Tra le nuvole di Jason Reitman

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locandina Tra le nuvole
 
Regista: Jason Reitman
Titolo originale: Up in the Air
Durata: 108'
Genere: Commedia, Drammatico
Nazione: U.S.A.
Lingua originale: inglese
Rapporto: 1.85 : 1

Anno: 2009
Uscita prevista: Roma 2009, 22 Gennaio 2010

Attori: George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride, Melanie Lynskey, James Anthony, Steve Eastin, Tamala Jones, Dave Engfer
Soggetto: Walter Kirn
Sceneggiatura: Jason Reitman, Sheldon Turner

Trama, Giudizi ed Opinioni per Tra le nuvole (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Eric Steelberg
Montaggio: Dana E. Glauberman
Musiche: Rolfe Kent
Scenografia: Steve Saklad, Linda Lee Sutton
Costumi: Danny Glicker

Produttore: Jeffrey Clifford, Daniel Dubiecki, Jason Reitman, Ivan Reitman
Produttore esecutivo: Michael Beugg
Produzione: Cold Spring Pictures, DW Studios, Paramount Pictures, Right of Way Films
Distribuzione: UIP

La recensione di Dr. Film. di Tra le nuvole
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Colonna sonora / Soundtrack di Tra le nuvole
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Francesco Pannofino: Ryan Bingham
Francesca Guadagno: Alex Goran
Elena Perino: Natalie Keener
Massimiliano Manfredi: Craig Gregory
Daniela D'angelo: Kara Bingham
Ilaria Latini: Julie Bingham
Paolo Buglioni: Maynard Finch
Marco De Risi: Jim Miller

Personaggi:
George Clooney: Ryan Bingham
Vera Farmiga: Alex
Anna Kendrick: Natalie
Jason Bateman: Craig Gregory
Danny McBride: Jim
Melanie Lynskey: Julie Bingham

Informazioni e curiosità su Tra le nuvole

Si basa sull'omonimo romanzo scritto da Walter Kirn nel 2001.

Ha vinto molti premi:
Golden Globe 2010: migliore sceneggiatura
4 National Board of Review Awards 2009: miglior film, miglior attore (George Clooney), miglior attrice non protagonista (Anna Kendrick) e miglior sceneggiatura non originale
Los Angeles Film Critics Association Awards: miglior sceneggiatura
Satellite Awards 2009: miglior colonna sonora originale

Note dalla produzione:
IL DECOLLO
Nei suoi primi due film a soggetto, Jason Reitman ha dato prova di un talento particolare nel raccontare storie profonde, ricche di umanità e molto avvincenti, interpretate da personaggi che potrebbero definirsi ‘anti-eroici’, persone dalle idee e dai comportamenti provocatori, che sfidano le normali aspettative del pubblico. Ricordiamo ad esempio il lobbista del tabacco di Thank you for smoking e l’adolescente incinta nel film premio Oscar® Juno. Il filmmaker ci propone ora l’originale storia di Ryan Bingham, un uomo che apparentemente svolge un lavoro spiacevole: si occupa di licenziare gli impiegati delle aziende che intendono ridurre il personale.

Eppure Ryan è anche un uomo ricco di qualità: è rispettabile e affascinante, e ha abbracciato con entusiasmo il mondo della velocità, della tecnologia, delle comodità, dell’ambizione individuale e dei benefit materiali; è un uomo che conduce una vita tranquilla, piacevole; un uomo che ha tutto ma che però, a un certo punto, scopre che gli manca qualcosa di vitale. La sua storia suscita domande interessanti: nell’era dei viaggi globali e delle conversazioni mediate da strumenti tecnologici, è davvero possibile stabilire gli stessi legami autentici e duraturi, che un tempo caratterizzavano le comunità americane? E cosa succede quando non riusciamo a comunicare?

Queste domande sono centrali alla sceneggiatura di TRA LE NUVOLE, che Reitman, dopo una prima versione scritta da Sheldon Turner, ha elaborato ulteriormente, esplorando lo stile di vita di noi tutti, in un momento in cui i progressi tecnologici paradossalmente generano difficoltà di comunicazione.
“Questa è la storia di un uomo che nonostante si ritenga soddisfatto della sua vita, finora ha ignorato qualcosa di molto importante e cioé la responsabilità dei rapporti interpersonali”, spiega Reitman. “Ryan Bingham è spaventato dall’idea di ‘impegnarsi’ con qualcuno e di diventare parte di una comunità, e ne ignora il valore”.

Continua Reitman: “La nostra società sta vivendo questa fase. Tutti noi usiamo i telefoni cellulari e inviamo messaggini, e sembriamo molto ‘collegati’ mentre, in realtà, non ci guardiamo neanche più negli occhi e i rapporti umani veri sono scarsi. La vita di Ryan all’interno degli aeroporti è una metafora di tutto ciò. Gli aeroporti sono uguali in tutto il mondo: hanno gli stessi negozi, gli stessi ristoranti, gli stessi stand di giornali. Ci sentiamo a nostro agio ovunque, eppure non ci sentiamo ‘a casa’ da nessuna parte. Siamo globalizzati ma abbiamo perso il senso della comunità locale”.

Per TRA LE NUVOLE Reitman è stato ispirato dal romanzo di Walter Kirn, che il filmmaker ha usato come spunto per una sceneggiatura che ha subito diverse modifiche in corso d’opera. “Il libro mi ha ispirato a vari livelli”, dice Reitman. “Mi piace molto la scrittura di Walter ma mentre scrivevo la mia vita è cambiata. Ho incontrato la mia futura moglie, me ne sono innamorato e abbiamo avuto un bambino. E così anche il mio Ryan Bingham è iniziato a maturare e a volere di più dalla vita. Il copione è cresciuto perchè ha iniziato ad esplorare l’importanza dei legami interpersonali”.

Kirn racconta che il soggetto del romanzo è nato da un incontro occasionale. Si trovava su un volo per Los Angeles, e a un certo punto ha chiesto all’uomo seduto accanto a lui, da dove veniva. “E lui ha risposto, ‘Io vengo da qui, da questo sedile!’ Quando gli ho chiesto cosa volesse dire, mi ha spiegato che in passato aveva una casa, ma che poiché viaggiava per 300 giorni all’anno, l’aveva venduta per comprare un piccolo deposito, e ormai viveva negli hotel in giro per il mondo. E ha aggiunto: ‘Ce ne sono tanti come me, in giro!’ Mentre parlavo con lui, mi sono reso conto che quell’uomo apparteneva ormai a un mondo omologato, fatto di aeroporti, hotel, catene di ristoranti, negozi di regali e di giornali. E pensavo a quanto dovesse sentirsi solo”.
Così è nato il personaggio protagonista di Kirn, Ryan Bingham, giunto a 45 anni senza legami veri, interessato solo ai suoi esclusivi programmi di viaggio, e impegnato per lo più a “sollevare la gente dal proprio incarico”.

“Il lavoro di Ryan è quello di togliere il lavoro alle altre persone”, spiega Kirn. “E’ come un massaggiatore che ti strofina le spalle mentre ti porta via la sedia su cui sei seduto. Licenziare gli impiegati è diventato un’arte, fra l’altro molto delicata dal punto di vista legale, e Ryan è un maestro in materia”.
Bingham incarna la moderna variante del tipico ‘salesman’ americano, che viaggia in lungo e in largo per tutta la nazione e vende sogni a chi non ne ha più, a chi subisce la perdita di una carriera.
Quest’idea era molto allettante per Reitman. “Al posto di andare porta a porta, Ryan va da un aeroporto all’altro”, spiega lo scrittore/regista. “Eppure c’è qualcosa di estremamente interessante nell’ idea di un uomo di mezza età che non ha fissa dimora”.

Kirn è stato contento quando ha appreso che Reitman avrebbe diretto il film. “Thank You for Smoking era così anticonvenzionale nel suo approccio che mi ha subito ispirato fiducia e una sorta di complicità”, dice Kirn. “E quando ho letto il copione, ho capito che Jason aveva aggiunto una ulteriore dimensione alla storia per portarla sul grande schermo. Ero grato che la storia fosse stata resa tanto bene da una persona che stimo davvero e che a mio avviso possiede qualità che io non ho”.

Reitman ha quindi lavorato per portare il libro al cinema. Ha creato una serie di circostanze drammatiche intorno al protagonista, dando vita a due personaggi che hanno il potere di scuotere il bozzolo individualista in cui Ryan Bingham si è rifugiato: Natalie (Anna Kendrick), un’ingenua ed entusiasta ventenne, esperta di ottimizzazione, che l’uomo è costretto a prendere sotto la sua ala protettiva, nonostante minacci il suo stile di vita; e Alex (Vera Farmiga), la donna che è la sua anima gemella dal punto di vista professionale, e che accende per la prima volta il suo desiderio di impegnarsi con un altro essere umano al di là di un flirt passeggero.
“Ryan fa un’esperienza interessante in questo film: da un lato assume un ruolo quasi paterno con Natalie, che gli sta sempre col fiato sul collo, e dall’altro inizia addirittura a contemplare l’idea di diventare il marito di Alex”, osserva Reitman.

La sceneggiatura ha acquistato spessore grazie alla scrittura di Reitman, non solo perché lui stesso ha vissuto esperienze importanti nel periodo in cui l’ha concepita, ma perché la situazione economica del paese è cambiata drasticamente negli ultimi mesi, precipitando in una storica recessione che ha spinto Reitman ad esplorare più profondamente la disperazione di chi perde un lavoro.
In questo senso lo scrittore/regista ha deciso di correre un rischio insolito. Al posto di inventare un resoconto di licenziamenti e confessioni dei nuovi disoccupati, ha deciso di catturare le reazioni vere, dirette, non scritte, degli americani comuni che avevano appena vissuto questa devastante esperienza emotiva, che hanno perso un’occupazione in un momento economico molto incerto. E’ stato un processo rivelatorio e toccante, che radica gli aspetti drammatici e comici del film nella dura realtà.

Reitman racconta: “Volevamo che le scene dei licenziamenti fossero il più possible veritiere, perciò abbiamo pensato, ‘Perché non riprendiamo la realtà?’ Ci siamo recati a Detroit e a St. Louis, le due città più colpite dalla disoccupazione, lo scorso anno, e abbiamo pubblicato annunci diffondendo la notizia che stavamo facendo un film su questo argomento e stavamo cercando gente disposta a parlare della propria esperienza. Abbiamo ricevuto tantissime risposte ed è stato molto triste e commovente”.

Continua lo scrittore/regista: “Chiedevamo alle persone di raccontarci come avevano reagito il giorno in cui erano stati licenziati o cosa avrebbero desiderato dire. La cosa straordinaria, per qualcuno come me che lavora costantemente con gli attori per ottenere il realismo, era vedere come questa gente, che immaginavo potesse avere timore della cinepresa, in realtà ha mostrato i suoi lati più autentici, senza pudori. Infatti questa scena è una delle mie preferite di tutto il film”.

Infine Reitman aggiunge: “Ogni giorno ci arrivano notizie sui tagli dei posti di lavoro ma spesso si parla di numeri e quindi è facile dimenticare chi sono questi esseri umani. La cosa di cui sono più orgoglioso è che il film finalmente dà un volto a questi numeri”.
I produttori del film affermano che il copione del film non rientra in nessuna categoria, vista la mescolanza fra commedia e fatti drammatici Dichiara il produttore esecutivo Tom Pollock: “Questo è una commedia seria ma con momenti di grande ilarità, ed è uno dei motivi per cui mi piace tanto: è un film che trascende i generi. E’ perfetto per Jason perché il suo lavoro non è mai classificabile. I suoi primi due film erano davvero unici e quest’ultimo non fa altro che confermare il suo talento”.

Un altro produttore che si è unito al film è il socio di Pollock della Montecito Picture Company, un uomo che forse conosce Jason Reitman meglio di chiunque altro: suo padre Ivan Reitman (Ghostbusters), un famoso ed apprezzato regista. “Parlando sia come produttore che come padre, questa è una delle sceneggiature migliori che abbia mai letto”, dice. “Partendo dall’idea di Walter Kirn, e del suo protagonista che ama volare e che licenzia la gente per guadagnarsi da vivere, è stata creata una storia completamente nuova e molto contemporanea. La cosa interessante di Jason è che riesce a raccontare storie serie, cariche di emotività, con una vena umoristica molto particolare. TRA LE NUVOLE ha un umorismo molto fresco che ci aiuta a vedere le cose che accadono quotidianamente intorno a noi e trova un modo per renderle sopra le righe e spiritose. Jason ha fatto un film sia con la testa che con il cuore”.

La sinergia creativa fra i due Reitman è diventato un altro elemento distintivo della produzione.
Pollock spiega: “Jason ha trovato il modo di essere se stesso senza vivere nell’ombra di suo padre. I due uomini fanno cinema in modo diverso, ma hanno un rapporto di lavoro molto riuscito, che si basa sul rispetto e la stima reciproca”.
Si uniscono ai due Reitman, nel ruolo dei produttori, il socio di lunga data di Jason Daniel Dubiecki, che ha prodotto sia Juno che Thank you for smoking, e Jeffrey Clifford, leader della produzione della Montecito Picture Company.

Clifford osserva che quello che lo ha colpito rispetto alla sceneggiatura è “l’acuta percezione di Jason del modo in cui le persone lavorano nel mondo, dei loro manierismi, gesti, lingua e mentalità. Jason sa prendere i fatti della nostra realtà e mostrare il modo in cui creano legami fra le persone”.
Dubiecki aggiunge: “Jason aggiunge stile e umorismo alle cose difficili di cui la gente vuole parlare. TRA LE NUVOLE è un film raffinato e leggero che diventa sempre più profondo nel corso del suo svolgimento”.

ALTITUDINE DA CROCIERA
Come nei suoi film precedenti, Jason Reitman sapeva che TRA LE NUVOLE sarebbe stato caratterizzato dal suo ambiguo personaggio centrale, un uomo che doveva essere affascinante e acuto pur celando un senso di vuoto dietro la sua apparente spavalderia e sicurezza e la sua gioia nel viaggiare sempre “senza bagaglio”.

Fin dall’inizio la storia è stata scritta pensando all’attore premio Oscar® George Clooney. “Se si fa un film su qualcuno che per lavoro licenzia le persone e che gli piace vivere da solo, allora sarà meglio che sia interpretato da un attore molto affascinante. E in questo caso nessuno è meglio di George Clooney”, spiega Reitman. “Il ruolo era davvero su misura per lui e uno dei più bei momenti della mia vita è stato quando George ha finito di leggere il copione e mi ha detto: ‘Jason, è fantastico!’”
Clooney si è cimentato in una vasta gamma di ruoli: il mellifluo detenuto Ulysses nella demenziale commedia musicale dei fratelli Coen Fratello dove sei?, l’esperto di rapine Danny Ocean nel blockbuster di Steven Soderbergh Ocean's Eleven e nei suoi sequel, lo specialista di un ufficio legale nel thriller di Tony Gilroy Michael Clayton, performance che gli è valsa una nomination all’ Oscar®.

Reitman afferma che Clooney ha ‘sfumato’ in modo incredibile il personaggio di Ryan Bingham, interpretandolo con un’umanità e un umorismo ‘dark’ che non scivola mai nella farsa. “All’occorrenza George può interpretare ogni tipo di scena, sia drammatica, che comica”, dice. “George ed io abbiamo una sensibilità comica molto simile. Entrambi siamo convinti che la commedia dovrebbe essere gestita con onestà, e che non si dovrebbe cercare di essere per forza divertenti. La scrittura può essere divertente, ma la recitazione deve essere onesta”.
Clooney ha regalato un’atmosfera elettrizzante a tutta la produzione. “E’ simpaticissimo sul set”, conclude Reitman. “Si potrebbe pensare che si dia delle arie, ma non è così. E’ un uomo altruista e genuino e fa sentire tutti a proprio agio. E’ stato una presenza preziosa”.

Aggiunge Ivan Reitman: “George ha un fascino incredibile e un umorismo sottile, ed è riuscito a interpretare un uomo che si trova in situazioni difficili con il giusto umorismo. Riesce ad essere una star carismatica e impegnarsi a fondo nella lavorazione del film. La gente ne sarà entusiasta”.
Molti sono rimasti colpiti dall’armonia che si è formata fra la scrittura e la recitazione di Clooney. “Jason scrive dialoghi acuti e taglienti, che esprimono un’anima, e anche George è così”, riassume Jeffrey Clifford.

Dopo aver scritturato Clooney nel ruolo protagonista, Reitman si è dedicato a selezionare i due insoliti personaggi femminili che costringono Ryan a mettere in discussione il suo futuro di perenne viaggiatore. Per l’importante ruolo di Alex, l’esperta di viaggi che seduce Ryan e che scatena in lui il desiderio di condividere qualcosa di più profondo, il filmmaker si è rivolto alla premiata attrice Vera Farmiga, nota soprattutto per il suo ruolo nel film di Martin Scorsese The departed - Il bene e il male.

“Il ruolo di Alex non è facile”, commenta Reitman. “E’ la donna che conquista il cuore di George Clooney, un personaggio femminile interessantissimo. Vera ha mostrato fascino, bellezza e fegato. La cosa che mi piace di questi personaggi, e anche di Vera, è proprio che sono al di là di ogni giudizio morale. Sono persone vere”.
La Farmiga era attratta sia dalla storia che dall’idea di lavorare con Reitman. “Il copione era scritto in modo brillante e sagace e i personaggi avevano sempre la battuta pronta”, spiega l’attrice. “Penso che le eroine dei film di Jason Reitman siano più veloci, più acute, più intelligenti ed eccentriche, rispetto alle donne degli altri film. E questo è ciò che mi piace di Alex. Il film è molto attuale e ha un forte impatto sociale”.

L’attrice lo ha trovato anche molto divertente. “Jason sa come fare una commedia, ce l’ha nel sangue!”, dice. “Mi sono affidata a lui perché io invece sono terrorizzata dall’ironia, mentre lui ha uno spiccato senno dell’umorismo e di come funziona”.
Al di là del fatto che l’attrice non era affatto contraria ad una calda storia d’amore con George Clooney, la Farmiga spiega di essere stata soprattutto conquistata dal tipo di rapporto che si stabilisce fra loro nel film. “Ryan pensa di aver incontrato la donna giusta in Alex, una donna di cui non si deve preoccupare, che non chiederà di più rispetto a quel che già condivide con lui. E’ una donna che abbraccia la sua filosofia ‘anti-legami’, ma proprio per questo sarà lui a volersi legare a lei!”

Del lavoro con Clooney, la Farmiga dichiara: “George era proprio il partner di cui avevo bisogno perché non mi sono mai sentita tanto insicura nell’accettare questo ruolo. Avevo appena dato alla luce il mio primo figlio, nato solo due settimane prima della prova costume. Avevo davvero bisogno di un alleato e lui è stato meraviglioso. La cosa più bella è il suo umorismo. Il suo personaggio è un uomo intelligente e distaccato, felice di essere come è. Ma è anche un vero gentleman, gentile e gradevole. E sul set ci siamo divertiti un mondo”.

Proprio quando Ryan Bingham incontra Alex, un’altra donna entra nella sua vita – la giovane Natalie Keener (esperta di numeri), che sconvolge la vita ipercinetica di Ryan. Per ridurre i costi dell’azienda, Natalie decide di riportare Ryan e i suoi soci dietro la scrivania, proponendogli di lavorare attraverso video conferenze: una novità, questa, che minaccia di alterare e complicare la vita di Ryan nonché di disumanizzare ancora di più il processo di licenziamento. Ma quando Ryan porta con sé Natalie in viaggio, per mostrarle il tipo di lavoro che svolge, la donna si rende conto di quanto sia destabilizzante e difficile licenziare qualcuno e dell’impatto che può avere su chi lo subisce.
Anna Kendrick interpreta Natalie, la seconda più giovane candidata al Tony Award come Best Featured Actress in a Musical per la sua performance di Dinah nel revival a Broadway di “High Society”. In seguito la Kendrick ha interpretato diversi film, fra cui Rocket Science e Twilight.

“Il segreto è che ho scritto la parte appositamente per Anna Kendrick” confessa Reitman. “L’avevo ammirata in Rocket Science in cui era semplicemente fantastica, diversa da qualsiasi altra attrice della sua età. E quando si è presentata al provino di UP IN THE AIR, non ha fatto altro che confermare la mia impressione. Ha una voce unica che la distingue rispetto alle altre della sua generazione”.
Continua il regista: “Sono molto orgoglioso del personaggio di Natalie, è diversa da qualsiasi altro giovane personaggio femminile. Di solito un personaggio femminile di 20 anni vive una storia romantica. Ma Natalie è una donna molto pratica, professionale e determinata, che mi ricorda diverse donne che adoro, fra cui mia moglie”.

Anche Kendrick è rimasta conquistata da Natalie. “La prima volta che ho parlato con Jason del mio ruolo, mi ha detto che era basato su diverse donne che conosceva e che si sentono frustrate perché sono sempre le più intelligenti nel lavoro: Natalie è brillante ma anche un po’ rigida, a disagio con se stessa e con difficoltà di relazioni sociali. Per quanto mi riguarda, io non credo di essere la più intelligente di tutti, ma ho fatto pace con le manie di controllo e forse ho davvero qualche problema di relazione!”, afferma ridendo.

Kendrick era affascinata dal modo in cui Natalie riesce a impersonare qualcuno in grado di licenziare un impiegato dopo l’altro, con fredda precisione e compostezza. “Natalie è un personaggio strano, ma non pensa di esserlo”, spiega. “Vuole avere il controllo della situazione ma le viene assegnato un incarico in cui non può farcela da sola. Questa è forse la prima volta in cui si sente completamente persa e inizia a rendersi conto di non essere adatta a questo lavoro”.
Durante le scene del licenziamento, la realtà della storia ha avuto un forte impatto sull’attrice.
Osserva Kendrick: “Un giorno stavo girando la scena di un licenziamento e la donna che mi stava davanti mi ha detto di aver davvero perso il suo lavoro. Mi sono sentita molto a disagio e non sapevo più cosa dirle. Purtroppo è la realtà di tante persone”.

Per quanto abbia adorato il suo personaggio, in realtà Kendrick detesta gli aeroporti. “Li odio e non mi piace affatto volare. Per me sono l’emblema della perdita del controllo della persona”.
L’attrice era anche un po’ preoccupata di lavorare accanto a George Clooney, ma presto ha superato le sue paure. “Ero terrorizzata!”, dichiara, “non solo perchè si trattava di George Clooney, la cui presenza ovviamente mi intimidiva, ma anche perché volevo dare il massimo nel mio ruolo. Quando l’ho finalmente incontrato, ho capito perché tutti cercavano di rassicurarmi: è davvero un tesoro!”

Jason Bateman, che in Juno interpretava l’incerto padre adottivo del nasciturno non ancora nato, lavora ancora una volta con Reitman e interpreta il ruolo del boss di Ryan Bingham, Craig Gregory.
“Dopo aver letto il copione mi sono reso conto che Craig Gregory sarebbe stato un personaggio fantastico da interpretare”, afferma Bateman. “E’ il tipico commesso viaggiatore in bretelle, il genere di persona che odio. In ogni dialogo, per far capire chi è, Jason ha scritto il suo nome per intero, mentre nella maggior parte dei copioni, si vede solo il nome di battesimo. E’ proprio il tipo di persona con cui nessuno vorrebbe mai lavorare. Un po’ come lo spietato Darth Vader”.

Reitman è stato contento delle novità che Bateman ha apportato al suo ruolo. “Jason ha interpretato molti ruoli “viscidi” ma ha inventato un approccio completamente nuovo per Craig Gregory”, dice.
Bateman a sua volta osserva che, insieme all’intero cast, ha esplorato il personaggio attraverso il miscuglio di dramma e commedia voluta da Reitman. “Reitman ama intrecciare momenti ilari e drammatici, perché è interessato alla vita reale, alla gente vera con problemi veri”, conclude Bateman.
“Il suo umorismo è irresistibile ma anche toccante. Non tutti lo sanno fare, ma Jason è certamente un maestro in materia”.

ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA
Il viaggio di Ryan Bingham inizia a prendere un’altra direzione quando viene invitato al matrimonio di sua sorella nel Wisconsin, evento in cui è costretto a confrontarsi con una famiglia che ha totalmente ignorato per la maggior parte della sua vita di adulto. Questo confronto lo spinge a cercare qualcosa di più profondo.
Jason Reitman considera cruciale l’incontro di Ryan con la sua famiglia. “Un elemento che mi piace del libro di Walter Kirn, è proprio quando Ryan va al matrimonio di sua sorella. Personalmente detesto i matrimoni e quindi simpatizzavo con l’atteggiamento riluttante di Ryan, ma, allo stesso tempo, pensavo che si trattasse dell’occasione ideale in cui lui può dimostrare quanto fosse cambiato, perché inizia a desiderare di più dalla vita ed è pronto a stabilire un legame vero”.

Il regista si è divertito molto durante il casting della famiglia Bingham. “Avevo bisogno di personaggi divertenti, autentici e commoventi. In particolare queste qualità sono concentrate nel personaggio in Melanie Lynskey, che interpreta la sorella di Ryan e che regala al suo personaggio verdicità, umorismo, tristezza e dolcezza. Quando Ryan le chiede: ’Vuoi che ti accompagni all’altare?’, prima ancora di rispondere, parla con gli occhi. E’ una scena che mi commuove ogni volta che la guardo.
E Danny McBride è un attore con cui volevo lavorare da quando l’ho visto in All the real girls. E’ strano che la gente dimentichi sempre quanto sia bravo anche nei ruoli seri, perché generalmente lo associamo a momenti di comicità”.

McBride, attore e scrittore che di recente è apparso in un programma comico su HBO dal titolo, “Eastbound and Down”, si è sentito immediatamente attratto dal materiale. “Mi è piaciuto il tono del copione, è molto maturo. Jason ha uno stile elegante”, dice. “Sia Thank you for smoking che Juno sono divertenti e pieni di sentimento e questo è il genere di commedia in cui mi piace lavorare”.

Ha anche apprezzato la svolta a sorpresa sperimentata dal suo personaggio, felicemente fidanzato. “Jim è un tipico trentenne di provincia che ha sempre avuto l’obiettivo di sposarsi, comprare una casa e formare una famiglia. Ma poi la mattina del suo matrimonio, ha un ripensamento”, spiega McBride. “Quello è un momento cruciale non solo per Jim ma anche per Ryan, perché emerge che sono entrambi spaventati dale stesse cose. E mentre Ryan cerca di trovare le parole giuste per aiutare Jim a superare le sue difficoltà, in realtà parla anche a se stesso, e riesce a vedere l’altra faccia della medaglia”.

Lynskey, un’attrice neozelandese nota per il suo ruolo televisivo in “Two and a Half Men”, che di recente ha interpretato i film di Sam Mendes Away We Go e di Steven Soderbergh The Informant!, considera irresistibili i personaggi del film. “Volevo assolutamente far parte di questo film”, racconta l’attrice, “e il direttore del casting mi ha detto: ‘Non fare in modo che Jason si accorga che hai un accento neozelandese. Qualsiasi cosa dirai, fallo con un accento americano’ Sfortunatamente non faccio un’ottima impressione quando parlo con il mio vero accento. Quindi non ho quasi mai parlato se non recitavo. E quando il regista mi ha chiesto di fare un’altra scena, mi sono limitata ad annuire! Ma alla fine ha funzionato!”

Poiché proviene da una grande famiglia, Lynskey afferma di aver compreso benissimo le dinamiche fra Ryan e sua sorella Julie. “La cosa bella del film è proprio questo ritratto onesto di una famiglia, di un nucleo familiare”, spiega. “Capisco benissimo la sensazione di due persone che nonostante siano parenti, sentono fra loro una distanza enorme”.
Reitman ha voluto girare la scena del matrimonio di Julie e Jim come qualcuno del posto chiamato dalla coppia per filmare il grande giorno. L’intera scena, compreso il ricevimento, è stata girata su video e non su pellicola. La sera prima hanno provato con il cast che indossava i costumi, alla presenza di un vero coordinatore matrimonale e di un pastore che hanno consigliato Jason e il cast e la troupe su come ci si comporta in un matrimonio vero.

Il risultato è stato surreale per Lynskey. “Danny era così divertente e tutta l’atmosfera intorno a noi era bizzarra. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo esclamato: “Sembra che ci stiamo sposando veramente!’ Chissà, forse sentiremo uno strano legame fra noi per il resto della vita! Sono stata già sposata nei film, e anche nella realtà, ma per Danny era la prima volta ed è stato davvero buffo!”
Anche McBride è entrato nello stato d’animo della festa: “Era tutto così perfetto”, ride. “Ho pensato di chiamare la mia fidanzata per vedere se voleva precipitarsi a St. Louis per sposarmi sul set. Forse le sarebbe entrato anche l’abito di Melanie. Sarebbe stato fantastico!”

SERVIZIO IN CABINA
TRA LE NUVOLE è un film che si sposta, così come il suo protagonista, da una città all’altra, da un velivolo all’altro, da un aeroporto all’altro, mai con i piedi per terra, sempre proiettato verso destinazioni sconosciute. Jason Reitman afferma che il look del film è stato piuttosto difficoltoso. “Molte persone pensano che dal punto di vista della scenografia, la cosa più difficile sia un film in costume, ambientato ad esempio nell’Inghilterra del 17° secolo. In realtà, in quel caso, pochissime persone noterebbero se ci sono anacronismi storici. Invece, un film come questo deve essere molto preciso”, commenta. “Lo spettatore si aspetta la massima credibilità negli ambienti contemporanei; vuole riconoscere la propria città e il proprio ufficio”.

Continua: “Abbiamo girato in cinque città ma il film ne mostra venti. E Steve Saklad, il nostro scenografo, è stato un genio nel creare diverse città all’interno dello stesso edificio. Ogni piano rappresenta una scena diversa, un continente diverso. Io però questi cambiamenti volevo vederli veramente, ogni volta che Ryan atterra da qualche parte. Un attimo prima si trova a Miami, sull’acqua, e un attimo dopo è a Detroit, immerso nella neve. Volevo dare la sensazione delle diverse temperature, quindi dovevamo cambiare tutto: le luci, la scenografia, i costumi”.

Un altro grande cambiamento è quello che ha luogo all’interno di Ryan Bingham. “Quando il film inizia, tutto è incontaminato. Gli aeroporti sono perfetti e immacolati, non si riesce a immaginare un posto più celestiale”, dice Reitman. “Ma alla fine del film, quando la vita di Ryan cambia, anche il suo punto di vista si modifica e improvvisamente gli aeroporti appaiono caotici e confusionari”.
Aggiunge Daniel Dubiecki: “Il cambiamento interiore di Ryan si riflette in tutto il look del film, nei colori e nei materiali usati e non solo nei dialoghi. Il cambiamento ha luogo nella musica, nella scenografia, nei costumi, nelle luci, perché cambia il modo in cui Ryan percepisce il mondo”.

Le città in cui Ryan Bingham viaggia per lavoro sono state attentamente selezionate sulla base delle località dove in effetti si sono verificati i maggiori tagli al personale, fenomeni di bancarotta e fallimenti aziendali negli ultimi mesi. Fra queste città ricordiamo Detroit (la patria dell’industria automobilistica), Phoenix (il maggiore centro assicurativo), St. Louis (famosa per gli impianti di imbottigliamento) e Wichita (ricca di compagnie per la sicurezza finanziaria).

Quando Reitman ha messo insieme la squadra di produzione, ha voluto gente che aveva già lavorato con lui, fra cui il direttore della fotografia Eric Steelberg, lo scenografo Saklad e il costumista Danny Glicker. Ha ritrovato inoltre il location manager John Latenser, che ha già dato prova del suo talento in Thank you for smoking. “Anche se si tratta di un processo più laborioso, mi piace il fatto che Jason voglia girare on location”, dichiara Latenser. “Girare sul luogo conferisce quel tipo di realismo che nessuno potrà mai riprodurre nei teatri di posa”.

Latenser ha dovuto prima di tutto selezionare le location principali. L’analisi indicava St. Louis, Missouri come la base della produzione, a causa della sua ricca varietà architettonica. In seguito sono state aggiunte Detroit, Omaha, Miami e Las Vegas. Queste cinque città sono servite anche per mostrare Phoenix, Wichita, Chicago, Houston e Waupaca, nel Wisconsin. L’area intorno a St. Louis assomiglia ai quartieri di Chicago e Omaha e la produzione alla fine ha girato in oltre 30 diverse zone della città.
Inoltre il film comprende oltre 50 scene girate all’interno di aeroporti e aerei vari. “Di solito una società cinematografica evita di girare in luoghi rumorosi ma Jason ha voluto girare all’interno di aeroporti veri”, dice Latenser.

Dopo l’11 settembre effettuare riprese negli aeroporti è diventato sempre più problematico. “Tutto doveva essere pianificato con precisione, compresa la logistica di come portare le attrezzature e la troupe all’aeroporto”, spiega Latenser. “Ogni membro della troupe è dovuto passare attraverso la sicurezza dopo essere stato sottoposto agli altri controlli. E non potevamo interferire con i normali ritmi dell’aeroporto”.
Fortunatamente, dato che la produzione aveva già formato una partnership con American Airlines, il disagio è stato minimo e molti impiegati e viaggiatori sono stati sorpresi e felici di trovarsi faccia a faccia con George Clooney, che era sempre pronto a elargire sorrisi e saluti.

La produzione è iniziata al Detroit Metropolitan Airport, dove la società ha girato per tre giorni nel nuovo McNamara Terminal e nel Berry Terminal, ormai in disuso, che il dipartimento artistico ha usato anche per mettere in scena altri aeroporti, fra le tante trasformazioni richieste dalla produzione.
Racconta Saklad: “In quell’unica struttura siamo riusciti a dare vita a cinque aeroporti del Midwest”.
A St. Louis, la produzione ha occupato l’edificio vuoto, di sei piani, della GenAmerica, per filmare gli interni dell’ufficio del capo di Ryan; ha inoltre girato a Sun Casualty, a Phoenix; nella società di imbottigliamento di St. Louis, con il famoso arco Gateway to the West visibile dalla finestra; e ad Atlanta, in un palazzo a fianco di Ballpark Hilton.

Saklad ha creato il look dei diversi uffici urbani utilizzando diverse tavolozze cromatiche e arredamenti. Ad esempio Phoenix presenta colori caldi, associati al sud; Wichita invece abbonda di tonalità violacee e dorate, mentre Detroit, la città dei motori, presenta varie tonalità di grigio, rosso e blu.
“Ci siamo attenuti ad uno schema piuttosto rigido, per rendere subito riconoscibili i vari luoghi” spiega l’artista.
L’azione si svolge anche all’interno di sette diverse stanze d’albergo. A tal fine Saklad si è accordato con la catena di alberghi Hilton. Tuttavia Saklad e Reitman volevano qualcosa di molto specifico. “Abbiamo rifiutato il design più comune e moderno degli hotel”, osserva Saklad. “Volevamo un ambiente più classico e meno contemporaneo perché Ryan non è un uomo con una grande immaginazione visiva”.

Il look delle stanze d’albergo riflette anche un’importante componente psicologica che emerge dalla storia. “Jason voleva mostrare che quando Ryan infila la chiave elettronica nella fessura della porta, può entrare nella stanza, senza neanche accendere le luci, perché sa esattamente dove si trovano l’armadio, il ripostiglio in cui mettere il bagaglio, e dove si trovano le luci del bagno. Volevamo comunicare l’idea di un mondo prevedibile e circoscritto”, spiega Saklad.

In tutta la prima parte del film, osserva Saklad, le location del film sono quasi tutti spazi prefabbricati e industriali, al posto di luoghi intimi e personalizzati. “Ryan si sposta attraverso grandi spazi aziendali, hotel, aeroporti e uffici. Persino la sua casa funziona come un albergo. Per il dipartimento artistico è stata una vera sfida”, dice.
Quando la lavorazione si sposta a Waupaca, nel Wisconsin, per il matrimonio, però, il design subisce un cambiamento di 180 gradi. “Ci siamo molto divertiti a mettere in scena il matrimonio di Waupaca”, racconta Saklad. “Lì finalmente abbiamo dato spazio ai colori e alle creazioni artigianali. Il set decorator ha trascorso ore a ideare e a realizzare le decorazioni della tavola bandita. C’era persino una torta nuziale fatta in casa. E’ stato molto divertente”.

Il responsabile di questi effetti e contrasti è il direttore della fotografia Eric Steelberg, il cui rapporto con Jason Reitman risale ai tempi del liceo, ed è proseguito da allora, realizzando insieme anche Juno. “Eric ha attentamente alternato immagini splendenti, patinate e sensuali con riprese asciutte e neutrali, in stile documentaristico”, dice Saklad.
Steelberg ricorda: “Reitman mi ha detto di voler rendere questi viaggi d’affari con un’atmosfera quasi romantica. Voleva mostrare quest’uomo che ama viaggiare e che apprezza proprio quel senso di precarietà che generalmente la gente detesta. Jason voleva che il pubblico vedesse il mondo di Ryan con i suoi occhi e che quindi lo percepisse sexy e intrigante. Perciò il film mostra uno stile di viaggio molto curato, come si usava anni fa, quando la gente si vestiva bene per prendere l’aereo. E abbiamo abbellito ogni aeroporto, anche se non era né bello né nuovo”.

Il fatto di girare nelle location reali, ha aumentato le difficoltà. “Non è facile girare negli aeroporti e nelle hall degli alberghi frequentate da tutti. Fatta eccezione per la scena di un interno di un aereo, non abbiamo mai girato sul set. Abbiamo utilizzato persino un vero jet 757 delle American Airlines, all’interno di un hangar, e persino lì abbiamo avuto delle restrizioni”, dice.
Le luci di Steelberg hanno seguito ovunque l’evoluzione del personaggio di Bingham. Quando il pubblico incontra per la prima volta il protagonista, dice Steelberg, le immagini sono un po’ ‘affettate’ ma mentre la storia si fa più reale, l’approccio visivo cambia. “All’inizio abbiamo usato un’illuminazione basata sui contrasti, ma nel corso della storia la luce diventa più morbida e calda, così come l’atteggiamento di Ryan. La cosa più importante per noi era riuscire a catturare completamente il pubblico”.

Completa la squadra del design lo stilista Danny Glicker, nominato all’ Oscar® quest’anno per il suo lavoro in Milk e che in precedenza aveva lavorato con Reitman in Thank you for smoking. “Glicker è bravissimo, un vero genio”, dice Reitman. “Ha un gusto senza eguali per i vestiti. Non riesco a immaginare un film senza di lui. Qui il personaggio principale indossa lo stesso completo in ogni scena eppure è sempre originale. Inoltre ha vestito i viaggiatori che Ryan incontra durante i suoi spostamenti, in modo da renderli rappresentativi delle loro città. E’ stato un lavoro magnifico”.
Glicker afferma di aver provato ammirazione per il copione e per il regista: “Jason ha un modo particolare di raccontare le sue storie brillanti e divertenti. E’ come se sfidasse il pubblico. Jason ha tutto il film in testa; ha sempre il controllo delle scene che sta per girare”.

Entrare nella logica del guardaroba di Ryan Binghan è stata la maggiore difficoltà di Glicker.
Glicker spiega che Ryan Bingham è un maestro dell’arte di vivere con una sola valigia. “Volevo comunicare l’idea che Ryan è completamente privo di legami quando viaggia, a parte un bagaglio a mano”, dice. “Ho lavorato insieme a George Clooney e a Jason per creare un guardaroba assortito con molta cura, che entrasse in una valigia abbastanza piccola da essere trasportata a mano. Per Ryan abbiamo optato per un abbigliamento anni ’60, con una sensibilità classica: Ryan indossa il classico blazer, giacca e pantaloni”.

La storia chiedeva anche un cambiamento nel look tradizionale di George Clooney. “La gente è abituata a vederlo indossare abiti italiani”, osserva Glicker. “Ma questo film è molto legato al tema dei lavoratori americani e quindi ho adottato un look tipicamente americano, classico e fresco, sullo stile dei Brooks Brothers”.
Il guardaroba minimalista del personaggio di Bingham si basa molto sui dettagli. “Ogni camicia è stata tagliata e cucita su misura, nella tonalità di grigio più adatta all’ambiente a cui si deve abbinare. Il suo cappotto è fatto con il miglior cashmere in circolazione, perché riflette la luce in modo superbo, e si armonizza con qualsiasi sfondo. Abbiamo cercato di far apparire Clooney sempre ‘in tiro’ senza sembrare un manichino”.

L’attenzione al dettaglio non ha trascurato neanche le calzature di Clooney. Dice Glicker. “Ryan è ossessionato da tutto ciò che è veloce ed efficiente e nulla è più comodo e veloce delle scarpe che indossa. Sono molto adatte agli aeroporti, per spostarsi velocemente su ampie superfici e per passare rapidamente attraverso i metal detector”.
C’è un altro oggetto di Ryan che occupa un posto speciale nel cuore di Reitman: la sua valigia compatta Travelpro. “Anch’io ho una valigia con le rotelle, con la quale vado dappertutto”, confessa il regista. “Ho contato il tempo che ci vuole per passare la sicurezza, per fare e disfare il bagaglio, quindi le scene che ho girato nel film sono frutto della mia esperienza reale”.

Per la controparte di Ryan, Alex, interpretata da Vera Farmiga, Glicker ha scelto un look che comunica un eguale successo. “Alex è elegante, sensuale e intelligente”, osserva. “Fortunatamente Vera è una di quelle rare attrici a suo agio nel proprio corpo. Sa come muoversi ed esprimere sensualità negli abiti che indossa. Non ha timore e durante le prove costume, studiava gli abiti, per capire come avrebbero arricchito la sua performance”.
Glicker continua: “Alex indossa camicie di seta e morbidi completi Armani. Anche se indossa un completo gessato, sa renderlo femminile e divertente. Possiede anche dei bellissimi vestitini neri, fra cui quello che indossa durante la sequenza del matrimonio. I suoi abiti sono seducenti ma anche molto adatti alla valigia di una donna d’affari”.

I costumi di Natalie, interpretata da Anna Kendrick, sono l’opposto di quelli di Alex. Come la maggior parte dei giovani professionisti appena usciti dal college, non ha molti vestiti perché non ha molti soldi. “Per Natalie abbiamo confezionato tre completi, con gonna o pantaloni, su cui indossa sempre un blazer. Tutte le sue camicie sono perfette e freschissime. Mi sembra un buon inizio per qualcuno che è all’inizio della propria carriera!” scherza lo stilista.

Così come Saklad, anche Glicker ha gustato la creazione degli abiti della scena del matrimonio.
“Le nozze rappresentano un momento molto importante nella storia di Ryan, in cui ci rendiamo conto anche del suo background, da dove proviene, che i suoi parenti sono gente comune e senza grilli per la testa”, osserva. “Gli abiti che abbiamo creato per Julie rientrano nello stesso budget che ha il suo personaggio. L’idea era quella di assistere a gente ‘vera’, che anche noi potremmo conoscere”.

Uno dei compiti più creativi di Glicker non riguarda nessuno dei personaggi principali, bensì le comparse che popolano le scene in aeroporto e negli hotel, che dovevano riflettere la varietà di paesi e culture che caratterizza questi luoghi. “Dopo aver letto il copione ho detto, a Jason che intendevo esprimere la varietà regionale”, spiega lo stilista. “Quindi all’inizio del film si vede qualcosa dell’Arizona, in cui la gente indossa il turchese. Anche nei momenti più fugaci abbiamo inserito connotazioni regionali e oggetti tipicamente locali, per identificare i vari luoghi. Sono piccoli semi piantati un po’ ovunque, che rendono il viaggio visivamente più interessante. Uno dei miei obiettivi era fare in modo che il pubblico, alla fine del film, abbia la sensazione di aver viaggiato in tutto il paese, insieme a Ryan Bingham”.

ATTERRAGGIO
Nel corso della produzione Jason Reitman ha ritrovato un altro socio di lunga data che lui stesso considera essenziale per il suo lavoro: Dana Glauberman, la montatrice di Juno e Thank you for smoking. Dice Reitman della loro lunga collaborazione: “Non riesco a immaginare di trovarmi in sala di montaggio senza Dana. Lei capisce perfettamente come giro, comprende il mio linguaggio visivo e sa interpretare il tono e lo stile che desidero”.

Glauberman, che è stata assistente al montaggio in molti film di Ivan Reitman, conosce Jason dai tempi del liceo e la loro amicizia si è arricchita di una profonda fiducia creativa. Dana ha immediatamente riconosciuto i suoi ritocchi nel nuovo copione. “Mi sono subito innamorata della sceneggiatura di UP IN THE AIR. C’era molto di Jason, grandi personaggi e un grande cuore. Questo è un film più drammatico rispetto ai suoi precedenti, un film che esplora maggiormente le emozioni”.

Il lavoro del montaggio, dice Glauberman, è stato come mettere insieme un puzzle narrativo, un processo che lei trova particolarmente divertente insieme a Reitman. “Jason ed io ci conosciamo così bene che spesso ci sembra di leggere le nostre menti, e ognuno riesce a finire le frasi dell’altra. E’ un bellissimo rapporto fra regista e montatore perché ci comprendiamo alla perfezione e conosciamo i nostri gusti. Questo film è stato abbastanza complicato e sono molto orgogliosa del risultato che abbiamo ottenuto”.
Glauberman è rimasta molto toccata dalle varie ore di girato che mostrano le vere testimonianze di chi ha perso il lavoro. “Ci scendevano le lacrime mentre guardavamo quelle interviste, era troppo triste”, dice. “Ci siamo sentiti così fortunati non solo di avere un lavoro, ma anche di poter fare qualcosa che ci appassiona veramente”.

Il tocco finale di UP IN THE AIR è la colonna sonora di canzoni selezionate personalmente da Reitman. “La musica di un film è come un personaggio, secondo me”, dice. “Ho iniziato quasi subito a pensare a quali brani musicali inserire nel film e ho creato una library iTunes. Alla fine ho scelto dieci canzoni che secondo me riflettono la natura del film.”
Il film inizia con una cover funky e contemporanea del classico di Woody Guthrie “This Land Is Your Land”, cantata da Sharon Jones and the Dap-Kings, che mette subito in moto la storia. Dice Reitman: “E’ un esordio dolce e sentimentale per un film che viaggia attraverso tutta l’America”.

Un viaggio che Reitman ha compiuto con Ryan Bingham. Conclude dicendo: “Ho fatto tre film, ognuno dei quali inizia con una domanda che pongo a me stesso. Il primo film si poneva un problema etico e politico. Il secondo si interrogava sul ruolo di un padre e sulla crescita. Questo invece si pone la domanda più grande di tutte: come vivere, se da soli o in compagnia, se abbandonare o restare.
Durante le riprese ho avuto conferma delle idee che si agitavano dentro di me: che la vita è meglio trascorrerla con qualcuno, anche se sei convinto di non aver bisogno di nessuno”.
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