Travolti dalla cicogna di Rémi Bezançon

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locandina Travolti dalla cicogna
 
Regista: Rémi Bezançon
Titolo originale: A Happy Event
Durata: 90'
Genere: Commedia
Nazione: Francia, Belgio
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 27 luglio 2012 (cinema)

Attori: Louise Bourgoin, Pio Marmaï, Josiane Balasko, Thierry Frémont, Gabrielle Lazure, Firmine Richard, Anaïs Croze
Soggetto: Eliette Abécassis
Sceneggiatura: Rémi Bezançon, Vanessa Portal

Trama, Giudizi ed Opinioni per Travolti dalla cicogna (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Antoine Monod
Montaggio: Sophie Reine
Musiche: Sinclair
Costumi: Marie-Laure Lasson
Trucco: Pierre Olivier Persin

Produzione: Mandarin Films, Gaumont, France 2 Cinéma, Scope Pictures
Distribuzione: Videa CDE

La recensione di Dr. Film. di Travolti dalla cicogna
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Colonna sonora / Soundtrack di Travolti dalla cicogna
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Barbara De Bortoli: Barbara Dray
Marco Vivio: Nicolas Malle
Monica Pariante: Claire, Madre Di Barbara
Cinzia Villari: Edith, Madre Di Nicolas
Gianluca Iacono: Tony
Sonia Scotti: Ostetrica
Liliana Sorrentino: Ginecologa
Francesca Guadagno: Katia
Francesco Bulckaen: Dott. Camille Rose
Emilio Cappuccio: Dott. Jonathan Malle
Massimo Lodolo: Jean-francois Truffard
Laura Romano: Daphne
Oliviero Dinelli: Dott. Marcaurel
Alessandro Budroni: Daniel

Personaggi:
Louise Bourgoin : Barbara Dray
Pio Marmaï : Nicolas Malle
Josiane Balasko : Claire, Madre Di Barbara
Gabrielle Lazure : Edith, Madre Di Nicolas
Thierry Frémont : Tony
Firmine Richard : Ostetrica
Nicole Valberg : Ginecologa
Daphné Bürki : Katia
Lannick Gautry : Dott. Camille Rose
Gérard Lubin : Dott. Jonathan Malle
Louis-do De Lencquesaing : Jean-francois Truffard
Anaïs Croze : Daphne
Bruno Georis : Dott. Marcaurel
Patrick Spadrille : Daniel

Informazioni e curiosità su Travolti dalla cicogna

Tratto dal romanzo "Lieto Evento" di Eliette Abécassis.

Intervista con Rémì Bezançon
Vanessa Portal e Èlìette Abécassis
Stavo montando il mio ultimo film, quando la mia produttrice Isabelle Grellat mi chiamò per parlarmi di un libro di cui aveva appena acquistato i diritti: "Happy Event" di Èliette Abecassis. Mi chiese di leggerlo per avere una mia opinione, senza, come si dice, ’secondi fini', poiché stava cercando una regista che fosse anche una madre per farne una versione cinematografica. Lo lessi e la richiamai quella sera stessa per dirle che non era una regista donna con un figlio quello di cui aveva bisogno, ma di un regista uomo e senza figli, ma al quale sarebbe piaciuto molto farlo. Vivo con una donna che, come me, è una sceneggiatrice. Quando la sceneggiatura di ”Le Premier .lour Du Rest De Ta Vie" era ancora in fase di stesura Vanessa stava lavorando a un altro progetto ma, quando mi capitava di avere il blocco dello scrittore in una scena, non riuscivo a fare a meno di usare il pretesto di una pausa caffé per sentire i suoi consigli. Era piacevole, infatti, non sentirmi più da solo con la mia scrittura, poter discutere delle mie idee e sentire il suo punto di vista. Era stimolante. Perciò mi è sembrato ovvio chiederle di scrivere "Happy Event" assieme a me.

RB: Devo avere una buona stella, perché entrambe avete detto di sì. Eliette, tu hai accettato immediatamente di lasciarmi scrivere l’adattamento del tuo libro mentre tu, Vanessa, non hai esitato ad accettare di scrivere la sceneggiatura assieme a me.

VP: Hm... Non più di qualche istante. Entrambi sappiamo molto bene che quando si scrive l’adattamento di qualcosa, si rischia di tradirla.

EA: Voi due potete tradirmi quanto volete. Ho vissuto la fase di adattamento della sceneggiatura come un viaggio nel passato. E' stata una sensazione strana.

RB: Sapevamo che si trattava di un romanzo molto personale, perciò era un lavoro molto delicato.

VP: Puoi dircelo, Eliette: sei tu Barbara, non è vero?


UNA STORIA PERSONALE
EA: E' vero, mi sento molto vicina a Barbara. Quando sono diventata madre, sono rimasta sorpresa della differenza tra quello che di solito la gente dice della maternità e quello che io stavo vivendo direttamente. Era come se nessuno mi avesse mai detto la verità, come se mi avessero nascosto quello che succede veramente quando hai un figlio. C'è infatti quell'immagine idilliaca di evento benedetto: quando sei incinta immagini un bambino minuscolo in una culla tutta rosa, i genitori che impazziscono d'amore, ecc. E in effetti è così, è successo anche a me, ma non è tutto. Una donna subisce una vera e propria evoluzione quando diventa madre: il suo corpo subisce una trasformazione, la sua identità viene disconnessa, e la relazione con il suo partner viene messa in questione. Tutto deve essere ridefinito, i rapporti cambiano, e i problemi cambiano. Ma allo stesso tempo vieni trasportata da questa straordinaria avventura e da queste emozioni potenti della maternità. Era questo che volevo raccontare.

VP: Quando Rémi ed io abbiamo iniziato a lavorare sulla sceneggiatura abbiamo fatto molte ricerche. Abbiamo letto molto su questo argomento. Abbiamo visitato i luoghi dedicati alla maternità, i forum dove le donne possono sfogarsi con qualcuno, e ci siamo resi conto che ci sono molte donne che attraversano quello che attraversa Barbara. Provano gli stessi turbamenti interiori, ed hanno gli stessi problemi nel rapporto con i loro partner, ma hanno paura di parlarne, perché temono che la gente le accusi di essere delle cattive madri.


QUELLA SEGRETA AGITAZIONE INTERIORE
EA: E' davvero un argomento tabù al giorno d’oggi. La maternità potrebbe essere uno degli ultimi tabù della nostra società; il concetto secondo cui avere un bambino dovrebbe essere una cosa meravigliosa punto e basta è una fiaba antica concepita per assicurare la continuità della specie umana, una favola servita alle donne, senza alcuna indicazione su come gestire lo shock emotivo che la maternità genera. E' per questo che volevo raccontare cosa accade dietro le quinte, volevo svelare questo tabù. In questo romanzo ho descritto quello che è capitato a me e quello che ho provato giorno dopo giorno: amore appassionato unito a una completa perdita dell’orientamento. Ovviamente i miei personaggi sono solo frutto della fantasia, ma sono anche molto simili ad alcune persone della mia vita. Perciò si, c’è un po' di me in Barbara. E' la verità come la vedo io, in ogni caso.

RB: In questo libro, proponi un punto di vista molto singolare su un tema che mi ispira moltissimo: la famiglia. Avevo già parlato della famiglia nel mio ultimo film, ma quello era un film corale, con cinque eroi diversi. Volevo riprovarci con una storia in prima persona, come nel mio primo film, "Ma Vie En L’Aire". Quando ho letto "’A Happy Event" mi sono immediatamente innamorato di Barbara. Era il tipo di eroina moderna su cui volevo fare un film. E poi la forma stessa del tuo libro era perfetta per farne un adattamento cinematografico come lo concepisco io: è allo stesso tempo corta, il che significava che non avrei dovuto fare grandi tagli nella storia, e ricca, con un grande background e una profonda riflessione filosofica, e con un tono tragicomico molto simile al mio. C’era anche abbastanza spazio affinché potessi infilarci dentro un po' del mio universo personale: la scena di seduzione tra Barbara e Nicolas, l’uso delle copertine dei DVD, ad esempio, o l'incubo in cui le si rompono le acque...

VP: Per noi era una situazione ideale perché il tuo romanzo è prima di tutto un'introspezione letteraria, perciò ci lascava liberi di ricamarci su, di creare eventi e situazioni, per dar vita alla nostra Barbara.

RB: E' per questo che ti ho chiesto di scrivere la sceneggiatura assieme a me, Vanessa, perché avevo bisogno del punto di vista di una donna. Pensavo che per te fosse molto importante accompagnarmi in questa mia immersione nel cuore dell'universo femminile.

VP: Comunque, tu avevi già affrontato quell’universo nel tuo film precedente, con i personaggi di Marie—Jeanne e Fleur (interpretati da Zabou Breitman e Déborah François).


RITRATTO DI DONNA
RB: Qui, però, la sfida era grande. Per creare il ritratto di questa eroina dovevo penetrare nei suoi pensieri più intimi, dall’inizio alla fine. Dovevo entrare nella sua pelle. Dovevo diventare io stesso Barbara.

EA: Forse gli uomini sono più bravi a parlare delle donne, per lo meno quelli che sanno farlo. Come Maupassant in "Une vie", Henry James o Tolstoy.

RB: Alla fine, quello che ho capito è che il sesso di un personaggio non è poi cosi importante. Se vuoi creare un personaggio, prima di tutto, devi capire le sue problematiche e il tipo di narrazione. La maternità, ovviamente, è un argomento femminile, ma parlo anche di cosa significhi essere genitore in generale, parlo di una coppia che diventa una famiglia. Inoltre, questa cosa ci ha aiutato nella sceneggiatura, dove abbiamo dato un ruolo molto più importante al personaggio maschile, il compagno di Barbara, Nicolas.

VP: Quando abbiamo deciso di scrivere l’adattamento del tuo libro assieme, abbiamo dovuto trovare la nostra prospettiva personale. E' stata una scelta deliberata da parte nostra dare risalto a questa doppia reazione all’arrìvo di un bambino.

EA: E rappresenta uno sguardo interessante e duplice sulla coppia, vero?

RB: Per me, che di solito scrivo da solo, lavorare assieme a un'altra persona era qualcosa di affascinante. Ci conosciamo molto bene e questo ha reso tutto più semplice. C'è da dire che nel corso di questa collaborazione la sfera privata e quella professionale si sono fuse. E' stato incredibile. Abbiamo cercato nelle nostre più grandi ambizioni, abbiamo proiettato noi stessi come possibili genitori. Abbiamo attinto dai nostri desideri più profondi, ma anche dalle nostre paure più grandi.


VERTIGINI NELLA COPPIA
VP: Guardandoci attorno, ci siamo resi conto che sono molte le coppie che si lasciano subito dopo essere diventati genitori. E' un fenomeno sociale reale, di cui la gente solo da poco ha iniziato a parlare, è un argomento che non è ancora mai stato affrontato in un film. Il gruppo di ricerca francese INSEE segnala che circa il 25% delle coppie che si separano lo fanno poco dopo la nascita del loro primo figlio. Sono delle cifre pazzesche. Nel libro si parla anche di questo aspetto, dell'implosione di una coppia subito dopo l’arrivo del loro primo bambino: "baby clash", come viene chiamato oggi. Ovviamente non è solo il semplice fatto di avere un bambino che mette a rischio la coppia. Il fatto è che non ci si aspetta tutti i cambiamenti che questo comporta. Bisogna trovare un nuovo equilibrio.

EA: Si, la gente crede ancora che il fatto di avere un bambino rafforzi il legame che c'è in una coppia, ma non è vero. Al contrario, se c’erano già dei problemi, dei risentimenti, delle zone oscure, la situazione rischia di diventare ancora più seria. Se c’erano già delle falle nel rapporto queste potrebbero trasformarsi in un abisso. Crescere un figlio necessita di molta energia, perciò, ovviamente si ha meno tempo per il proprio partner. Bisogna rendersi conto di questa cosa e prepararsi, invece di immaginare che avere un bambino risolverà tutti i nostri problemi. Ad ogni modo non è compito del bambino risolvere le nostre questioni.


UNA METAMORFOSI
RB: E' anche quello scontro violento tra ciò che immaginiamo e ciò che invece accade che mi interessava mostrare. Barbara è una giovane donna che ha vissuto in una specie di bolla, in senso astratto, ossia nelle sfere più alte della metafisica. Lei teorizza su tutto, ma le manca totalmente qualsiasi esperienza pratica. Dopo l’arrivo del bambino, dovrà mettere da parte alcune delle sue certezze filosofiche e fare i conti con una realtà che non è mai stata spiegata nei libri.

VP: Si ricongiunge con il suo lato animale, diventa una femmina della specie. Verrà risucchiata nel vortice della vita e verrà trasformata dalla forza degli eventi, dalla forza di questo evento specifico.

EA: Dare alla luce un bambino è una cosa che ti cambia la vita, ma i cambiamenti iniziano a materializzarsi già quando sei incinta: a livello fisico e psichico, a causa degli sconvolgimenti ormonali che ti trasformano. lo sono vegetariana ma ricordo che quando ero incinta la mia unica ossessione era mangiare la carne! E' una cosa che hai usato nel film, ed è davvero divertente. Ma nel mondo reale è una cosa piuttosto inquietante. Non riconosci più te stessa. Dentro di te si verifica una trasformazione radicale, una vera e propria metamorfosi.
Il libro, come il film, inizia con una parodia delle "Metamorfosi" di Franz Kafka.

VP: Quello della metamorfosi è sostanzialmente un tema molto interessante; tutti gli elementi narrativi del film devono essere rovesciati e devono mutare alla fine della storia. E' per questo che il film è costruito come una specie di dittico.


L’EFFETTO SPECCHIO
RB: Sì, ci sono due metà distinte nel film: prima e dopo il parto, la fantasia e la realtà del felice evento, con una sacca d'aria tra le due parti, un passaggio che è rappresentato dal parto stesso. La prima parte del film è una specie di sogno, entriamo nel mondo soggettivo di Barbara: quello che prova, quello che immagina, i suoi sogni riguardo al perfetto amore materno, la sua visione idealizzata della maternità. Perciò la mia regia è più calma, più elaborata dal punto di vista estetico, con dei movimenti di macchina fluidi e dei colori sgargianti. Quando arriva il bambino, il velo della fantasia viene improvvisamente strappato via. La vita e il caos hanno la meglio. Barbara passa attraverso diverse fasi: dapprima l’apprensione, la fatica dovuta alle notti insonni, poi, un amore simbiotico, appassionato, una sorta di estasi che non si aspettava. Si sente totalmente perduta. La vita ha sempre delle sorprese in serbo per noi. Il trattamento della seconda parte perciò appare più realistico. La luce diventa più forte, i colori sbiadiscono. Le riprese sono effettuate con una macchina da presa a mano e perciò risultano più vivaci, sempre a caccia di qualcosa, in perenne movimento. Le riprese sono serrate ela regia è più intima.

VP: Quel senso di dualismo viene introdotto proprio all’inizio del film, con Barbara che si guarda allo specchio della sua stanza. Il suo tempo è quasi scaduto e il pancione è cosi pesante che si muove con difficoltà. Sembra chiedersi come le sia potuto capitare tutto questo. Inizia a rendersi conto che le sue fantasie, forse, non erano altro che un riflesso deformato della vita, e che sta per passare dall'altra parte dello specchio. Abbiamo giocato molto con quell’idea mentre scrivevamo la sceneggiatura. Molte delle scene della prima parte del film vengono riflesse nella seconda parte. Rispuntano dei dettagli, anche se trasformati. Si è verificata un’evoluzione. E hai spinto questo processo al limite nella tua regia.

RB: Il mio direttore della fotografia, Antoine Nlonod, ed io abbiamo deciso di usare un’emulsione della pellicola diversa nelle due metà del film: nella prima parte abbiamo scelto una pellicola che satura i colori, mentre nella seconda abbiamo optato per una pellicola più sensibile, che attenua i contrasti, affinché il look fosse più pallido, più bianco e quindi più realistico. Come se passassimo da Gauguin a Caillebotte, tanto per fare un esempio. Il pubblico potrebbe non notare la nostra scelta estetica, ma spero che per lo meno la intuisca.


ESTETICA CARNALE
EA: Un’altra cosa che si avverte è anche l’aspetto carnale del film. Spesso mostri corpi che fanno l'amore, che si uniscono e si separano. Ritengo che nell'iconografia della ’donna come madre' siamo ancora molto influenzati dall’immagine della Vergine IVlaria, ovvero, dall’immagine di una donna intoccabile, una madre protetta da un’aura di verginità e di asessualità. Come se una madre non potesse essere anche una donna. Tu hai completamente rivoltato quell’iconografia con dei corpi sensuali, estetici, ed un'esplosione dei sensi. Perché una donna incinta è la quinta essenza della sessualità, altrimenti non sarebbe mai diventata madre. Il suo corpo ha una forza maggiore, la sua pancia e i suoi seni sono gonfi ed ha un appetito incredibile. E' diventata una donna super—sensuale, super-femminile. E Louise incarna tutto questo magnificamente.

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