film. di Lo Zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti
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Colonna sonora / Soundtrack di Lo Zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).
Voci / Doppiatori italiani:
Ennio Coltorti: Boonmee
Lorenza Biella: Jen
Stefano Crescentini: Tong
Alessandra Korompay: Huay, Moglie Di Boonmee
Edoardo Stoppacciaro: Boonsong, Figlio Di Boonmee
Chiara Gioncardi: Roong
Gianfranco Miranda: Jaai
Marina Tagliaferri: Principessa
Personaggi:
Thanapat Saisaymar: Zio Boonmee
Jenjira Pongpas: Jen
Sakda Kaewbuadee: Thong
Natthakarn Aphaiwong: Huay, moglie di Boonmee
Jeerasak Kulhong: Boonsong, figlio di Boonmee
Kanokporn Thongaram: Roong, amico di Jen
Samud Kugasang: Jai
Wallapa Mongkolprasert: la principessa
Sumit Suebsee: il soldato
Vien Pimdee: il contadino
Informazioni e curiosità su Lo Zio Boonmee che si ricorda delle sue vite precedenti
Vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes 2010. Apichatpong Weerasethakul è il primo regista Thailandese a vincere la Palme d'Or.Apichatpong Weerasethakul dice che un uomo di nome Boonmee aveva avvicinato Phra Sripariyattiweti, l'abate di un tempio buddista nella sua città natale, affermando chiaramente che durante la meditazione poteva ricordare la sua vita precedente. L'abate fu così impressionato dalle capacità di Boonmee che pubblicò un libro intitolato "Un uomo che può ricordare le sue vite passate", nel 1983. Quando Apichatpong ebbe modo di leggere il libro, Boonmee era ormai morto. L'idea originale era quella di adattare il libro in un film biografico su Boonmee. Tuttavia, tale idea fu presto abbandonata per far posto ad un film più personale, pur utilizzando la struttura del libro e dei contenuti come fonte di ispirazione. Le storie e disegni di produzione si sono ispirati a vecchie serie televisive e fumetti tailandesi, che spesso usano trame semplici e sono pieni di elementi soprannaturali.
Il film è una co-produzione internazionale tra la società di Apichatpong "Kick the Machine", la inglese Illuminations Films, la francese Anna Sanders Films, la tedesca The Match Factory e Geissendörfer Film-und Fernsehproduktion e gli spagnoli di Eddie Saeta. Il film ha ricevuto 3,5 milioni di Baht a sostegno dal Ministero della Cultura thailandese; e in effetti è stato approvato per la proiezione in Thailandia senza alcuna censura, al contrario di precedenti opere di Apichatpong Weerasethakul in cui alcune scene simili a quelle presenti nell'opera erano state censurate.
Le riprese hanno avuto luogo tra ottobre 2009 e febbraio 2010, quando le condizioni del tempo l'hanno consentito, sia a Bangkok e nel nordest della Thailandia, Isan. E' stata utilizzata pellicola da 16 mm per motivi di budget e si è preferito questo al video digitale per dare al film un aspetto simile al cinema classico tailandese del passato.
Note dalla produzione
DICHIARAZIONE DEL REGISTA
APICHATPONG WEERASETHAKUL
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti è un omaggio al mio paese, a un certo tipo di cinema con cui sono cresciuto. Io credo nella trasmigrazione dell’anima tra esseri umani, piante, animali e spiriti. La storia dello Zio Boonmee racconta il rapporto uomo-animale, cancellando la linea di demarcazione che li separa. Gli eventi rappresentati in un film diventano memorie condivise dalla troupe, dagli attori e dal pubblico.
In questo senso, fare film non è come creare vite precedenti sintetiche. A me interessa esplorare i meccanismi interni di questa macchina del tempo.
Potrebbero esserci forze misteriose che aspettano solo di essere rivelate, come alcune cose che un tempo venivano definite “magia nera” e che poi si sono dimostrate realtà scientifiche. Per me, il cinema resta una fonte di energia che non abbiamo ancora utilizzato e compreso appieno. Così come non abbiamo ancora del tutto spiegato il funzionamento della mente.
Inoltre, sono sempre più interessato ai processi di disgregazione e estinzione delle culture e delle specie. In questi ultimi anni, in Thailandia, il nazionalismo alimentato dai colpi di stato militari ha portato a un clima molto acceso di scontro ideologico. Oggi c’è un’agenzia di stato che opera come una sorta di polizia morale per bandire attività “inappropriate” e distruggerne i contenuti. E’ impossibile non collegare la storia dello Zio Boonmee e della sua credenza a tutto questo. Boonmee è l’emblema di qualcosa che sta per scomparire, qualcosa che viene eroso dal tempo, come i cinema, i teatri, i vecchi stili di recitazione che non trovano più posto nella contemporaneità.
D: Perché il nordest della Thailandia è un luogo così speciale, per lei? E che cosa l’ha spinta a fare questo film?
Qualche anno fa, quando vivevo nel nordest, mi sono imbattuto nello Zio Boonmee. Un monaco di un monastero vicino mi ha parlato di un vecchio che era arrivato al tempio per aiutare i monaci nelle attività rituali e apprendere la meditazione. Un giorno, quell’uomo ha raccontato che mentre meditava a occhi chiusi aveva visto scorrere le immagini delle sue vite precedenti, come in un film. Vedeva e percepiva se stesso come un bisonte, una mucca, come uno spirito incorporeo che vagava per le pianure della sua regione. Il monaco era rimasto colpito ma non sorpreso, perché Boonmee non era il primo a riferirgli esperienze del genere. Alla fine, ha pubblicato un libretto intitolato: Un uomo che ricorda le sue vite passate. Purtroppo, quando sono riuscito a mettere le mani su quel libro, Boonmee era già morto da parecchi anni.
D: Tutti i suoi film contengono elementi fortemente autobiografici. Sembra che sia così anche per Lo zio Boonmee…
Rispetto al libro originale, in questo film c’è molto di me. Durante la lavorazione mi sono reso conto che sono incapace di essere fedele a qualsiasi fonte originale! Oltre a modificare le vite precedenti di Boonmee, ho spinto lui sullo sfondo, portando in primo piano i miei due attori abituali, Jenjira e Tong, che fanno da testimoni del passaggio di quest’uomo anonimo. Non è un film su Boonmee, ma sulla mia idea di reincarnazione. Alla fine, si è trasformato in modo del tutto naturale in un omaggio al cinema con cui sono cresciuto. Un cinema che, come Boonmee, sta morendo o è già morto. E ancora una volta, nel film c’è finito mio padre. E’ morto di insufficienza renale. Tutti quegli oggetti nella stanza da letto di Boonmee sono una replica di quelli che c’erano in camera di mio padre.
D: Anche qui torna a lavorare con i suoi due attori preferiti, e con due attori non-professionisti (che interpretano lo zio Boonmee e Huay). Come ha fatto il casting? Vengono tutti dal nordest?
Tutti tranne Tong, che infatti è l’unico che non parla con l’accento del nordest.
Per me, Boonmee è un personaggio anonimo. Quindi non potevo usare attori professionisti riconoscibili. Secondo me, il non-professionismo è una risorsa preziosa se cerchi di ricreare lo stile di recitazione delle origini del cinema.
Quindi scelgo persone che vengono dagli ambienti più diversi. Alla fine, per le parti di Boonmee e Huay abbiamo scelto un operaio edile e una cantante.
D: Benché il titolo faccia riferimento alle vite precedenti dello Zio Boonmee, lui non ne parla mai, non spiega quali siano.
Inizialmente, la sceneggiatura era più esplicita circa le sue vite precedenti, ma poi nel film ho deciso di lasciare libero il pubblico di decidere quali fossero e quali no. Certo, guardando il film alla fine si capisce che Boonmee poteva essere stato un bisonte o una principessa. Ma dal mio punto di vista poteva essere una qualsiasi altra creatura vivente che appare nel film – un insetto, un’ape, il soldato, il pesce gatto e così via. Poteva perfino essere lo spettro della scimmia, e il fantasma della moglie. Così, il film rafforza uno speciale collegamento tra il cinema e la reincarnazione. Il cinema è il mezzo attraverso il quale l’uomo crea universi alternativi, altre vite.
D: Lei ha definito questo film un omaggio a un certo tipo di cinema – il cinema della sua giovinezza. A quale cinema si riferiva? Quello thailandese?
Sono abbastanza vecchio da avere visto gli sceneggiati televisivi in 16mm. Erano girati in studio con un’illuminazione molto forte, diretta. Le battute venivano suggerite agli attori, che le ripetevano meccanicamente. I mostri erano sempre avvolti nella semioscurità, per nascondere i costumi rimediati: i loro occhi erano luci rosse, perché il pubblico potesse vederli meglio. I vecchi horror cinematografici ho potuto vederli solo dopo, quando già facevo film.
Sono stato influenzato anche dai fumetti thailandesi. Le trame non erano complicate, ed erano sempre pieni di fantasmi. E’ così ancora oggi.
D: Il film ha frequenti cambiamenti di registro e di stile: a volte è quasi comico e ironico, altre volte molto serio e toccante.
Mi piace che i miei film si sviluppino come un flusso di coscienza, passando da un ricordo all’altro. Credo che sia importante accentuare questo aspetto ondivago, fluttuante, in un film come questo che parla di reincarnazione, di anime vaganti.
D: Lei ha parlato del suo interesse per la “trasmigrazione delle anime”. Viene in mente soprattutto la scena finale del film: è quello che accade a Jen e Tong?
La scena finale sconvolge (gentilmente) i punti di riferimento temporali e spaziali del film. Io spero che alla fine saranno gli spettatori a sentirsi trasportati.
D: Fantasmi e creature fantastiche appaiono anche in altri suoi film, come Sud pralad. Ma in Lo zio Boonmee sono diventati protagonisti.
Il tema centrale del film è la credenza negli elementi soprannaturali che fanno realmente parte delle nostre vite. Mi affascina l’idea che i ricordi della nostra infanzia si facciano più vividi, invecchiando. Credo che la curiosità (e forse la paura) per i fantasmi e per altri mondi appartenga all’infanzia e alla vecchiaia.
D: I suoi ultimi lavori hanno preso una direzione più politica. La sequenza fotografica sembrerebbe sottolineare questo aspetto: è così diversa da tutto il resto del film.
Volevo introdurre nel film anche il ricordo della sua realizzazione. Il film fa parte del Primitive Project in cui ho cercato di catturare alcuni ricordi del nordest. Ho lavorato con gli adolescenti di un villaggio che aveva avuto un passato politico violento. Abbiamo costruito un’astronave e inventato scenari.
Abbiamo anche realizzato un corto, A Letter to Uncle Boonmee, girato mentre perlustravamo il villaggio alla ricerca di una casa adatta per il film. Per me, l’esperienza in questo villaggio è sempre stata legata all’esistenza di Boonmee.
E’ un luogo dove i ricordi sono stati repressi. Volevo collegarlo all’uomo che ricorda tutto. In quella sequenza fotografica, i ricordi di Boonmee si fondono con i miei.
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