Carissima me di Yann Samuell

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locandina Carissima me
 
Regista: Yann Samuell
Titolo originale: L'âge de raison
Durata: 89'
Genere: Commedia, Romantico
Nazione: Francia, Belgio
Rapporto:

Anno: 2010
Uscita prevista: 11 Marzo 2011 (cinema)

Attori: Sophie Marceau, Marton Csokas, Michel Duchaussoy, Jonathan Zaccaï, Emmanuelle Grönvold, Juliette Chappey, Thierry Hancisse, Déborah Marique, Roméo Lebeaut, Jarod Legrand, Alexis Michalik

Trama, Giudizi ed Opinioni per Carissima me (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Antoine Roch
Montaggio: Andréa Sedlackova
Musiche: Cyrille Aufort
Costumi: Fanny Drouin
Trucco: Nurith Barkan

Produttore: Christophe Rossignon,Philip Boëffard,Patrick Quinet
Produttore esecutivo: Ève Machuel
Produzione: Nord-Ouest Productions
Distribuzione: Videa CDE

La recensione di Dr. Film. di Carissima me
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Colonna sonora / Soundtrack di Carissima me
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Roberta Pellini: Margaret Flore
Emanuela Ionica: Marguerite Flore Da Bambina
Loris Loddi: Malcolm
Franco Zucca: Merignac
Alessio Cigliano: Philibert Bakary

Informazioni e curiosità su Carissima me


Note dalla produzione:
Come è nato questo terzo lungometraggio?
Innanzitutto è un’idea che ho avuto per la mia vita! Il giorno in cui ho compiuto 18 anni mi sono chiesto cosa avrei desiderato ricevere in regalo e mi sono detto che sarebbe stato fantastico avere notizie di me stesso da bambino e ricordarmi delle cose che erano state importanti per me. Quando ho compiuto 30 anni, mi sono pentito di non averlo fatto a 18 anni – e quando ne ho fatti 40, mi sono detto che avrei tratto un film dall ‘idea, visto che non ero riuscito a realizzarla nella vita.

Due suoi film partono da un gioco infantile: il “giochi o non giochi” di Amami se hai coraggio e le lettere inviate a se stessi di Carissima me...
Non sono convinto che la vita di un bambino sia poi così ludica. Anzi, penso sia un periodo in cui si è molto integri e coinvolti in tutto ciò che si fa. Perciò credo che una ragazzina che si imbarchi nell’avventura di Marguerite non la prenderebbe affatto come un gioco, ma come la cosa più seria che le possa accadere.

I suoi personaggi hanno spesso un rapporto molto forte con l’infanzia. È una tematica che le sta particolarmente a cuore?
Ormai sappiamo che la personalità di un individuo si forma prima dell ’età di tre anni. Ritrovare l ’infanzia significa ritrovare le proprie origini. È riscoprire il proprio punto di partenza e il percorso iniziale, prima che venga deviato dagli ostacoli della vita. Esiste una verità che si modifica con l ’età, a volte in meglio, a volte in peggio. Come dice il personaggio di Malcolm nel film: crescere significa avanzare… Occorre solo essere felici della direzione nella quale avanziamo. Sono il padre felice di cinque figli e questo mi aiuta a restare vicino al mondo dell ‘infanzia.

Com’è andata la fase di scrittura? È un momento gioioso o doloroso per lei?
È una fase che adoro. Spesso paragono la realizzazione di un film alla preparazione di un buon pasto per gli amici.
Si comincia immaginando le ricette che si vogliono provare, si va a fare la spesa e poi ci si mette a cucinare. Per me la scrittura è il momento in cui si immagina il pasto. Quindi è la fase più libera e piacevole della creazione del film.

Marguerite è un personaggio al tempo stesso altezzoso, molto emotivo e bizzarro. Come lo ha costruito?
Non è lo sceneggiatore a costruire il personaggio, ma è il personaggio a costruire lo sceneggiatore. Salta fuori letteralmente dalla punta della penna o sullo schermo del computer e mi guida. All ’inizio non so dove vada né cosa diventerà. Poi invento delle situazioni per lui e pongo degli ostacoli sulla sua strada, ma è sempre il personaggio a reagire.

Come le è venuta l’idea dell’ abitudine di Marguerite di identificarsi con delle grandi figure femminili per farsi coraggio?
Poiché Marguerite è una persona molto volitiva, non volevo darne l ’immagine di una donna mascolina. Nella storia dell ’umanità ci sono tante donne meravigliose e questo mi ha permesso di rendere loro omaggio. D’altra parte, nei momenti di dubbio in cui mi sento un po’ fragile, ho anch’io bisogno come lei di identificarmi in personalità molto forti.
D’altronde per un intero periodo della mia vita ho tenuto in tasca un piccolo personaggio dei cartoni animati che toccavo quando ero in una situazione di debolezza: sentivo la gomma sotto le dita e mi dicevo che al mio posto quel personaggio si sarebbe rialzato, perché nei cartoni ci si risolleva sempre.

Marguerite ama particolarmente “rimettere le cose a posto”. È una buona sintesi della sua personalità?
Credo sia persino una buona sintesi del film. Detto ciò, “rimettere le cose a posto” dipende completamente dalle circostanze, dall’età e dal temperamento di ciascuno!

I personaggi secondari sono gustosi e riservano parecchie sorprese. Come le sono venuti in mente?
Adoro il cinema francese degli anni 50-60 che dava valore ai ruoli secondari. Perciò, quando faccio un film, cerco di inserirmi in quella tradizione. Dal momento che lavoro con degli attori che amo, ho il dovere di affidare loro dei ruoli complessi e alla loro altezza. È ancora più importante in Carissima me,
perché Marguerite segue un percorso iniziatico e incontra sulla sua strada dei personaggi dal valore simbolico: la figura del padre con il notaio, l ’amore della sua infanzia con Philibert e la figura dell’amante con Malcolm. Ognuno di loro
incarna un aspetto della vita di Marguerite.

Nelle commedie francesi si parla raramente del mondo del businness. Cosa l’ha spinta a evocare questo ambiente?
Ho cercato un contrappunto all ‘infanzia di Marguerite. Quando da piccoli ci proiettiamo nel futuro, immaginiamo di creare qualcosa con le nostre mani, al contrario di quanto avviene nelle grandi imprese, dove si gioca con i concetti, i numeri e il denaro virtuale. Per me questi spazi vuoti dove si trovano solo computer e telefoni rappresentano l ’antitesi di ciò che immaginiamo da bambini riguardo al mondo del lavoro.

Gioca molto sui contrasti, come quello fra la Shanghai ultramoderna e il villaggio tradizionale di Saou…
Al momento della preparazione, quando parlavo del film ai miei collaboratori, ho spiegato che si trattava di un film “verticale”, perché facevo incontrare l’infanzia e il mondo adulto, l’Europa e l’Africa oppure la provincia e una città francese molto grande. In pochi secondi ci si trova in un altro universo, pur restando nello stesso spazio-tempo.
Questo riflette gli evidenti contrasti che esistono nel mondo attuale, come ad esempio la sperequazione economica. Il cinema consente di mettere in luce questo genere di contrasti in modo eclatante, come una sorta di lampeggiante d’emergenza.

Come ha concepito le sequenze d’animazione?
Rivendico completamente l ‘influenza di Tex Avery e di Walt Disney. In AMAMI SE HAI CORAGGIO avevo preferito un universo fatto di figure di cartone, in My sassy girl, il mio secondo film che ho realizzato negli Stati Uniti, avevo immaginato un mondo di giocattoli e in Carissima me ho scelto dei collage alla Prévert.

Come ha scelto la cornice fredda e dalle linee geometriche dell’azienda?
Al contrario delle mie sceneggiature, che sono molto dense, ho un gusto spiccato per le scenografie spoglie, in modo che siano i personaggi a riempire lo spazio.
Ho anche lavorato sulla “verticalità” di cui parlavo poco fa e sul contrasto di colori fra il mondo dell’impresa e la provincia. Questo orientamento estetico è nato molto presto, perché avrei molte difficoltà a scrivere una storia senza visualizzarla. Se al momento della scrittura ho la sensazione di non aver voglia di girare una certa scena, vuol dire che è fuori posto nella sceneggiatura.

E la luce?
Ho privilegiato la sovraesposizione e i contrasti piuttosto marcati. Molto presto ho avuto l’’intuizione che l ‘azienda avesse investito in arte contemporanea e che occorresse tappezzare le pareti di grandi quadri completamente astratti dalle tonalità molto fredde e sobrie.

Ha scritto il film per Sophie Marceau?
Già da diversi anni avevamo voglia di girare un film insieme. Appena ho scritto la prima stesura della sceneggiatura, che era ancora lunga e non molto strutturata, ho chiamato Sophie per dirle che il ruolo era per lei. Ne è rimasta molto colpita, ma io sapevo che dovevo rielaborare ulteriormente lo script.
Giunto alla 13ma stesura, l ‘ho ricontattata e lei mi ha spiegato che voleva fare una pausa dopo aver girato quattro film di seguito. Ha ugualmente accettato di leggere la sceneggiatura e mi ha richiamato per dirmi che ne era stata totalmente conquistata. Per fortuna – perché lei era la mia prima e unica scelta!

Come è avvenuto il casting degli altri attori?
A Jonathan Zaccaï era piaciuto AMAMI SE HAI CORAGGIO e mi ha detto di sì prima ancora di leggere il copione. Quanto a Michel Duchaussoy, trovavo che il ruolo di Mérignac fosse perfetto per lui. Ci sono anche mio figlio Roméo che fa Philibert da bambino e mia moglie che interpreta Madame de Lorca – senza che abbia fatto pressioni sulla direttrice del casting!

La bambina ha una freschezza e una naturalezza straordinarie. Come l’ha trovata e diretta?
La piccola Juliette è stata di una professionalità stupefacente. Al contrario di molti bambini che cercano di corrispondere alla loro idea di attore, lei ha un’eleganza naturale. Dopo averla scelta, l ‘ho fatta provare molto con gli altri attori. Perciò, quando è arrivata sul set, era molto a suo agio e considerava le riprese un gioco e non un lavoro.

Come dirige gli attori?
In realtà non ho davvero l’’impressione di “dirigere” gli attori, perché conoscono il proprio mestiere molto meglio di qualunque regista. Perciò mi ispiro a ciò che gli attori pensano del proprio ruolo e ascolto le loro proposte, delle quali tengo conto. Cerco soltanto di coinvolgerli nella mia visione del film e questo dà luogo a una discussione fra loro e me. Di solito sul set mi siedo sotto la macchina da presa per essere il più possibile vicino a loro, come se fossi a teatro. Non sto quasi mai davanti al “combo”, il che implica un’assoluta fiducia nel mio direttore della fotografia, Antoine Roch.

Il ritmo è essenziale per una commedia. Come è avvenuto il montaggio?
È stata una fase piuttosto dolorosa. Questo perché durante le riprese sei costantemente obbligato a fare dei compromessi fra i tuoi desideri e la realtà sul set mentre al montaggio cerchi di recuperare ciò che volevi all’inizio. A complicare ulteriormente le cose, c’è la necessità di creare variazioni di ritmo per far nascere la commedia e suscitare le emozioni. Quindi bisogna saper aumentare il ritmo, poi passare alla sequenza successiva con una dissolvenza al bianco e quindi ripartire con un ritmo narrativo avvincente. È un lavoro molto difficile.

A chi ha affidato la musica?
Volevo una musica “parca”. Quando il compositore Cyrille Aufort ha visto il film, mi ha detto che lo aveva commosso molto e che voleva propormi qualcosa di “contenuto”. Trovo che abbia reso molto bene lo spirito del film: la sua musica è al tempo stesso romantica e lirica pur essendo di una grande sobrietà.

Cosa voleva fare da piccolo?
Restare piccolo per godermi al massimo l’’infanzia! Più seriamente, anche nei miei ricordi più lontani, ho sempre desiderato raccontare delle storie: avrei potuto fare lo scrittore o il disegnatore di fumetti e ho finito per diventare sceneggiatore e regista. Bisogna dire che provengo da una famiglia di attori e che forse il teatro e il cinema mi venivano più naturali.

Le accade di rimettere in discussione la sua vita?
Credo che se non fossi stato pronto a farlo, non sarei mai diventato un regista. La regia consiste nel rilanciare continuamente i dadi. Ti esponi costantemente e ti concedi allo sguardo dello spettatore, sperando che gradisca ciò che hai da offrirgli. Ed è nel tuo interesse amare la parte di te che hai portato sullo schermo, altrimenti sarebbe troppo doloroso.


INTERVISTA A CHRISTOPHE ROSSIGNON, PRODUTTORE
Lei ha prodotto AMAMI SE HAI CORAGGIO, il primo lungometraggio di Yann Samuell. Cosa le piace e la colpisce del suo universo?
Yann è un bambino cresciuto. Amo il suo universo stralunato e ricco e la sua capacità di mescolare il mondo dell’infanzia con quello degli adulti. È uno dei rari cineasti che sanno giocare fra questi due mondi, perché è un grande sognatore e un poeta ispirato. In AMAMI SE HAI CORAGGIO avevo apprezzato molto la rappresentazione della difficoltà che due esseri possono avere ad amarsi, a dichiarare e a concretizzare il proprio amore. In Carissima me mi ha interessato
l ’idea che da bambini si possa, volontariamente o no, seminare qualcosa che recupereremo diversi anni dopo.

Quando è nato il progetto di Carissima me?
Yann mi ha parlato di questo progetto tre o quattro anni fa, ma ci ha messo parecchio tempo a scriverlo, perché dosare il rapporto fra il mondo adulto e quello dell ‘infanzia era un’operazione molto delicata, proprio come l’’equilibrio fra l’’emozione e la commedia. Mi sono impegnato con lui molto presto e l’’ho accompagnato in qualità di produttore per tutta la fase di scrittura.

È una commedia efficace, ma che affronta dei temi reali. È per questo che le è piaciuto il progetto?
Quando un autore mi propone una commedia con un intento reale, mi trova disponibile. Avrei molte più difficoltà a produrre una commedia di puro intrattenimento, temo che non ne sarei capace. Con Carissima me Yann mi ha proposto un progetto dai temi importanti: il rapporto con l ’infanzia, la difficile domanda che poniamo a noi stessi – sono la persona che volevo essere? – il conflitto fra ambizione insaziabile e fedeltà ai propri princìpi, ecc… Armonizzare tutti questi aspetti rappresentava la vera scommessa della fase di scrittura.

Esistono differenze di rilievo fra il progetto iniziale e il risultato finale, una volta concluso il film?
Sì, una sola. Tra Sophie Marceau e Marton Csokas, che interpreta Malcolm, è nato un ottimo affiatamento. Perciò durante le riprese i due attori hanno proposto a Yann una coppia con maggiore intimità, mentre in fase di sceneggiatura la loro
relazione era più riservata e “professionale”. Yann si è lasciato convincere e al momento del montaggio ha riscritto la storia della coppia in un tono più romantico.

In Francia esistono poche commedie che riservano una simile cura alle scenografie
e alle luci. Anche ciò faceva parte delle sue esigenze di produttore?
Con Yann abbiamo parlato molto presto, sin dalla fase di scrittura, di questa esigenza cinematografica che avevamo in comune. Yann aveva già lavorato con Antoine Roch (il direttore della fotografia) in AMAMI SE HAI CORAGGIO
e desiderava collaborare di nuovo con lui. In effetti sapeva che con Antoine le immagini del film sarebbero state curate, adatte a una regia stilizzata. Sono stato felice di poter fornire a Yann e ad Antoine i mezzi per realizzare un
vero film per il cinema, lo stesso vale per il capo scenografo, Jean-Michel Simonet, che ha fatto un lavoro splendido.

Era da tanto che desiderava produrre un film con Sophie Marceau?
Sì! Trovo che negli ultimi anni la carriera di Sophie abbia avuto un’evoluzione straordinaria e mi è piaciuta particolarmente in Anthony Zimmer. Quindi dentro di me speravo che un giorno un regista mi proponesse di farla lavorare oppure che, se l’avessi proposto io, un regista mi avrebbe ascoltato. Si dà il caso che Yann conosceva Sophie da tempo e che, senza dircelo, avevamo lo stesso desiderio: mentre io pensavo a lei per il personaggio di Margaret, Yann lo aveva scritto avendo in mente Sophie. Ci siamo resi conto che avevamo la stessa idea quasi per caso, in piena fase di scrittura.

Le hanno già chiesto cosa voleva fare da piccolo?
Abbiamo fatto vedere il film a 200 bambini e adolescenti per capire cosa ne pensassero. Interpellandoli dopo la proiezione, ci siamo resi conto che gli adolescenti si ponevano molte domande sul proprio futuro, mentre i bambini erano più sensibili alla dimensione ludica e poetica del film.
Subito dopo sono stati i ragazzi a chiederci – a Yann, al distributore Stéphane Célérier e a me – cosa volevamo fare quando eravamo piccoli. Stéphane ha risposto che voleva fare il calciatore e io ho detto loro che desideravo diventare astronauta.
Yann ha spiegato loro che voleva fare proprio quello che fa oggi. Dopo abbiamo posto la stessa domanda a tutti gli adulti presenti in sala e abbiamo constatato che Yann era un caso unico.

Le è accaduto di rimettere in discussione la sua vita?
Certo. Mi sono sposato due volte e per me è stata una rimessa in discussione… Ho tre figli che mi hanno completamente sconvolto la vita…. Ho anche cambiato mestiere diverse volte e ho preso tutti i miei diplomi mentre già lavoravo. Provengo
da un ambiente rurale del Nord e l‘essere diventato un cittadino parigino e un borghese intellettuale abbonato al giornale Le Monde è già stata un’enorme rimessa in discussione!!
Ora non ho più voglia di cambiare. Finché sarò libero di esercitare il mio mestiere come preferisco, desidero continuare così. Se un giorno perdessi la libertà di scelta editoriale, cambierei di nuovo strada e cercherei di aprire un chiosco di patate fritte a Dunkerque!


LA MUSICA
CYRILLE AUFORT, COMPOSITORE
“Quando, al primo incontro con Yann e i suoi produttori, abbiamo chiarito l ’intento e l ’estetica musicale di Carissima me, è sembrato evidente che la musica dovesse tradurre la complessità del personaggio di Margaret. La partitura
oscilla tra il carattere ingenuo della piccola Marguerite, il suo mondo immaginario e le inquietudini della Margaret adulta.
Soprattutto non volevo nuocere allo stile vivace di Yann con un eccesso di lirismo, così ho cercato di trovare il tono giusto per illustrare questo “racconto”, senza dimenticare che si tratta innanzitutto di una commedia profondamente umana. Vorrei ringraziare Yann Samuell, ma anche Christophe Rossignon,
Philip Boëffard e tutta l ’équipe della Nord-Ouest, per la fiducia che hanno voluto accordarmi, affidandomi la composizione della musica per questo bellissimo film. Un ringraziamento particolare anche a tutti i miei collaboratori in questa avventura, tecnici e musicisti, nonché Jean-Philippe Verdin che ha composto la canzone originale del film, interpretata da Lisa Mitchell… senza dimenticare W. A. Mozart per il suo contributo alla partitura di Carissima me .”
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